Pur scalando la classifica di ben 13 posizioni rispetto al 2022 la situazione ambientale a Verona è ancora al palo.È quanto emerge dal rapporto Ecosistema Urbano redatto da Legambiente in collaborazione con Ambiente Italia e Il Sole 24 ORE, che da 30anni monitora la situazione ambientale delle città italiane.
19 i parametri presi in esame, suddivisi per macrosettori.Per ciascuno di questi 19 indicatori ogni città ottiene un punteggio normalizzato variabile da 0 a 100. Il punteggio finale è successivamente assegnato definendo un peso per ciascun indicatore che oscilla tra 3 e 15 punti, per un totale di 100. La mobilità rappresenta il 25% complessivo dell’indice, seguita da aria (23%) e rifiuti (20%), ambiente urbano (15%), acqua (12%) ed energia (5%).
Per il dossier 2023 (elaborazione dati 2022) Verona raggiunge un punteggio di 50,63% portandosi al 70esimo posto dall’83esimo dello scorso anno. Ma c’è poco da stare allegri, l’oscillazione delle altre città in classifica è la motivazione di questo considerevole balzo in avanti.Peggiora la qualità dell’aria, soprattutto per quello che riguarda il numero delle giornate in cui i livelli di Ozono hanno superato la soglia di guardia, passando dai 53 dello scorso rapporto ai 101 di questa edizione. Aumenta leggermente il numero di viaggi/anno per abitante sul trasporto Pubblico Locale; calano del 5% gli incidenti stradali. Fermi da anni i dati sul verde pubblico con 25 alberi ogni 100 abitanti, ma nel 2022 si sono persi 4mq di verde pubblico fruibile ad abitante. Fermi i dati sulle aree pedonali da più di 10 anni, sulle piste ciclabili e in legero aumento il numero di auto per abitante (da 63 a 66 auto ogni 100 abitanti).
In attesa di scelte coraggiose e in controtendenza con il passato, che attendiamo dall’amministrazione Tommasi, constatiamo criticità stagnanti da più di un decennio, conferme che arrivano dai dati del rapporto. Verona ha bisogno di una pianificazione che non sia a compartimenti stagni. Il nuovo Piano di assetto del Territorio che l’amministrazione Tommasi sarà chiamata a redigere sarà il documento di indirizzo delle scelte di pianificazione della città per almeno il prossimo decennio. Da lì dovranno passare le misure di azzeramento del consumo di suolo, l’incremento e la salvaguardia delle aree verdi e dei parchi urbani, dando degli strumenti di gestione, l’incremento delle aree ZTL e la ricucitura delle piste ciclabili come già indicato nel Piano della mobilità Sostenibile, ora in fase di approvazione. Si dovrà ripensare una città a misura d’uomo, sulla linea delle esperienze delle città dei 15 minuti.
Altro punto dolente, la raccolta differenziata dei rifiuti urbani dove Verona perde 6 posizioni: lontanissima dagli obiettivi regionali al 2030 (84% di RD), e in forte ritardo sugli obiettivi di legge del 2012 (65% a 9 anni fa), la raccolta differenziata a Verona riesce a peggiorare, passando dal 54,5% dell’anno scorso al 53.6% al dossier 2023. Le esperienze dalle città vicine ci riportano percentuali che superano l’80% e Verona è ancora fanalino di coda in Veneto. Fare meglio è possibile, oltre che un obbligo. La raccolta porta a porta è a nostro avviso l’unica soluzione possibile per ribaltare la situazione attuale.
Speriamo che il nuovo strumento urbanistico non implichi di costruire “sotto terra” e sopra piantare roseti e e cedri, così da avere una città verde, in tutti i sensi.
Invece, auspico una maggiore attenzione e coraggio verso la verticalità, specialmente oltre viale Piave e consumare così meno suolo lasciando lo spazio al verde.