Ritardo nella consegna delle aree da parte del Settore Patrimonio del Comune; consegne incomplete delle aree; difformità emergenti rispetto al previsto stato dei luoghi; rinvenimento sottoservizi non previsti; difficoltà a perfezionare le necessarie convenzioni con gli altri enti coinvolti, a partire dalle Autostrade e dalle Ferrovie; ritardi nella messa in sicurezza della zona deposito alla Genovesa dove era stata rinvenuta la famosa discarica.
Michele Bertucco fa l’elenco delle “lagnanze” con le quali Amt relaziona sull’andamento dei lavori al 31.12.2019 cercando di giustificare gli ormai incolmabili ritardi dell’opera filobus.
“Tra tutte – continua – spicca una guerra sotterranea con le imprese incaricate che hanno segnato ben 11 “riserve” (ovvero lavori non previsti dal progetto) per un totale di 3 milioni di euro. La direzione dei lavori di Amt le ha respinte tutte.
In questo clima di totale sbandamento persiste l’incapacità di Amt di farsi pagare dallo Stato gli stralci di lavori effettuati fino a giugno 2019. Un problema su cui il Comune era intervenuto solo di recente approvando una delle delibere di cui il Ministero accusava la mancanza.
Ciliegina sulla torta, per superare le incapacità proprie e del Comune nell’ottenere quanto spetta dallo Stato alla città di Verona, Amt pensa di indebitarsi per riuscire a pagare alle ditte l’avanzamento lavori.
Perché non li pagano con il loro denaro, con i loro lauti compensi? Era già tutto scritto ed è l’occasione d’oro per il Comune di Verona e per Amt, per ritirarsi in “sordina” da questo astruso progetto, nato male e proseguito peggio. Possono fare marcia indietro senza quasi rimetterci la faccia, adesso che il Governo ha stanziato 10 milioni di euro per finanziare l’acquisto di bus elettrici. Che senso avrebbe, ora, proseguire con un progetto dai costi esorbitanti anche in termini ambientali, già vecchio e superato?