Fondazione Arena: A.A.A. Cercasi competenze musicali

 
 

LETTERE ALLA REDAZIONE

“SON QUESTI I SUOI COSTUMI!”

Chi ne sa di opera lirica riconoscerà immediatamente la scena che stiamo citando: Rigoletto cerca di distogliere la figlia Gilda dall’insana infatuazione che le impedisce di vedere la reale pasta di cui è fatto il Duca di Mantova, mettendola davanti alla realtà delle sue turpi abitudini.

Sappiamo come prosegue la trama: lei sembra capire, o finge di capire. Ma in realtà prosegue nella sua convinzione e finisce male. Malissimo visto che ci lascia le penne.

Sembra questa la scena che si sta svolgendo in questi mesi nel luogo in cui l’opera lirica si fa a Verona: tutti sembrano ammonire la persona che dovrebbe accorgersi dei “costumi” che si usano in Fondazione Arena, ma, dopo le finte di fine estate su ipotesi di revisione delle scelte sulla governance, la Gilda di turno pare aver ripreso la strada verso il disastro.

Di quali “costumi” parliamo? Dell’atavico vizio italico di scegliere chi deve ricoprire le poltrone per come si è schierato politicamente, o per legami personali, tutto fuorché per comprovate competenze ed esperienze per ciò che realmente poi bisogna fare.

Partiamo dal capo: il Sovrintendente. Tutti sanno che la prima idea era nominare Gianfranco De Cesaris. Il Ministero lo considera inaccettabile: il decreto legislativo fondativo delle Fondazioni liriche (367/1996) prevede che per tale figura si scelga “tra persone dotate i specifica e comprovata esperienza nel settore dell’organizzazione musicale e nella gestione di enti consimili”, tutte caratteristiche che De Cesaris non ha, per la qual ragione la balzana idea viene bocciata.

Si ripiega dunque su Cecilia Gasdia, schieramento politico ben noto a tutti nelle recenti elezioni amministrative. Indiscutibile carriera da cantante lirica, ma come esperienza manageriale e imprenditoriale “gestione ventennale di Azienda Agricola di media estensione con 5 dipendenti” (dal suo CV) e Direttore dal 2015 dell’”Accademia per l’Opera Italiana” di Verona, una scuola di specializzazione per giovani artisti che ambiscono ad entrare nel mondo del Teatro d’opera. Per sua stessa ammissione non ha alcuna esperienza né competenza nell’amministrazione e nella gestione di una Fondazione Lirico-sinfonica, e nemmeno di un Teatro d’opera di più modeste dimensioni. Peccato che in una Fondazione lirica il Sovrintendente sia “l’unico organo di gestione della Fondazione” (dallo Statuto), predispone il piano economico-finanziario triennale e il progetto di bilancio preventivo e consuntivo di esercizio. Compito arduo per chi non ha mai fatto nulla del genere.

A pochi giorni dall’insediamento (forse ancor prima) appare il suo braccio destro: Stefano Trespidi, una vecchia conoscenza in Fondazione Arena. Ci entra come comparsa, poi fa carriera. Dopo qualche anno ispettore delle comparse, poi passa in Ufficio Regia. Le frequentazioni con Franco Zeffirelli lo fanno arrivare a diventarne l’assistente. Fin qui tutto bene. Se Gasdia l’avesse chiamato ad occuparsi di regia. Invece molto di più: nel 2018 Direttore della Programmazione Artistica e delle Relazioni Internazionale ed ora Vice-Direttore Artistico. Titoli musicali ZERO. Caso unico di ruolo apicale in una Direzione Artistica di un Teatro senza avere alcun diploma di Conservatorio.

Esperienze precedenti di amministrazione e gestione nemmeno una traccia.

Non sapendo nemmeno leggere una scala di Do, Trespidi è in difficoltà nell’interlocuzione con le masse artistiche. In un Teatro, si sa, è pieno di musicisti, orchestrali, coristi e parlano quell’astruso linguaggio per iniziati che si impara studiando musica, per cui Trespidi è costretto a chiamare un’altra figura per occuparsi della gestione delle masse artistiche. Arriva Massimiliano Stefanelli, direttore d’orchestra, assunto come Maestro collaboratore con l’obbligo della Direzione di Scena. Peccato che non deve dirigere assolutamente niente (prende in mano la bacchetta forse una sola volta in sei mesi, per dirigere una banda di palcoscenico di Aida). Quello che sarebbe chiamato a fare è gestire l’orchestra, dipanando la difficile materia dell’incastro tra esigenze artistiche e norme contrattuali. Ma il contratto collettivo di lavoro fino al suo ingresso in Fondazione Arena non lo conosce affatto. E fino all’ultimo giorno della sua permanenza si affanna a studiarlo tentando, spesso invano, di risolvere problematiche ed emergenze che chi sa fare quel lavoro gestisce con la mano sinistra.

Poche settimane dopo l’insediamento del trio fa capolino in Fondazione Arena la “prima scelta”: De Cesaris. Per fargli posto Tartarotti viene demansionata da Direttore Operativo a Direttore delle Risorse Umane, Relazioni Sindacali e Affari Legali. Giusto sacrificarla. Sta arrivando il numero uno. Esperienza precedente del grande manager: direttore commerciale nel mondo delle Automotive (camion, auto e simili). Indizi di conoscenza del Teatro d’Opera non pervenuti.

Eppure è colui che, dopo la vergognosa vicenda di mezza estate della lettera dei tre Dirigenti contro la Sovrintendenza, ci guadagna di più: la soluzione a tale baruffa, sbattuta sulla pubblica piazza dando l’idea che Fondazione Arena sia un pollaio con i famosi galli che litigano, anziché una solida istituzione sulla quale investire in mano ad un management che funziona come un orologio svizzero, è la bizzarra e chiacchierata operazione delle deleghe.

Ovvero: la persona che non poteva fare il Sovrintendente ha ora firmato davanti ad un notaio tutte le procure per le mansioni proprie del Sovrintendente.

Con il nuovo anno arriva anche il Capo-Ufficio con esperienza nel mondo dei bitumi, delle pavimentazioni e delle opere fognarie.

Una schiera di novellini, per non usare la parola dilettanti, che per loro, lasciano parlare i fatti: tutti fanno un mestiere che non hanno mai svolto in precedenza, che lo facciano per diletto o per obbedienza a logiche politiche, o per i lauti compensi che ricevono, non interessa. Ciò che dovrebbe interessare – l’unica cosa che dovrebbe interessare – è il bene di Fondazione Arena.

In questi giorni si sta chiudendo il bando per la selezione del nuovo Direttore Marketing e la paura è fortissima che per una figura di importanza strategica, arrivi dallo spazio siderale degli amici degli amici qualcuno che mai in vita sua abbia avuto a che fare con la promozione e la vendita di un biglietto di spettacolo di opera lirica..

Torniamo a far parlare il vecchio Rigoletto:

“EBBEN?… TI BASTA ANCOR?…”

Meglio che questa volta Gilda apra gli occhi e modifichi il suo destino, perché lasciare che a guidare la scelta del Direttore Marketing siano i soliti criteri estranei alle competenze e alle esperienze vere e specifiche, sarebbe il colpo fatale per Fondazione Arena.

D.A.S.

 
 

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