Presentata ieri la mostra fotografica “Fermo Immagine” incentrata sulla Chiesa di San Fermo. I due autori, Giuseppe Petrilli e Andrea Mirenda, hanno davvero incantato con le loro opere il numeroso pubblico presente nella chiesa inferiore.
A fare gli onori di casa Padre Maurizio Viviani che ha avuto parole di gratitudine per il lavoro certosino dei due fotografi. “Entrambi sono riusciti con grande efficacia a rileggere lo straordinario complesso che è la chiesa di San Fermo”. Con le loro storie – prosegue il parroco -, e la loro attrezzatura sono stati capaci di unire aspetti diversi: opere d’arte, tele, mausolei unitamente all’architettura di queste nostre due chiese che hanno tanto da offrire a qualsiasi artista le voglia rappresentare.
Ma credo che il valore aggiunto sia stata proprio la loro rilettura di questo complesso che forse tanti vorrebbero conoscere meglio. Mi permetto di usare una frase di Confucio secondo cui “Un’immagine vale più di mille parole”, si tratta di una nuova interpretazione perché con i loro scatti è come se avessero scritto un nuovo libro sulla storia di San Fermo, una storia – continua Padre Maurizio – iniziata nel IV secolo ma che oggi si arricchisce di un nuovo tassello”.
Non poteva mancare l’Amministrazione Comunale. E le parole dell’Assessore Francesca Briani sono davvero emblematiche, “L’ambiente non solo si presta a collocare le immagini ma abbiamo anche visto come la Chiesa si sia prestata alla loro interpretazione. Guardando i due stili, tanti diversi, capiamo come i sentimenti di ciascuno dei due autori influisca sull’interpretazione del medesimo luogo. È un esempio ricco di cui tutta la città può usufruire e noi come Amministrazione ci affianchiamo convintamente ad iniziative come questa”.
È stata sicuramente una sorpresa vedere Giuseppe Petrilli, nella vita quotidiana medico, cimentarsi come fotografo. Ma è lui stesso a svelarci il motivo di questa sua veste diciamo un po’ inedita, “La fotografia è una passione personale che nasce molto in là nel tempo. Questo progetto fotografico, però, non scaturisce soltanto dalla passione ma anche dall’invito di don Maurizio Viviani che voleva far rivisitare, con un occhio diverso, fotografico, tutto il complesso monumentale di questa Chiesa, uno forse dei più belli che abbiamo a Verona. Fornire – continua Petrilli – una chiave di lettura nuova e stimolante di questo complesso architettonico.
Un luogo che fornisce sensazioni molto particolari, di storia, tradizione e di fede cristiana che l’artista definisce con un termine davvero singolare, “San Fermo è un luogo magico di per sé, scattare foto che non fossero soltanto delle riproduzioni artistiche è stato un po’ l’impegno di entrambi.
Cercare una lettura che andasse al di là del semplice libro di storia dell’arte. Un progetto realizzato in due modi differenti. D’altronde spero che questo fotografie stimolino ulteriormente il piacere di visitare questi luoghi culturali e di apprezzare sempre più la ricchezza di opere d’arte perché sono un tesoro inestimabile di tutti noi”.
L’altro volto di questa mostra è quello di Andrea Mirenda, nella vita giudice, ma nel privato una persona attenta alle sfumature che la vita sa offrire. Un lato, il suo, molto particolare che gli ha permesso di esprimersi attraverso i colori e i giochi di luce della fotografia.
“In questo progetto ho cercato di dare corpo a ciò che normalmente non si vede. Fotografare quello che si sente ma che non è percepito materialmente dai nostri occhi.
Ho sempre pensato a quest’arte di riprodurre non come qualcosa di chiuso e definito bensì ad una fotografia con i due punti che consenta all’osservatore di proseguire il viaggio visivo appropriandosi del contenuto dell’immagine trasformandola secondo la sua sensibilità.
Per questo mi auguro che chi osserva queste foto possa avere un proprio percorso spirituale, dematerializzato, sensuale che lo porti ad una narrazione personale”.
Un patrimonio culturale, quello italiano, senza eguali nel mondo tant’è che le parole del fotografo ben sposano questo aspetto, “Sono dell’opinione che la fotografia abbia anche il compito di promuovere la cultura, nel senso più lato del termine e quindi anche la storia, l’architettura, la pittura, ovvero tutto quello che ruota attorno alla nostra formazione culturale. San Fermo, in particolare, è un luogo straordinario che ha quasi 17 secoli. È un contenitore ricchissimo di esperienze stratificate.
Aver avuto, per noi, l’opportunità di esporre in questo luogo è un contributo per far conoscere ai veronesi non solo le nostre immagini ma anche questo meraviglioso monumento giocando con le parole quando abbiamo pensato al titolo di questo nostro lavoro”.
Tra i presenti anche l’Assessore Edi Maria Neri che ha molto apprezzato il lavoro fotografico, “Conosco Andrea Mirenda come giudice da molto tempo e anche come fotografo sin dal 1988 a Firenze. Apprezzo di lui questa versatilità in tutte le cose in cui si cimenta. In particolare questo suo stile fotografico quasi evanescente, movimenti che dicono e non dicono.
I suoi soggetti religiosi e sacri sono davvero fantastici. Un uomo attirato dal sacro tant’è che ricordo con piacere anche un suo lavoro di alcuni anni fa incentrato sulla Terra Santa. Andrea è geniale in tutto quello che fa”.
Una mostra davvero speciale che nel giorno della sua presentazione ha visto anche la presenza dell’onorevole Matteo Zardini, il quale ha voluto portare il suo saluto personale soprattutto a Padre Maurizio che conosce sin da piccolo quando faceva il chierichetto. “Questo patrimonio della città che è San Fermo contiene dei segreti, e delle suggestioni incredibili.
La bravura e la capacità degli artisti è stata quello di estrapolare queste suggestioni e di offrircele. Per questo motivo il mio ringraziamento va a don Maurizio che ha curato questa mostra, una persona a cui tengo moltissimo per un legame che si perde nel tempo.
Un uomo che sta valorizzando questo bellissimo luogo per cui mi auguro che molti veronesi vengano a visitare questa bellissima mostra. Qui abbiamo l’esempio concreto di come riuscire a conoscere davvero i nostri tesori e naturalmente la storia che questi sottendono.
Un lavoro di molte persone che nei secoli hanno arricchito costruendo tesori come questo che ora sono parte del nostro patrimonio culturale”.
Una mostra davvero speciale all’interno di un luogo speciale, “magico”, che vale la pena di visitare per poter fare un viaggio interiore, spirituale e temporale che conduca ognuno di noi a rivedersi dentro e scoprire sensazioni e sentimenti che nel tempo hanno saputo parlare di storia e cultura e che da sempre fanno parte della nostra comunità.