Fondazione Arena è fanalino di coda in Italia

 
 

L’ultimo posto nei contributi FUS della Fondazione Arena capitanata dal Presidente nonché Sindaco Federico Sboarina, non è passato inosservato, tanto che il leader di Traguardi Tommaso Ferrari continua a vedere macerie di scelte sbagliate di management e amministrazione.

«Dietro al trionfalismo sui dati della stagione areniana 2019 (e bene che si ricominci a crescere!) – chiarisce il consigliere comunale – restano le macerie di una Fondazione continuamente penalizzata dalle scelte sbagliate di management e amministrazione, che non riescono a valorizzarla come risorsa culturale per la città durante tutto il corso dell’anno. Anche quest’autunno ci ritroviamo con un calendario del Filarmonico mutilo, e temiamo che una gestione affine a quella dello scorso anno non soltanto confermi il pessimo punteggio nell’assegnazione del FUS, ma dia un ennesimo colpo all’immagine di Fondazione e alla motivazione dei professionisti che in essa lavorano. Se il Comune considera Fondazione Arena solo come uno strumento per “riempire” la programmazione estiva della città, lo dica chiaro. Per noi l’Ente lirico resta invece un’istituzione fondamentale del comparto culturale a Verona, della quale la città e i veronesi in primis devono poter godere, perché solo così è possibile (ri)costruire l’immagine di Verona come città della musica»

Rilancio, nuova florida stagione, addirittura ripristino del corpo di ballo, come aveva dichiarato in audizione a Venezia il rappresentante regionale in Consiglio di indirizzo di Fondazione Arena… tutto questo per ‘sostenere il palco’ come si direbbe in gergo teatrale. Ma, quando cala il sipario, dietro le quinte delle dichiarazioni trionfanti emergono i limiti di una lenta, progressiva, grottesca messa in scena. I fatti dicono la cruda verità: il Ministero di fatto bacchetta la Fondazione per inadeguatezza della programmazione artistica e per numero di spettacoli, col risultato di un taglio importante al contributo nazionale F.U.S. Va quindi fatta chiarezza sul presente e, soprattutto, sul futuro per arrestare questa corsa che sta trascinando uno dei simboli della cultura della città di Verona lungo il viale del tramonto”.

Così invece la vicecapogruppo del PD in Consiglio regionale Orietta Salemi commenta la notizia del taglio del contributo F.U.S del Mibact alla Fondazione Arena di Verona (delibera 30.09.2019), a seguito degli scarsi punteggi assegnati sia per il numero di alzate di sipario sia per la qualità degli spettacoli nel 2018.

Parliamo di un posizionamento tra le 12 Fondazioni in Italia che ci fa essere ultimi nella classifica nazionale, con 25 punti di qualità attribuiti dalla Commissione consultiva per la Musica  a fronte della gemella veneta Fenice che ne consegue 142.

Perdiamo migliaia di euro di contributo statale a fronte di sacrifici fatti soprattutto dalle maestranze artistiche e artigiane – sottolinea Salemi – ma soprattutto riceviamo la certificazione di quanto da tempo andiamo denunciando: la Fondazione Arena non ha una programmazione all’altezza del suo nome e della sua tradizione. Manca l’implementazione della produttività (da anni si replicano gli stessi spettacoli), manca quella stabilità che produce qualità, cultura, benessere e che va oltre la semplice etichetta del festival turistico per l’estate. E se questo vale per il passato, ancor più preoccupa l’immediato futuro visto la totale incertezza che pende sul prossimo anno”.

Di fronte a questo clima di incertezza e agli squilli di tromba dei vertici poi smentiti dai fatti – conclude Salemi – comprensibili sono la preoccupazione e la denuncia del personale che paga il prezzo di una gestione assente, incerta e inconcludente. I giudizi e i numeri del Ministero fanno male, ma sono spietati così come lo è, in certi casi, la realtà. La Fondazione Arena è al terzo gong: il tempo è scaduto. L’appello è agli enti pubblici e privati che ne controllano la governance, perché vorremmo evitare di immaginarla, in un futuro ormai prossimo, come la donna inferma di dantesca memoria che si rigira di continuo nel letto, illudendosi inutilmente di trovare, così, requie e soluzione alle sue piaghe”.

 
 

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