Dietro le sbarre, il sogno di un futuro diverso: UniVerona in Carcere per spezzare la recidiva

 
 

Tra le mura della detenzione, dove ogni giorno è una sfida, l’istruzione emerge come la via più luminosa. Nella Casa Circondariale di Verona-Montorio, per la prima volta, l’orientamento universitario apre orizzonti inattesi ai detenuti: una scommessa sulla dignità e il reinserimento sociale che apre una finestra di speranza per 40 detenuti


     VERONA – La vita in carcere è, per sua stessa natura, una privazione: di libertà, di orizzonti, spesso anche di speranza. Ogni giorno trascorso dietro le sbarre è una lotta contro la rassegnazione, un test di resilienza in un ambiente che raramente offre prospettive concrete per il “dopo”. Ma lunedì 9 giugno, tra le mura della Casa Circondariale di Verona-Montorio, si è accesa una luce diversa, una promessa di futuro che ha il sapore della possibilità e della rigenerazione.

Per la prima volta, infatti, l’Università di Verona ha varcato la soglia del penitenziario per un evento di orientamento universitario rivolto ai detenuti. Un segnale forte e chiaro: progettare un futuro diverso, anche dalla condizione di detenzione, non è solo un sogno, ma può diventare una concreta realtà.

Oltre la condanna: la fame di sapere e di futuro. Circa 35-40 detenuti, tutti già diplomati o prossimi al diploma, hanno colto al volo questa straordinaria opportunità. Dalle 15 alle 17, hanno potuto esplorare l’offerta formativa dell’Ateneo veronese e scoprire i servizi dedicati al diritto allo studio. Non si trattava di un’astratta lezione accademica, ma di un incontro concreto, un “ponte tra il carcere, la scuola e l’università, tra il presente e un possibile nuovo inizio”. Per chi vive la privazione della libertà, accedere a strumenti come il prestito bibliotecario, il tutorato in carcere e il counselling per l’orientamento, significa riappropriarsi di una dimensione di crescita personale spesso negata.

L’iniziativa rientra nel progetto “Università in carcere”, promosso nell’ambito dell’Accordo-Quadro di collaborazione con la Casa Circondariale di Verona-Montorio, in sinergia con il CPIA (Centro Provinciale per l’Istruzione degli Adulti di Verona) e con il prezioso supporto dell’Ufficio Orientamento dell’Ateneo.

Il diritto allo studio, anche dietro le sbarre. Il magnifico rettore Pier Francesco Nocini ha sottolineato l’impegno concreto dell’Università: «Con questa iniziativa manteniamo l’impegno preso nei mesi scorsi con la firma dell’accordo con la casa circondariale di Montorio: l’università di Verona, insieme ai suoi servizi, entra concretamente all’interno del carcere. Il nostro obiettivo è promuovere il benessere e favorire il reinserimento sociale delle detenute e dei detenuti, attraverso l’accesso all’istruzione e alla formazione».

Un concetto ribadito da Ivan Salvadori, docente di Diritto penale e referente del rettore per i Poli universitari penitenziari: «Si tratta di un passo importante per rendere effettivo e concreto il diritto allo studio anche in contesti di privazione della libertà personale». La presenza di Massimiliano Badino, referente del rettore per l’Orientamento, ha ulteriormente rafforzato il messaggio di vicinanza e supporto.

Investire nell’educazione: un atto di civiltà e sicurezza sociale. L’impegno dell’ateneo scaligero non si ferma qui. Dal 12 al 14 giugno, Verona sarà protagonista alla Conferenza nazionale dei delegati dei rettori per i Poli universitari penitenziari, a Catania. L’ingresso recente nella rete nazionale CNUPP-CRUI conferma una visione chiara: l’istruzione in carcere non è un’opzione secondaria, ma un pilastro per il reinserimento.

Investire sull’educazione in carcere non è solo un atto di civiltà, che riconosce la dignità intrinseca di ogni persona, ma è una scelta lungimirante per la società intera. Offrire strumenti di conoscenza e qualificazione significa ridurre il rischio di recidiva, favorire l’integrazione e costruire una comunità più sicura e inclusiva. Per i detenuti, è la possibilità di guardare al di là delle sbarre, non con la disperazione di un ritorno al passato, ma con la forza della conoscenza e la speranza di un nuovo inizio.

 

Dietro ogni sbarra c’è una storia, dietro ogni numero di matricola c’è una persona che merita una seconda possibilità. E se l’università può entrare in carcere, forse un giorno il carcere potrà davvero diventare quello che dovrebbe essere: non un luogo di morte civile e di lenta costruzione della recidiva da esportre una volta usciti ma un laboratorio di rinascita umana.

Il futuro si costruisce un libro alla volta, una lezione alla volta, una speranza alla volta. Anche (soprattutto) dietro le sbarre.

Alberto Speciale

(Fonte notizia UniVR Magazine)

 
 
Alberto Speciale
Classe 1964. Ariete. Lavoro come responsabile amministrativo e finanziario in una società privata di Verona. Sono persona curiosa e studiosa, amante della trasparenza con un interesse appassionato, inesauribile, sfacciato, per i fatti degli uomini. Caparbio e tenace. Lettore. Pensatore. Sognatore. Da poco anche narratore di fatti e costumi che accadono o che potrebbero accadere nella nostra città. "Sono responsabile di quel che scrivo non di quel che viene capito"

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