Divieto per i florovivaisti. Vendite solo a domicilio e nei centri commerciali

 
 

“L’ordinanza di Zaia impone un ulteriore sacrificio al comparto florovivaistico regionale tra i più provati dall’emergenza sanitaria”.

È il commento di Daniele Salvagno presidente di Coldiretti Veneto e Verona che si era fatto portavoce delle preoccupazioni degli imprenditori del settore ai tavoli istituzionali. Un settore che nel Veneto registra la presenza di circa 1500 aziende, oltre 200 nel veronese, che hanno di fatto azzerato il fatturato. Dopo il chiarimento del Governo di una settimana fa che consentiva la vendita di semi, piante e fiori ornamentali, piante in vaso, fertilizzanti, ammendanti e di altri prodotti simili, venerdì è arrivato lo stop della Regione.

“La riapertura dei giorni scorsi – segnala Salvagno – aveva incoraggiato gli operatori rivelandosi una vera boccata di ossigeno. I cittadini rispettando le prescrizioni di sicurezza, erano ritornati a frequentare i garden sia per la semina di piantine da orto che per abbellire i balconi. La pratica del giardinaggio è oltretutto terapeutica in un momento in cui l’isolamento è d’obbligo. L’imminente Pasqua si prospettava inoltre come una grande occasione per un piccolo rimbalzo del settore e per raccogliere quella liquidità necessaria che servirà poi per la ripartenza”.  

All’appello di Salvagno si aggiunge il grido di allarme di Fabiano Bortolazzi, imprenditore veronese socio di Coldiretti, che insieme ai soci Alberto e Mario e a collaboratori conduce la società agricola Arena Vivai a San Giovanni Lupatoto (Vr). L’azienda produce piante ornamentali da giardino specie rose, piante da frutto (coltivate queste ultime in provincia di Padova) e arbusti ornamentali in circa 10 ettari. “I nostri clienti che sono per lo più garden e vivai sono stati costretti a chiudere le loro attività e i punti vendita al dettaglio. Rispettiamo le decisioni e ci rendiamo conto che prima di tutto viene la salute. Non siamo medici né politici, per cui non sappiamo giudicare se l’apertura di un garden che rispetti le regole di sicurezza, o l’attività di manutenzione del verde, rappresentino un pericolo per la diffusione del Covid-19. Una cosa però sappiamo: le nostre attività sono ferme da circa un mese, nel periodo in cui le vendite sono maggiori rispetto al resto dell’anno. Ci sono imprese del settore che nei mesi di  marzo, aprile e maggio fanno il 70-80% del loro fatturato annuale. Arrivano i divieti ma non le garanzie che questi danni ci saranno risarciti. Sentiamo parlare di provvedimenti che verranno, di garanzie per l’accesso al credito, ma qui c’è bisogno innanzitutto dei risarcimenti del danno che stiamo subendo che a mio parere andrebbe calcolato facendo riferimento ai fatturati degli anni passati nello stesso periodo, prima ancora che le facilitazioni, pur indispensabili, per andare in banca a fare altri debiti per garantirci la liquidità”.

“I danni che stiamo subendo – aggiunge Bortolazzi – sono per alcuni immediati, ad esempio per chi ha fiori che deve buttare, ma ci sono anche danni futuri per chi in questo periodo deve iniziare a fare nuovi impianti per l’anno prossimo ma non ha lo spazio per farlo, occupato dalle piante invendute. Questo è il messaggio che rivolgiamo a Zaia che, per altro, ringraziamo per il grande lavoro che stiamo vedendogli fare in un momento cosi difficile”.

Nella nostra regione piante e fiori potranno essere acquistati solo telefonando ai florovivaisti i quali consegneranno la merce a casa: invitiamo i cittadini veneti ad utilizzare questa opportunità – conclude Salvagno -. C’è anche la possibilità di andare nella grande distribuzione e nei centri commerciali. Ma qui sorge un dubbio: quante sono le piante e i fiori locali nelle corsie dei centri commerciali?”

 
 

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