Francesca: «Non è finita. La squadra deve tenere vivo il cuore matto»

 
 

La Fortitudo ha perso con il Milan in casa, ma la classifica la vede ancora lì, in alto e sempre pronta a battersi in ogni partita. La sconfitta non ha di certo abbattuto l’animo delle gialloblù, come dimostrano le parole del capitano.

Nell’ultima di campionato con il Milan (2-3, ndr) non siete riuscite ad esprimere il gioco visto contro il Cittadella. Colpa della stanchezza fisica, deconcentrazione o altro?

«Penso che la sconfitta col Milan non sia dovuta ne a stanchezza fisica ne deconcentrazione, quanto piuttosto a problemi tattici. Abbiamo lottato dal primo all’ultimo minuto, certo in alcuni frangenti un po’ di più e in altri un po’ meno. Penso che domenica sia stata la cosiddetta giornata no e per poter commentare il risultato bisogna sicuramente considerare più fattori, tra cui la sfortuna, gli errori arbitrali e la nostra eccessiva frenesia nella ricerca del goal. Essendoci trovate in svantaggio per ben due volte non siamo state in grado di mantenere la calma necessaria per costruire ed esprimere il nostro gioco. Questo è stato forse l’errore che ha condizionato la nostra prestazione e su cui bisogna lavorare per crescere. C’è da riconoscere però che loro sono state brave a sfruttare e concretizzare le poche occasioni avute».

In una recente intervista, l’allenatore del Milan Reggiani, ha sostenuto che l’Empoli è la squadra più accreditata per salire in serie A e che sarebbe un bene per il calcio femminile. Cosa ti senti di dire a tal proposito?

«Penso che ognuno abbia una sua visione quando si parla di calcio, gioco e giocatrici. Molte volte è una visione influenzata anche da eventuali conoscenze o simpatie. Non è ne il primo ne l’ultimo allenatore che ci dà contro o che non ritiene la Fortitudo Mozzecane all’altezza di un panorama importante come la serie A. L’anno scorso era successa la stessa cosa, eppure sul campo ci siamo conquistate la promozione in serie B. Al momento ci troviamo a condividere la seconda posizione, che decreta la possibilità di essere promosse in serie A, con l’Empoli, squadra che ha avuto la meglio contro di noi all’andata ma che al ritorno ha dovuto arrendersi di fronte ad una delle nostre migliori prestazioni di questo campionato. Siamo entrambe due buone formazioni, che meritano di essere dove sono. Il campionato non è ancora finito e c’è tanto da giocare ancora. Alla fine chi dimostrerà di essere più squadra si meriterà di salire».

Nonostante l’ultima sconfitta siete in alta classifica. Si può dire che la Fortitudo sia la rivelazione della serie B?

«Probabilmente si può parlare di sorpresa e rivelazione di questo  campionato per le avversarie, ma anche per noi stesse. Ad inizio campionato oltre a conoscere poco, o per niente, le avversarie, c’era anche un incognita su di noi: eravamo una squadra che manteneva la sua ossatura ma al tempo stesso che aveva numerosi innesti. Sappiamo bene che non è possibile sapere a priori se si creerà o meno quell’alchimia che ti permette di diventare squadra. Per fortuna, e per nostra bravura, a noi è successo. Poi, grazie al lavoro continuamente svolto da squadra,staff e società abbiamo iniziato a collezionare molte vittorie, conquistando la seconda posizione in classifica. Ormai, avendo affrontato almeno una volta tutte le squadre mi sento di dire che siamo una delle rose più complete a livello tecnico, tattico e fisico».

Adesso bisognerà sperare in risultati negativi da parte di Empoli e Ravenna. La classifica è compromessa o i giochi sono ancora aperti?

«Dal mio punto di vista niente è già scritto. Mancano ancora sei partite e può succedete di tutto. Il calcio è bello per questo: ogni partita è a sè e non esistono risultati certi. Visto il risultato negativo di domenica però bisogna sperare in un passo falso delle dirette inseguitrici, Empoli soprattutto».

Parlando di te, in questa stagione stai trovando meno spazio rispetto all’anno scorso ma, nonostante questo, ti fai trovare sempre pronta quando serve. Una colonna portante della squadra, per di più anche capitano, come vive il fatto di non scendere in campo ad ogni partita?

«Quest’anno è un anno particolare per me. È un anno di crescita ulteriore per me e non nascondo che non sia sempre stato facile. Sono rientrata acciaccata quest’estate dopo l’esperienza islandese e a inizio stagione ho dovuto affrontare un’infiammazione ad entrambi i tendini d’Achille che mi ha impedito di affrontare la preparazione estiva e  l’inizio di campionato. Purtroppo ho trovato meno spazio rispetto all’anno scorso ed in certi momenti, psicologicamente parlando, è stato difficile da accettare, anche perché si vorrebbe sempre scendere in campo. Poi, quando ti viene data la possibilità di giocare, devi divertirti e dare sempre il meglio per la squadra e per te. Inoltre essere una veterana e il capitano a volte complica le cose perché vorresti dare sempre di più e vivere la partita da fuori non è la stessa cosa. In ogni caso la squadra ha bisogno di te, dei consigli, dell’incitamento e della “pacca sulla spalla”, perché alla fine vinciamo tutte insieme. Se non gioco mi arrabbio molto con me stessa e so che dal lunedì successivo devo lavorare ancora di più per guadagnarmi il posto, allo stesso tempo però ho piena fiducia nelle compagne che scendono in campo al mio posto. Essere il capitano non implica avere il posto “assicurato”, ma significa che, sia che ti trovi in campo, panchina o tribuna, devi fare del tuo meglio perché la tua squadra tenga vivo il CUORE MATTO».

Riccardo Cannavaro
Foto: Graziano Zanetti Photographer
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