Femminicidio di Castelnuovo, Sindacati: “l’approccio repressivo inefficace”

 
 

L’ennesimo femminicidio, quello di Jessica Stapazzollo Custodio de Lima a Castelnuovo del Garda, riaccende la rabbia e la riflessione sui limiti delle politiche di contrasto alla violenza di genere. A intervenire oggi, con una nota congiunta, sono CGIL, CISL e UIL di Verona, che denunciano «l’inefficacia di un approccio quasi esclusivamente repressivo» da parte delle istituzioni.

«L’ininterrotta catena di femminicidi – scrivono Francesca Tornieri, segretaria generale CGIL Verona, Giampaolo Veghini, segretario generale CISL Verona, e Giuseppe Bozzini, coordinatore UIL Verona – evidenzia come il problema non possa essere affrontato solo con l’aumento delle pene. Il governo continua a mettere tra parentesi, e talvolta a negare, la radice culturale della violenza maschile contro le donne, limitandosi a proporre misure repressive e tagliando al contempo le risorse per le politiche sociali».

Per i sindacati, la vera risposta deve arrivare da investimenti strutturali in prevenzione ed educazione. «Serve un’azione formativa e informativa continua, che parta dalle scuole dell’infanzia e prosegua in ogni ambito della vita sociale e lavorativa. Bisogna introdurre percorsi stabili di educazione all’affettività e al rispetto, oltre a programmi specifici per chi opera a contatto con le vittime di violenza», sottolineano.

Altro fronte critico è quello del lavoro femminile, troppo spesso precario e sottopagato. «Il mercato del lavoro scarica sulle donne instabilità, salari più bassi e discontinuità lavorativa. Ma un lavoro stabile e di qualità è l’unico strumento reale per conquistare l’autonomia economica, condizione indispensabile per sottrarsi alla violenza domestica e denunciare abusi e maltrattamenti», evidenziano Tornieri, Veghini e Bozzini.

L’obiettivo, concludono i tre sindacati, «è creare contesti sociali e lavorativi nei quali le donne possano sentirsi libere e sicure di denunciare qualsiasi forma di molestia, abuso o violenza. Solo con una rete educativa, sociale e occupazionale solida sarà possibile interrompere davvero la spirale dei femminicidi».