Fondazione Arena nel caos. Per Gennari lo sciopero ha radici precise

 
 

“Nonostante gli sforzi, da parte della Sovrintendenza e della Dirigenza, per cercare un accordo, lo sciopero dei dipendenti della Fondazione Arena è la conseguenza di scelte di Amministrazioni precedenti e di leggi proposte e votate in Parlamento dalla Sinistra, sempre pronta ad alzare bandiere e scendere in piazza per difendere “il popolo che lavora” per poi tornare nei Palazzi a firmare decreti che in concreto risultano a scapito di queste categorie”.

Torna a puntare l’indice Alessandro Gennari, da sempre critico con la gestione dell’ex Ente Lirico da parte della politica. Una deriva che ha origini precise e che lo stesso consigliere leghista non tarda a ricordare.

“Veniamo a un breve excursus della situazione areniana” – continua Gennari -.
“A seguito della liquidazione coatta del precedente Sindaco, il dottor Polo diventa subcommissario da ottobre 2016 a dicembre 2017. Il Corpo di Ballo viene licenziato in toto il il 30 dicembre 2016.
Per tre anni vengono trattenute ai dipendenti due mensilità. Come se non bastasse arriva la pandemia che fa mettere in cassa integrazione a zero ore – pratica, questa, largamente usata in tutto il Paese, non solo a Verona –. Quando il Ministero dei Beni e delle Attività Culturali concede il contributo FUS di circa 12 milioni l’anno alla Fondazione Arena per contrastare la pandemia in corso, la conditio sine qua non dovrebbe essere l’integrazione degli stipendi di chi ha percepito poco o nulla, tuttavia di quei soldi (pubblici) i lavoratori non vedono un quattrino.
A tutto questo si aggiungono tentativi di accordi “tombali” per evitare richieste di assunzione legittime da parte di chi in Arena ci lavora precario da decenni, come previsto dalla Legge del 2019 sullo schema tipo delle fondazioni lirico-sinfoniche”.

Responsabilità che per il consigliere del carroccio sono oggettive in contrasto con le recenti politiche leghiste, grazie alle quali la ripresa è evidente anche se non ancora del tutto sufficiente.

“Quest’anno, grazie all’impegno della Lega sia a livello locale che nazionale con il segretario Matteo Salvini e la sottosegretaria ai Beni e Attività Culturali Lucia Borgonzoni, si è arrivati a ottenere le agognate proroghe per capienza e orari degli spettacoli, ridotti a causa del Covid. Servono però una riforma dell’intero settore a livello nazionale e una riflessione sulle cause all’origine di certe situazioni”.

 
 

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