Fondi UE: l’Italia migliora ma è ancora all’ultimo posto

 
 

Al 31 dicembre 2017, l’Italia ha assorbito tutte le risorse in scadenza per la Programmazione 2014/2020: neanche un euro è andato sprecato.

“Siamo sulla strada giusta – commenta il Ministro per la Coesione territoriale e il Mezzogiorno Claudio De Vincenti – anche per questa programmazione ci sono tutte le condizioni per arrivare al pieno assorbimento, come già siamo riusciti a fare per la programmazione 2007/2013 grazie al recupero di capacità amministrativa realizzato in questi ultimi anni attraverso un importante sforzo collettivo. Stiamo cancellando definitivamente quel passato che attribuiva all’Italia la maglia nera nell’impiego efficiente delle risorse europee, realizzando con una tempistica finalmente adeguata tanti interventi necessari al rilancio dei territori meno fortunati”.

La prima applicazione della regola cosiddetta del disimpegno automatico delle risorse, prevista dalla Commissione UE in caso di fallimento dell’obiettivo [articolo 31 del Regolamento (CE) n. 1260/1999], riguardava i 20 Programmi Operativi (PO) adottati nel 2014. Tutti e 20 invece l’hanno centrato, con una spesa complessiva di 1,46 miliardi di euro. Tenendo conto anche degli altri Programmi Operativi, la spesa certificata sui fondi Fondo Europeo Sviluppo Regionale (FESR) e Fondo Sviluppo Europeo (FSE) è stata di 2,6 miliardi, ovvero il 5.2% delle risorse a disposizione per il periodo 2014/2020.

Il risultato emerge dalle certificazioni delle spese presentate dalle Autorità responsabili dei Programmi ed inviate alla Commissione Europea dalla Agenzia per la Coesione Territoriale per il FESR e dall’ANPAL per il FSE.

A ciò va aggiunto un altro dato: le risorse attivate, corrispondenti cioè a programmi già in fase di attuazione, sfiorano i 20 miliardi di euro, raggiungendo il 38,8% delle risorse FESR e FSE, in linea con la media europea, come verificato nel corso dell’Incontro annuale tra Commissione UE e Autorità di gestione italiane che si è tenuto il 23 novembre scorso a Roma.

“Ci sono dunque – conclude De Vincenti – tutte le premesse affinché venga rispettata anche la scadenza di fine 2018, quando dovranno essere certificate spese per un ammontare intorno al 17% delle risorse disponibili”.

Entrando nel merito, tuttavia, si rileva invece dalla lettura del dettaglio dei pagamenti dell’UE per Paese, aggiornato giornalmente che dei 28 Stati membri, 29 considerato che è incluso anche Interreg, l’Italia occupa l’ultimo posto con il 7,26% contro una media UE del 13,80%, con la Grecia al primo posto con il 23,17% seguita da Finlandia (22,62%) e Cipro (20,69%). La Francia si colloca al 18° posto con il 12,11% mentre la Germania la insegue al 12,06%.

Analizzando i 20 Programmi approvati dalla CE con la prima tranche nel dicembre 2014 e quindi oggetto alla fine del triennio si scopre che ben 15 riguardano Programmi Operativi Regionali (POR) – Fondo Sociale Europeo (FSE) (Abruzzo, Basilicata, Emilia-Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Piemonte, Sardegna, Sicilia, Toscana, Umbria, Valle d’Aosta, Veneto) il PO delle Provincia autonoma di Trento e 3 Programmi Operativi Nazionali (PON) – FSE (Scuola dove è presente anche il FESR , Inclusione sociale, Sistemi di politiche attive per l’occupazione, Iniziativa occupazione giovani).
Un pacchetto di risorse decisamente modesto se si tiene conto che dei 44,5 miliardi di risorse UE assegnate all’Italia, il FSE pesa complessivamente, compresa l’Iniziativa occupazione giovani, il 27,6% contro il 48,3% del FESR.

Gli ultimi dati infine sono espressi dai risultati finora conseguiti dai PON e POR cofinanziati da Fesr e Fse (qui tabella).
Nello specifico balza all’occhio il dato della regione Emilia-Romagna che nel PO Fesr ha già impegnato il 111% delle risorse programmate, con una eccedenza dell’11%. Considerevole il risultato del PON Iniziativa Pmi con il 100%, di Cultura con il suo 86%, del PO della Provincia autonoma di Bolzano con il 77% e della Valle d’Aosta con il 74% e del PON Infrastrutture e reti con il 71%.
All’opposto desta molta attenzione lo 0% del PON legalità, il 3% del PON Fse inclusione, i miseri 5% del PO Fse Toscana,  6% di quello della Provincia autonoma di Bolzano e il 9% del PO Fesr Umbria. Per la spesa, oltre al PON Fse iniziativa giovani al 28%, si segnalano alcuni PO Fse a doppia cifra (Piemonte 24%, provincia autonoma di Trento 19%, Emilia-Romagna 15%, Lombardia 13%, Friuli Venezia Giulia 12%, Toscana 11%). Anche per il Fesr alcune percentuali raggiungono o superano il 10%: Po Emilia-Romagna 10%, PON Cultura 12% e PO Valle d’Aosta 14%.
Diversi purtroppo i PO ancora senza spesa: PON governance e capacità istituzionale, città metropolitane, inclusione, iniziativa Pmi, legalità, Abruzzo Fesr, Provincia autonoma di Bolzano Fesr e Fse, Sicilia Fesr, Veneto Fesr.

Dalla lettura dei dati non si ha la sensazione di un ritrovato equilibrio nella gestione dei risorse messe a disposizione dalla UE. La strada è ancora lunga, nonostante il miglioramento conseguito.

Alberto Speciale

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Classe 1964. Ariete. Marito e padre. Lavoro come responsabile amministrativo e finanziario in una società privata di Verona. Sono persona curiosa ed amante della trasparenza. Caparbio e tenace. Lettore. Pensatore. Sognatore. Da poco anche narratore di fatti e costumi che accadono o che potrebbero accadere nella nostra città. Ex triatleta in attesa di un radioso ritorno allo sport.

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