Fra rincari e Covid19 è un primo 2022 nero per gli Artigiani: “Andare oltre i ristori”

 
 

Inizio con il botto per gli artigiani, ma in negativo.

Alcuni laboratori stanno prendendo tempo sui nuovi ordini perché incerti sulla ‘mazzata’ delle utenze energetiche.
Si parla fino al 200% in più in varie parti della regione.

I rincari record di gas ed energia elettrica potrebbe voler dire la sospensione dell’attività di migliaia di imprese che non riusciranno a contenere i costi degli aumenti e del resto è impensabile che tutti questi possano ricadere sul cliente, pena la perdita di competitività sul mercato. La seconda grande problematica riguarda la nuova normativa Covid19 che sta praticamente decimando ogni giorno la presenza in azienda di lavoratori e titolari per contagi o possibili contatti con positivi, anche se asintomatici. Abbiamo ricevuto parecchie telefonate di aziende che non sono in grado di lavorare per questi motivi – ha dichiarato Luca Luppi presidente di Casartigiani Veronae riteniamo che i problemi sollevati vadano affrontati con urgenza da parte del Governo e invitiamo i politici veronesi a considerare urgenti questi temi. Una parte delle imprese rischia addirittura di chiudere dopo il periodo delle festività perchè impossibilitata a poter lavorare, con tutte le conseguenze del caso. Già l’ultimo trimestre del 2021 è stato pesante e le prospettive per il 2022 non fanno certo gioire le imprese già “affaticate” da un periodo di pandemia e a rimetterci sono soprattutto le aziende più piccole e quelle che hanno un uso importante di energia e gas. Inoltre, in aziende con due o tre persone che lavorano, con le attuali norme, è possibile che nell’arco di 4/5 giorni, con un contaminato, si trovino in una condizione di non proseguire le attività lavorative, con conseguenze terribili per famiglie e lavoratori.

Per questo – conclude Luppi – ci aspettiamo un intervento legislativo che vada ben oltre i 3.8 miliardi messi a disposizione per l’energia sul problema delle bollette, ma anche un intervento che permetta soluzioni di ritorno al lavoro con regole diverse o in alternativa esoneri contributivi e fiscali alle microimprese, in casi di chiusure forzate o di impossibilità di proseguire nelle attività, perché diversamente le aziende non saranno più in grado di sostenere la pressione fiscale, di cui vogliamo evitare di parlare in questo momento, perché non hanno lavorato e non sono state in grado di produrre reddito, loro malgrado”.

 
 

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