Il Partito Democratico si appresta a presentare alle Primarie i candidati che si sfideranno per la carica di Segretario Nazionale in sostituzione di Enrico Letta e da Verona si alza la proposta di seguire una direzione di rottura con il passato.
Parola d’ordine, cambiamento. Questa l’indicazione che proviene dal gruppo dirigente del Pd scaligero che assieme all’attuale segretario provinciale Maurizio Facincani e ad altri componenti della Segreteria provinciale, passando per il Segretario provinciale dei Giovani Democratici Federico Righetti oltre ai due assessori comunali del capoluogo, Federico Benini ed Elisa La Paglia, ai tre consiglieri comunali, Carla Agnoli, Michele Bresaola e Alberto Falezza, ai 13 consiglieri di Circoscrizione Pd e a numerosi amministratori o segretari di circolo nel resto della provincia, come Stefano Ceschi presidente del consiglio comunale di Bussolengo, Marco Taietta consigliere comunale di San Giovanni Lupatoto, Renato Boscolo segretario Pd di Cerea, spinge per la candidatura di Elly Schlein.
Coinvolti nella sponsorizzazione di Schlein anche i circoli di Povegliano, Castelnuovo, Mezzane e Villa Bartolomea. Una comunione di intenti che sa andare oltre ai confini attuali del Pd registrando l’adesione della consigliera comunale Veronica Atitsogbe.
“Giovane, donna, competente, di sinistra – è l’incipit di una nota del Partito Democratico – un profilo che può apparire alieno al paludato panorama politico italiano che da trent’anni a questa parte presenta sempre le stesse facce, e perfino per una parte dello stesso Partito Democratico che nell’ultimo decennio si ha perso il polso e il contatto con i ceti più popolari del Paese subendo l’etichetta del “partito della Ztl”.
Ma è proprio questo potenziale di rottura, confermato dal pensiero e dalle proposte di Elly Schlein, che serve oggi alla rigenerazione del Partito democratico.
Serve innanzitutto a ripensare il nostro modo di stare insieme e di essere comunità politica, che non può funzionare soltanto per linee di integrazione verticali ma deve svilupparsi anche e soprattutto in orizzontale con una logica di allargamento della base che deve parlare ai ceti popolari.
Ciò significa tornare a parlare di lavoro e giusto compenso, di lotta alla precarietà e alla povertà, rimettere in discussione un modello di sviluppo che genera diseguaglianze che colpiscono soprattutto i giovani e le donne aumentando il rischio di povertà anche tra chi un lavoro ce l’ha ma non ne trae sufficiente reddito per sostenere se stesso/a e la famiglia”.