“Dal Governo solo contentìni, per noi è l’oblìo”. 7 e 8 gennaio senza ristorazione.

 
 

Una presa in giro che dimostra una volta di più la totale mancanza di conoscenza del nostro settore. Ma noi non ci stiamo e restiamo chiusi”.

Insufficiente ed offensivo. Suggerimento di praticità e sintesi senza crocefissiòne del senso autentico di questa protesta nei due termini poc’anzi proposti e che sfrecciano velocissimi – frecce tricolori – verso le caselline “7” e “8” gennaio prossimi del calendario.

Così viene dunque visto e interpretato il provvedimento del Governo che – in conformità agli ultimi decreti e alla suddivisione della nostra nazione in aree “colorate” via DPCM – andrebbe a restituire la possibilità di apertura ed esercizio per bar e ristoranti…soltanto per 2 giorni, appunto.

Il virgolettato d’apertura fornisce la cifra della distanza e del disappunto delle associazioni di categoria rispetto a questa normativa. In modo particolare, la FIPE Confcommercio di Verona si scaglia contro “il Decreto Legge in vigore dal 7 al 15 gennaio che concede ai pubblici esercizi – dai bar ai ristoranti – la possibilità di rialzare le serrande per appena due giorni, il 7 e l’8 gennaio, e soltanto fino alle ore 18“.

Stimiamo che 8 esercizi su 10 non riapriranno – afferma il numero uno degli esercenti veronesi della Fipe Paolo Artelio. Forse riapriranno i locali di piccole dimensioni e quelli che lavorano con i pranzi di lavoro: per gli altri il gioco non vale la candela, le spese supererebbero gli introiti e non è certo il momento di sprecare risorse.
Il nostro settore è gravemente compromesso dai recenti provvedimenti e dal forzato lockdown di Natale
– continua Artelio – Tra Verona e provincia stimiamo un crollo di fatturato, per il 2020, tra il 60 e l’80% a seconda delle zone e delle tipologie di attività”.

Quasi un centinaio di pubblici esercizi circa del centro città, compresi tutti i ristoranti tipici ha già deciso che il 7 e l’8 resterà chiuso – annuncia Leo Ramponi presidente dell’Associazione Ristoratori di Confcommercio VeronaRiavviare l’attività richiede tempo per preparare, pulire, mobilitare la linea produttiva; inoltre lavoriamo con materie prime deteriorabili in pochi giorni, che se non utilizzate, vanno buttate. Dinamiche relativamente complesse ma evidentemente per nulla chiare al Governo. E mentre tutti o quasi possono aprire l’attività, anche il sabato e la domenica, comprese realtà produttive e commerciali che non vendono generi di prima necessità – conclude Ramponi – noi siamo condannati all’oblio. Intanto continuiamo a pagare gli stipendi e a sostenere ingenti costi fissi“.

L’apri e chiudi a singhiozzo è deleterio e quasi offensivo per le aziende, perché impedisce di avere una progettualità e gestire il personale e le derrate in maniera fluida – aggiunge Emanuel Baldo, vicepresidente Fipe-Confcommercio Verona e rappresentante del settore bar. Tutto diventa estremamente complicato e impegnativo, al tirar delle somme i costi sono superiori agli incassi e si rischia di generare uno spreco alimentare importante. Ancora una volta questo governo si dimostra totalmente avulso dalla realtà imprenditoriale e commerciale: sembra ci faccia aprire qualche ora per due giorni giusto per darci un contentino. Ma non si fa così. E’ una pagliacciata: ogni provvedimento, ormai, è peggiore del precedente“.

Il nostro settore ha sempre seguito responsabilmente le prescrizioni richieste per combattere l’emergenza Covid, ora ci aspettiamo che la medesima responsabilità venga fatta propria dalla politica nell’adottare linee e procedure utili a rendere efficace e veloce la campagna di vaccinazione, programmando senza disperdere tempo: è questa la grande sfida” – questo l’appello finale di FIPE Confcommercio Verona.

 
 

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