El Taba impugna la forchetta!

 
 

Il Bacanàl veronese, alla sua veneranda 487° edizione, ha eletto Papà del Gnoco “El Taba”, al secolo Alberto Tabacchi, alla prima candidatura e insignito di un titolo che affonda la sua storia nei secoli.

Lo storico Girolamo Dalla Corte tramanda nella “Istoria di Verona” che, in conseguenza di una tremenda carestia, nel 1531, precisamente il 18 giugno, la popolazione, disperata ed inferocita, assaltò i fornai (“pistori”) del quartiere S. Zeno, in cerca di pane e farina. A placare gli animi e gli stomaci fu un comitato di illuminati cittadini, che provvide a rifocillare i sanzenati più poveri; fra i benefattori, c’era anche il medico Tommaso Da Vico, che fece distribuire gratuitamente pane, vino, burro, farina e formaggio nell’ultimo venerdì di Carnevale, il “venerdì casolar”, da caseus, formaggio in latino, divenuto caseo in volgare. In un legato del suo testamento – redatto dal notaio Bonifacio di Sebastiano Dalla Mano il 13 maggio 1531 e conservato all’Archivio di Stato di Verona – è disposto il lascito di una somma per realizzare un busto di marmo, poi posto adiacente a quella tavola per i poveri, imbandita annualmente a fianco della basilica di san Zeno, dove avveniva la distribuzione degli gnocchi (che diedero poi al venerdì la denominazione di “gnocolàr”), e accanto alla quale Da Vico aveva chiesto di essere sepolto. Il quartiere San Zeno è dunque luogo eletto: qui si percorre la via Da Vico, la via del Carroccio, si attraversa piazza Bacanàl e nei pressi sorge porta Palio. Il cuore è piazza San Zeno, dove sorge la basilica dedicata al patrono veronese, di origine africana, che fu l’ottavo vescovo della città (362-380 d.C. ca.) e la cui salma venne tumulata lungo la via Gallica (zona cimiteriale romana), nel sito dell’attuale chiesa. Piazza San Zeno e l’adiacente piazza Corrubbio celano, infatti, il più antico cimitero cristiano veronese e, prima ancora, della necropoli romana.

Il corteo originario si formava in piazza dei Signori; il Papà del Gnòco, a cavallo dell’asino, invitava il Podestà ad unirsi con le altre autorità e la teoria si dirigeva in piazza S. Zeno, dove troneggiava il pentolone degli gnocchi, poi distribuiti al popolo. La tavola del banchetto era sul sagrato della basilica, oggi nel prato accanto: fu creata utilizzando un’ara cilindrica decorata a bassorilievo come piedistallo, una lastra di marmo ed un basamento formato da una trabeazione rovesciata, tutti elementi lapidei di età romana. Poco distante, addossato al muro di San Procolo, si trova l’edicola funeraria di Tommaso da Vico, in pietra bianca, identificata dal busto del defunto. Le tre pagine del testamento, come già scritto, riportano la disposizione di essere sepolto vicino alla chiesa di San Zeno, presso il tavolo carnevalesco, ma non menzionano lasciti ai poveri affamati: unico erede, il figlio Marcantonio.

Nel 2017 il Papà del Gnòco festeggia 487 anni (pare sia la maschera più vecchia d’Italia), ma naturalmente gli usi e costumi legati al Carnevale veronese si devono all’accumulo di vari contributi storici, non solo all’episodio della carica ai pistori. Il carroccio medioevale, conservato ai tempi nella basilica di S. Zeno, non è estraneo alla successiva tradizione della sfilata dei carri e così pure la festa del patrono, S. Zeno appunto, momento di spensieratezza e gozzoviglia cittadina, e l’antico Palio del drappo verde, nato ai primi del Duecento e corso da cavalieri provenienti da tutta Italia, che coprivano un percorso fuori le mura (“spianà”) fino al centro cittadino. Dal 1423 venne disputato il giovedì grasso, ovvero il giorno antecedente venerdì gnocolàr. Risalendo nei secoli, documenti ufficiali aiutano a ricostruire la struttura della sfilata; un decreto del 1779 autorizzava l’elezione di 36 sanzenati per la mascherata, fra i quali veniva poi individuato il capo; nel 1838 il podestà Giovanni Orti Manara istituì la cavalcata in onore di Tommaso da Vico, aggiunse 28 carri al seguito di quello dell’abbondanza (che richiamava il carroccio) e l’inno ufficiale, musicato da Pietro Lenotti.

Lo spirito carnevalesco è rimasto immutato nel tempo per i veronesi, che continuano a mangiar gnocchi e a chiudere poi le sfrenatezze – semel in anno licet insanire – con la festa della Renga, il mercoledì delle Ceneri: appuntamento venerdì 24 febbraio con la sfilata 2017 in città e mercoledì 1 marzo a Parona, per il congedo.

 
 
Classe 1964. Ariete. Marito e padre. Lavoro come responsabile amministrativo e finanziario in una società privata di Verona. Sono persona curiosa ed amante della trasparenza. Caparbio e tenace. Lettore. Pensatore. Sognatore. Da poco anche narratore di fatti e costumi che accadono o che potrebbero accadere nella nostra città. Ex triatleta in attesa di un radioso ritorno allo sport.

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