+Europa: «Fiera, corporativismo fa rima con campanilismo?»

 
 

“Purtroppo per la Fiera di Verona, prigioniera del localismo politico, incapace di trovare un respiro più ampio, magari con manager di livello europeo nominati per merito e non per appartenenza politica, il futuro prossimo si presenta molto nebuloso”.

La previsione è di Lorenzo Dalai, presidente di +Europa Verona, e Anna Lisa Nalin, portavoce di +Europa Veneto.

“Il rimedio suggerito dalla parte politica che ha governato finora l’azienda fieristica è improntato al vecchio e logoro assistenzialismo di Stato, senza alcuna prospettiva di cambiamento radicale delle modalità di gestione aziendali.

Il rischio evidente è di replicare la disgraziata vicenda dell’aeroporto, senza alcuna sicurezza che eventuali partner un domani possano decidere di non lasciare a Verona alcune delle manifestazioni più importanti, spostandole di sede.

Ora, con l’eliminazione della clausola di gradimento e quindi con l’apertura verso nuovi soci che potrebbero puntare al controllo del polo fieristico, la situazione appare seriamente compromessa: diventa difficile prospettare soluzioni che non prevedano una resa incondizionata a Milano o a Bologna.

Un cambio drastico del management è d’obbligo. Non sappiamo se sarà sufficiente, ma è necessario provarci. Servono dirigenti dinamici e cercati fuori dalla corporazione politico-imprenditoriale locale, con curriculum importanti. Serve un nuovo CdA, che non deve essere un parcheggio per pensionati o politici a fine corsa, ma che al contrario deve essere in grado di individuare partnership importanti ma non soverchianti, da inserire nella compagine societaria con trattative chiare e senza compromessi clientelari».

 
 

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