Cure palliative nei tumori ginecologici avanzati: imparare a vincere le nostre paure

 
 

“Parlare di cure palliative nel contesto di un tumore avanzato è sempre un argomento difficile: da una parte i pazienti percepiscono la palliazione come l’abbandono di ogni cura attiva e l’avvicinarsi inesorabile della fine della vita, dall’altra parte, anche noi medici abbiamo difficoltà ad affrontare questo argomento, in quanto noi stessi ci sentiamo sempre coinvolti nella comunicazione ai malati anche delle cattive notizie”, ci dice il prof Stefano Uccella, Professore Associato presso la Clinica Ostetrica e Ginecologica Universitaria di Verona.

Il 28 e 29 novembre prossimi, si terrà un incontro formativo molto sentito dal titolo “Cure Palliative in Ginecologia”. Il Convegno, organizzato dall’equipe dell’Unità Operativa di Ginecologia ed Ostetricia diretta dal professor Massimo Piergiuseppe Franchi, sarà rivolto a Medici, Infermieri ed Operatori sanitari che quotidianamente lavorano al fianco di Donne affette da tumori ginecologici avanzati e si terrà presso l’Ospedale di Borgo Trento. 

L’accesso alle cure palliative è garantito dalla Legge e consente di impostare un trattamento personalizzato per poter accompagnare il malato nel controllo del dolore, fisico o psicologico, e degli altri sintomi che provocano sofferenza ma anche di fornire supporto alle famiglie. “Vogliamo sensibilizzare il personale sanitario che lavora sul territorio alla gestione dei bisogni complessi della persona con malattia tumorale avanzata. Palliazione non vuole dire per forza fine della vita. Le cure palliative per una persona malata di un tumore grave dovrebbero essere attivate presto nel corso della malattia – spiega il professor Uccella – tanto è vero che mi piace parlare, di cure simultanee, piuttosto che di cure di fine vita. L’attivazione precoce, tempestiva delle cure palliative dovrebbe verificarsi, infatti, già al momento della diagnosi di tumore avanzato ed esse dovrebbero essere a disposizione della paziente simultaneamente a tutti gli altri trattamenti “attivi”come la chirurgia, la radioterapia e la chemioterapia. E’ stato infatti dimostrato che un approccio precoce alla palliazione migliora la qualità di vita e l’efficacia dei trattamenti”.

Nell’ambito del Convegno si discuterà del fatto che l’attivazione delle cure palliative, purtroppo, viene spesso effettuata nelle ultime settimane di vita del paziente oncologico, conducendo inevitabilmente a sintomi non adeguatamente trattati, ansia e sconforto nel paziente e trattamenti eccessivamente aggressivi nel fine vita.

“Il ricorso in extremis alle cure palliative contribuisce a rafforzare la percezione delle pazienti e delle loro famiglie, di essere giunti al capolinea, al momento della perdita di ogni speranza e della morte, istituendo l’equazione della palliazione come resa del personale sanitario di fronte ad una malattia refrattaria e come transizione inerme verso l’Hospice” – continua il prof. Uccella – “attivare queste cure precocemente è una modalità più rispettosa e utile alle nostre pazienti: mi è piaciuta molto una metafora fornita da Camilla Zimmermann: le cure palliative devono essere intese come un ombrello che ci si porta dietro in una giornata di cielo incerto; se arriva un temporale, posso aprirlo e non sono costretto a bagnarmi mentre vado in cerca di una copertura. Come il tempo atmosferico, il decorso della malattia oncologica avanzata risulta imprevedibile, potendo determinare la comparsa improvvisa di complicanze severe. L’accesso e la disponibilità di cure palliative deve essere intesa come l’ombrello, pronto ad essere aperto in caso di pioggia, e non confuso con la pioggia stessa. Portarmi dietro un ombrello, non aumenterà la probabilità di pioggia, ma se mi servirà, sarò contento della mia scelta”.

Negli ultimi 2 anni, c’è stato un notevole aumento dell’attività oncologica ginecologica presso l’Ospedale di Borgo Trento, con un incremento di circa il 250%. “Molte persone si sono rivolte con fiducia a noi anche da altre province e Regioni. Abbiamo interpretato questo aumento come una testimonianza di stima e speranza nei confronti del nostro Ospedale e del nostro gruppo”. 

Per fare fronte alle esigenze di pazienti e famiglie, è stato recentemente costituito il Gruppo Interdisciplinare HELP, acronimo di “Hospital End of Life Palliative Care”, che rappresenta un team di consulenza formato da un Medico, un Infermiere ed uno Psicologo (e all’occorrenza anche altri specialisti ed es. Antalgisti, Nutrizionisti) che sarà a supporto delle Unità Operative che ne richiedano l’intervento. “L’obiettivo del nostro incontro è di confrontarci e formarci ad una visione nuova della palliazione” conclude il prof. Uccella “le cure palliative devono poter aiutare le nostre pazienti e le loro famiglie nel momento difficile della malattia. Dobbiamo imparare a vincere le nostre paure, offrendo informazione e sostegno a chi ha bisogno”.

 
 

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