Gherardo Colombo sul tema dei migranti: cronaca di un incontro-confronto al Maffei

 
 

A precedere la visita di oggi, 15 gennaio, al carcere di Montorio, ieri sera Gherardo Colombo è stato ospite del liceo Maffei, per un incontro intitolato “Perchè ho attraversato il mare…”, su proposta dell’associazione “Prospettiva Famiglia“, accolta di buon grado dal dirigente Roberto Fattore, che, aprendo la serata, ha sottolineato il “rilievo epocale che ha oggi il tema dei migranti, ragion per cui va valutato con profondità e strumenti adeguati“.

Sul palco una selezione di studenti e due altrettanto giovani protagonisti di quel viaggio tanto spesso sinonimo di tragedia: Ibrahim, 21 anni, ed Ebrima, 20, entrambi provenienti dal Gambia. In platea, gremita, anche l’assessore Edi Maria Neri, in rappresentanza del Comune di Verona, vicino alla rete di 47 scuole coordinata da Prospettiva Famiglia per seminare e coltivare la cultura della legalità nelle generazioni che si stanno affacciando al mondo.

Noi siamo tutti diversi, ma uguale è la nostra dignità. Pari dignità è sinonimo di umanità“: così ha aperto il dialogo Colombo, moderando domande e risposte dei ragazzi sul palco, unite dal comune denominatore “migrazione oggi” e mirate a capirne motivi e dinamiche legate all’accoglienza. Ibrahim ha raccontato di essere arrivato in Italia nel 2016: “Dal Gambia mi ero spostato in Senegal per lavorare, da lì in Libia, dove ho fatto il sarto per cinque mesi, poi sono stato preso e imprigionato per due mesi, e poi portato al mare, messo su un barcone e trasportato in Italia. Qui ho incontrato don Massimo (Biancalani NdA), che mi ha fatto studiare la lingua italiana e frequentare la scuola“. Una narrazione semplice, ma intensa. Il ragazzo ha le idee chiare: “Si parla dei migranti come se fosse il problema dell’Italia, invece il problema è la politica. A noi manca la famiglia: non è facile andarsene lontano, è una scelta che richiede tempo ed è sofferta, ognuno ha i suoi motivi per farlo, dalla povertà alla fuga dalla guerra“.

Ebrima, in un italiano un po’ più stentato e supportato con cordialità da Colombo, spiega di essere in Italia da due anni e di aver immaginato l’Europa, dal Gambia, come “un luogo migliore, con scuole e ospedali che funzionano“. Sì, anche nella sua terra ci sono, ma non così efficienti. “A dieci anni io andavo a scuola in una città distante dieci chilometri da casa mia e mi portavo la sedia sulla testa all’andata e al ritorno, per evitare che me la rubassero“. Contento di essere in Italia? “Mi sento spesso dire cose brutte, anche sugli autobus. Allora penso a quanto mi ha detto la mia mamma: se ti trattano male, devi capire che non sei nel tuo paese e sei tu che ti devi adeguare. E’ giusto, devo camminare nelle vostre scarpe. Ma anche voi dovreste provare a camminare nelle mie“. Applauso: ecco, davvero globale è il concetto di mettersi nei panni degli altri per comprendere, camminare nei mocassini altrui o qualunque altra versione etnica gli si voglia dare.  Colombo incalza, chiede come mai sia rimasto, nonostante questo disagio, e la risposta è un capolavoro evangelico: “Perchè ho trovato una persona che mi vuole bene” ed Ebrima indica don Massimo.

Gherardo Colombo, nato in provincia di Milano nel 1946, è entrato in magistratura nel 1974 e ha svolto le funzioni di giudice dal 1975 al 1978 nella VII sezione penale del Tribunale di Milano.
Dal 1978 al 1989 è stato giudice istruttore e, contemporaneamente, dal 1987 al 1989 è stato componente della commissione ministeriale per la riforma del codice di procedura penale che si occupava della disciplina dei processi in tema di criminalità organizzata.
Dal 1987 al 1990 ha partecipato, come osservatore per conto della Società Internazionale di Difesa Sociale, alla commissione di esperti per la cooperazione internazionale nella ricerca e nella confisca dei profitti illeciti del Consiglio d’Europa; ha fatto parte del gruppo multidisciplinare sulla corruzione presso il Consiglio d’Europa, contribuendo alla redazione del testo della Convenzione internazionale sulla corruzione, sottoscritta a Strasburgo nel gennaio 1999.
Dal 1989 al 1992 è stato consulente della Commissione Parlamentare di Inchiesta sul terrorismo in Italia, e successivamente è stato consulente per la Commissione Parlamentare di Inchiesta sulla mafia. Dal 1989 al 2005 ha svolto le funzioni di sostituto procuratore alla Procura della Repubblica di Milano.
Dall’ingresso in magistratura fino al 2005 ha condotto o collaborato a inchieste celebri come la scoperta della Loggia P2, l’omicidio dell’avvocato Giorgio Ambrosoli, i c.d. fondi neri IRI, Mani pulite, i processi Imi-Sir. Lodo Mondadori e Sme. Dal marzo 2005 ha svolto le funzioni di giudice presso la Corte di Cassazione.

Da magistrato ha partecipato come relatore a numerosi convegni italiani ed internazionali su temi quali la corruzione, il finanziamento illecito dei partiti, il falso in bilancio, il riciclaggio, la cooperazione giudiziaria internazionale, l’indipendenza della magistratura, il ruolo del pubblico ministero e, su questi e altri temi ha tenuto conferenze in università italiane ed estere, tra le quali  Freie Universität  Berlin, Stanford University e Harward Law School.

Nel 2007 ha lasciato la magistratura.  Da allora, con l’aiuto dell’associazione “Sulleregole”, fondata con alcuni amici nel 2010 e sostenuta dalla Fondazione Pasquinelli, si dedica alla riflessione pubblica sulla giustizia e nell’educazione alla legalità e, in tale contesto, incontra ogni anno circa 250.000 studenti in tutta Italia; per tale attività ha ricevuto il Premio nazionale “Cultura della Pace 2008”.

È presidente della Garzanti Libri. Dal luglio 2012 all’agosto 2015 è stato consigliere del Consiglio di Amministrazione della RAI. Dal 2015 al 2016 è stato coordinatore del tavolo 12 degli Stati generali dell’esecuzione penale. Dal luglio 2016 è coordinatore del Comitato sulla Legalità del Comune di Milano, ed è membro del Comitato Etico della Fondazione Veronesi, dell’Advisory Board di Transparency International e del cda della Fondazione Roberto Franceschi. Da luglio 2017 fa parte della commissione per la riforma dell’ordinamento penitenziario e dall’ottobre dello stesso anno è stato nominato presidente della Cassa delle Ammende. Da 10 anni partecipa al corso sulla legalità presso La Nave, sezione di trattamento avanzato per tossicodipendenti del carcere di San Vittore, Milano.

Tra i suoi saggi: Il vizio della memoria (1996), Sulle regole (2008), Sei Stato tu? La Costituzione attraverso le domande dei bambini (con Anna Sarfatti, 2009), Il peso della libertà (in Fëdor Dostoevskij, Il Grande Inquisitore, 2010), Le regole raccontate ai bambini (con Marina Morpurgo, 2010) ed Educare alla legalità (con Anna Sarfatti, 2011a giu) e Il Perdono Responsabile (2011) e Farla franca (2011), Lettera a un figlio su Mani pulite, (2015), La tua giustizia non è la mia, (con Piercamillo Davigo, 2016), Sono stato io, (con Licia Di Blasi e Anna Sarfatti 2016), Il legno storto della giustizia (con Gustavo Zagrebelsky, 2017).

 
 
Sono nata a Verona sotto il segno dei Pesci; le mie radici sono in Friuli. Ho un fiero diploma di maturità classica ed una archeologica laurea in Lettere Moderne con indirizzo artistico, conseguita quando “triennale” poteva riferirsi solo al periodo in cui ci si trascinava fuori corso. Sono giornalista pubblicista dell’ODG Veneto e navigo nel mondo della comunicazione da anni, tra carta, radio, tv, web, uffici stampa. Altro? Leggo, scrivo, cucino, curo l’orto, visito mostre, gioc(av)o a volley. No, non riesco a fare tutto, ma tutto mi piacerebbe fare. Corro contro il tempo, ragazza (di una volta) con la valigia.

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