a che cosa servono i sondaggi?

 
 

 

In politica la moderazione è “una prassi di tolleranza, prudenza, misuratezza; è la capacità di conciliare i contrasti, la ricerca della concretezza e la diffidenza per l’astrattezza dogmatica”, almeno così la definiscono illustri sociologi.

Nell’Italia in cui, secondo una recente ricerca SWG, i sentimenti dominanti sono rabbia (39%), disgusto (31%) e tristezza (30%), la propensione alla misura e alla ponderatezza sembrano una ventata di cambiamento. I segnali che emergono dal Paese vanno osservati con cura, in particolare per gli spazi che si aprono.

Fino a pochi anni fa il Paese si è percepito come una nazione con aspirazioni bipolari: prima con il quarantennale bipartitismo imperfetto di Dc‐Pci; poi con il bipolarismo incompiuto centrosinistra-centrodestra.

L’emergere del M5S ha spezzato l’illusione del gioco a due, mutando il quadro geometrico della politica nazionale; il campo politico non si è sviluppato più lungo una linea retta da un polo all’altro, ma è diventato un triangolo scaleno, con la conseguente destrutturazione dello storico asse di confronto tra progressisti e conservatori, destra e sinistra. Il nuovo campo politico ha collocato le coalizioni storiche (centrodestra e centrosinistra) negli angoli statici del triangolo e ha posto il M5S nell’angolo del cambiamento, della spinta rinnovativa.

L’arrivo al vertice del Pd di Matteo Renzi ha nuovamente smosso le acque; le polarità si sono ulteriormente spostate e il triangolo scaleno si è capovolto, con l’affermarsi di due angoli del cambiamento (pentastellato e Pd), lasciando nell’angolo della staticità l’offerta politica berlusconiana.

La veloce evoluzione del quadro, l’irrompere di Salvini con la sua Lega lepenista, il declino di Forza Italia, ormai frammentata in svariati rivoli,  l’accrescersi del polo astensionista, ma anche le difficoltà, che a vario titolo, spuntano nel mondo Cinquestelle, stanno generando una nuova evoluzione del panorama.

Una parte importante del Paese avverte una certa stanchezza sia per i toni da campagna elettorale permanente che caratterizzano il confronto politico, sia per l’incompetenza che dimostra buona parte della classe politica, specie sul fronte della capacità di disegnare il futuro.

A questo punto risulta chiaro che vincente risulterà la proposta di quella formazione che riuscirà a dare risposte costruttive, che riuscirà a riprendere un filo di fiducia che Berlusconi era riuscito ad accaparrarsi per lungo tempo e che poi non è riuscito a convertire in una serie compiuta di provvedimenti legislativi. Anzi, ormai è diventato chiaro a quella grossa parte di elettorato, che, erroneamente viene definito “moderato” (come ha più volte sottolineato Ilvo Diamanti), quell’elettorato che più correttamente possiamo definire “centrista”, che si ritiene liberal e progressista, che nulla ha a che vedere con le posizioni estremizzanti di alcune formazioni politiche, che la favola berlusconiana è finita. La maggior parte di quelli che furono gli elettori dell’uomo di Mediaset ha recepito come fallimentare il suo progetto politico, inattuato se non per la parte di tutela dei suoi interessi personali.

Diventa pertanto fondamentale recuperare il consenso centrista, ma buona parte dei media sta lavorando esattamente in senso contrario a questo, visto che i dibattiti tendono sempre più ad inasprire i toni e ad estremizzare le situazioni; si tende cioè a cercare di sospingere il sentimento di chi assiste da casa a queste vere e proprie corride verso le ali estreme. Per questo si utilizzano costantemente i sondaggi, che, a mesi, se non addirittura ad anni, di distanza dagli appuntamenti elettorali che contano, vien da chiedersi a cosa servono…

Tra l’altro i sondaggisti si sono dimostrati ripetutamente incompetenti, ma per giustificare la loro esistenza continuano imperterriti a sfornare dati, senza mai chiarire le modalità con le quali li costruiscono. Basta ricordare le recenti elezioni europee, dove i dati usciti dalle urne smentirono in modo sostanziale i maghi delle previsioni. Oppure gli exit poll clamorosamente errati del 2006, che videro poi i sondaggisti che si affannavano, su tutte le reti, a spiegare le motivazioni dei loro errori macroscopici. Ultimo caso, ieri a Bolzano, dove il risultato del M5S è stato nettamente al di sotto delle previsioni… Non siamo maghi, ha dichiarato il più famoso di loro, ma, purtroppo, i sondaggisti sembrerebbero molto sensibili ai desiderata di chi quei sondaggi ha commissionato.

Perciò sarà più opportuno, per tutte le formazioni politiche che vogliono avere successo, abbandonare i toni aspri ed ideologizzanti, anche se a tratti fanno avere riscontri positivi nei sondaggi, e rifarsi alla moderazione, così come la definiscono i sociologi.

Lorenzo Dalai

 

 

 

 

 
 
Lorenzo Dalai, nato a Verona, laureato in filosofia, sono sposato con Marilisa e ho tre figli. Sono stato responsabile dell’organizzazione aziendale di una catena di supermercati e Consigliere provinciale dal 2009 al 2014. Dal 1980 al 1988 Consigliere nazionale della Federazione Italiana Canoa Kayak, Attualmente Consigliere comunale ad Erbezzo.

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