Discarica di “Ca’ Vecchia” di S.M. Buon Albergo: confermata la presenza di PFAS nel percolato

 
 

A distanza di 9 mesi la Giunta regionale risponde all’interrogazione di un Consigliere Regionale che chiedeva di conoscere quante volte il percolato della discarica di “Ca’ Vecchia” in Comune di San Martino Buon Albergo (VR) è stato monitorato da parte dell’ARPAV a fini di ricerca di composti perfluoro-alchilici (PFAS) nel 2016-2017-2018 oltre a quali concentrazioni di tali sostanze sono state riscontrate.

Come sempre facciamo un passo indietro per chiarire la problematica per chi non la conosce oppure non interessato in quanto ritiene che, apparentemente, il problema non lo riguarda.
In Località “Ca’ Vecchia”  nel Comune di San Martino Buon Albergo (VR) insiste una discarica localizzata in una cava di ghiaia esausta da quasi mezzo secolo, utilizzata per l’approvvigionamento di materiale per sottofondo stradale durante la costruzione dell’autostrada A4 (come l’ex discarica presente nel PUA “La Cercola”) in virtù della vicinanza economicamente strategica con il tracciato. L’attività estrattiva si spinse, all’epoca anche al di sotto della falda, in osservanza (!) dell’allora vigente normativa (!!) e terminata l’estrazione, la cava venne abusivamente adibita a discarica per rifiuti tossico-nocivi (organici, fanghi, polveri, morchie e oli) senza autorizzazione alcuna, con creazione di una vera e propria “collina dei rifiuti” tristemente nota alla popolazione di San Martino Buon Albergo.
Nel 1982, in seguito alla denuncia da parte dell’allora amministrazione comunale, in ragione anche del cambiamento della coscienza ambientale collettiva e a una maggiore consapevolezza dei rischi legati all’inquinamento, venne dato avvio a una prima bonifica del sito. Nel corso degli anni, l’area è stata fatta oggetto di diversi interventi, purtroppo fino a qualche anno fa non rivelatisi risolutivi: alcuni campionamenti in falda effettuati nel 2005, infatti, rivelarono diverse criticità residue che resero necessarie ulteriori iniziative.
Dopo le notizie confortanti (a mezzo stampa) della primavera del 2017 secondo cui, la bonifica starebbe avendo successo – la concentrazione di triclorometano (cloroformio) sarebbe passata da un picco di 1,2 microgrammi per litro registrato nel 2013 al valore di 0,20 microgrammi per litro, di poco superiore al valore soglia di contaminazione di 0,15 microgrammi per litro a fini di buono stato delle acque sotterranee, mentre per il tetracloretilene, i valori rilevati sarebbero tutti al di sotto della concentrazione massima ammessa, e in alcuni pozzi sarebbero addirittura prossimi allo zero – a novembre 2017 è arrivata la notizia che il sito di “Ca’ Vecchia”, dove dovrebbe sorgere il nuovo impianto di trattamento rifiuti chiesto da Adige Ambiente, è inquinato.
L’indagine ambientale effettuata relativa al sedime mostrava la presenza di rifiuti interrati depositati da molti anni e materiale di riporto che hanno caratteristiche eccedenti i limiti di accettabilità. L’indagine ha rilevato inoltre anche la non conformità del terreno naturale in un punto sottostante ai rifiuti. Conseguentemente il contestato progetto di uno stabilimento per lo stoccaggio e il trattamento dei rifiuti è stato sospeso.
Nel mentre sui 40 mila metri quadrati rinaturalizzati sono tornati a vivere gli animali selvatici, tra i quali lepri e volpi, e sono numerosi gli sciami di api in occasione della fioritura primaverile; il ritorno della fauna selvatica è legato al ripristino a verde della “collina di rifiuti”.

Nel frattempo la problematica relativa ai  PFAS è scoppiata, mostrando tutte le fragilità di un impianto normativo assolutamente insufficiente a contrastare i “demoni dell’ambiente”, e, come noto, è stata acclarata nel territorio del Veneto la seria contaminazione ambientale da sostanze perfluoro-alchiliche (PFAS), caratterizzate da una notevole resistenza e persistenza, che ne comportano la diffusa presenza nell’ambiente idrico e negli animali incluso l’uomo, nel cui organismo tendono ad accumularsi nel corso del tempo.

ARPAV ha predisposto ed eseguito un programma di controllo delle fonti di pressione con l’obiettivo specifico di verificare, su scala regionale, la presenza e la consistenza dei PFAS nelle medesime, che ha coinvolto anche le discariche, con analisi di acque sotterranee e percolati, con maggiori controlli nell’area di contaminazione originaria e nelle zone in cui insistono aziende a più alto rischio.
Il controllo PFAS ha evidentemente coinvolto anche l’area della discarica di “Ca’ Vecchia”,  già duramente provata in passato in termini di sofferenza ambientale dall’inquinamento, ricca di risorgive e ambito di interesse naturalistico-ambientale, e che vede la popolazione ulteriormente e particolarmente preoccupata dall’eventualità che sussista una nuova una nuova contaminazione come quella da PFAS.

La discarica in argomento è soggetta a controlli periodici da parte  di ARPAV. In particolare, per quanto riguarda la ricerca di PFAS nel percolato, ARPAV ha effettuato due prelievi di campioni nel corso del 2016 (in aprile ed in settembre) e due prelievi di campioni nel corso del 2017 (a maggio e a ottobre). Per quanto attiene le considerevoli concentrazioni riscontrate, esse sono riportate nelle tabelle di cui agli Allegati A e B, alla lettura delle quali si rinviano i lettori.

Ricordiamo che la Regione Veneto con Deliberazione della Giunta Regionale n. 1590 del 03 ottobre 2017 – Sorveglianza sostanze perfluoroalchiliche (PFAS): acquisizione di nuovi livelli di riferimento per i parametri “PFAS” nelle acque destinate al consumo umano” – ha proceduto all’acquisizione nuovi livelli di riferimento per i valori di performance delle sostanze medesime, nelle acque destinate al consumo umano.

Per l’acqua destinata al consumo umano, nell’ambito territoriale regionale, fino a diverse e nuove indicazioni da parte delle autorità nazionali e sovranazionali competenti, sono determinati in pari o inferiori a 90 nanogrammi per litro per “PFOA + PFOS”, di cui il PFOS non deve essere superiore a 30 nanogrammi per litro ed i valori della somma degli “altri PFAS” deve essere uguale o inferiore a 300 nanogrammi per litro.

Si sono anche confermati i limiti di stabilire che per l’acqua destinata ad usi zootecnici, che restano quelli di cui al parere del Ministero della Salute del 29.01.2014 (prot. n. 2565): livelli di performance (obiettivo) per il PFOA pari o inferiore a 500 nanogrammi per litro; PFOS pari o inferiore a 30 ng/l ; altri PFAS (somma delle rimanenti 10 sostanze PFAS) pari o inferiore a 500 ng/l come previsto dalla D.G.R. n. 854 del 13.06.2017.

Alberto Speciale

 

 
 
Classe 1964. Ariete. Marito e padre. Lavoro come responsabile amministrativo e finanziario in una società privata di Verona. Sono persona curiosa ed amante della trasparenza. Caparbio e tenace. Lettore. Pensatore. Sognatore. Da poco anche narratore di fatti e costumi che accadono o che potrebbero accadere nella nostra città. Ex triatleta in attesa di un radioso ritorno allo sport.

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