“Fateci studiare!” il grido degli studenti nel sit-in di piazza Bra

 
 

«La nostra è una protesta che nasce da un bisogno reale, che riguarda migliaia di persone nella nostra città ma sembra non interessare nessuno – spiega Giacomo Pisani, studente di ingegneria dell’energia elettrica a Padova e coordinatore del comitato – È dall’inizio dell’emergenza coronavirus che gli studenti, di ogni ordine e grado, sono scesi all’ultimo posto nella lista delle categorie da tutelare. Anche noi, come molti altri cittadini, abbiamo fatto sacrifici senza lamentarci e con responsabilità, ma ora che molti servizi hanno ripreso a funzionare, abbiamo il diritto di ricevere delle risposte»

«Verona, anche in forza della sua posizione, è una città popolata da migliaia di studenti, e solo una parte studia nell’Ateneo cittadino. Sono infatti moltissimi gli studenti fuori-sede iscritti a Milano, Trento, Padova, Bologna, Venezia e in molte altre città, che dall’inizio dell’emergenza sono stati costretti a tornare a casa in ambienti domestici spesso affollati dagli altri membri della famiglia. Non è facile affrontare una sessione di esami condividendo il tavolo con un fratello in DAD o un genitore in smartworking, e questo ha influito anche sulle prestazioni di studio di molti di noi – prosegue Pisani – Per questo abbiamo lanciato una raccolta firme per chiedere al Comune di ripristinare l’apertura della Biblioteca Civica e di quelle di quartiere, o di trovare spazi di studio alternativi. Anche perché il problema non riguarda soltanto gli universitari: da quanto le biblioteche dell’Università di Verona hanno riaperto ai soli utenti istituzionali, sono moltissimi anche gli studenti delle superiori, o i lavoratori iscritti a master o corsi di formazione, che hanno un reale bisogno di spazi per studiare».

«Raccogliamo da mesi le proteste e le domande di tantissimi studenti sulla riapertura delle biblioteche, e abbiamo sempre risposto loro che, con responsabilità, bisogna pazientare», aggiunge Beatrice Verzè, vicepresidente di Traguardi, scesa in piazza per sostenere il sit-in. «Ma ora che sia la normativa nazionale che quella regionale lo consentono, chiediamo che il Comune si attivi rapidamente per dare una risposta alle legittime richieste degli studenti. Le biblioteche e le aule studio non sono un capriccio, ma un bisogno reale per migliaia di studenti, universitari ma non solo, che non dispongono di spazi alternativi per studiare. Ma riaprirle può avere ricadute positive anche sull’economia delle zone limitrofe, dove sono presenti negozi, librerie ma anche bar e ristoranti, ora riaperti, che possono ripartire grazie al contributo dei tanti studenti veronesi e fuori sede che usufruiscono degli spazi per studiare.»

«Non chiediamo nulla che non sia in linea con le norme vigenti o con il rispetto di tutti i protocolli di sicurezza, ma se in altre città vicine come Bologna, Trento, Mantova e Venezia il servizio di studio e consultazione è ripartito, perché a Verona dobbiamo sempre arrivare per ultimi?

Traguardi è a disposizione dell’Amministrazione per aiutare a trovare la soluzione migliore per tutti, ma è chiaro che a questo punto non si può più attendere. Forse – conclude Verzè – per garantire turni più brevi e maggiori aperture sarebbe stato prezioso anche l’aiuto dei ragazzi del Servizio Civile impegnati ogni anno nelle nostre biblioteche. Peccato che quest’anno il Comune di Verona non abbia nemmeno partecipato al bando.»

 
 

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