Il nuovo Rapporto ISPRA 2025 conferma un quadro allarmante per il consumo di suolo in Italia, con il peggior dato dell’ultimo decennio e un ritmo di trasformazioni che continua a erodere aree naturali e agricole al ritmo di 10 mila metri quadrati ogni ora.
A Verona la situazione resta critica. Tra il 2023 e il 2024 nel capoluogo scaligero sono stati consumati 15,88 ettari di suolo netto, un valore che colloca la città al 69° posto su 7.986 comuni italiani per incremento di superfici artificiali. In Veneto, Verona è quinta per aumento del consumo di suolo, dietro Venezia, Montebello Vicentino, San Bonifacio e Dolo.
In provincia il bilancio è ancora più pesante: San Bonifacio guida la classifica con 22,44 ettari di suolo consumati, mentre Legnago rappresenta un’eccezione virtuosa, registrando nel 2024 un saldo negativo, con più aree recuperate che cementificate. Un segnale, sottolinea Legambiente, che “invertire la rotta è possibile quando si scelgono rigenerazione, recupero e tutela delle aree agricole”.
Nonostante il rallentamento rispetto al biennio 2022–2023, Verona resta una delle province più colpite d’Italia, sesta a livello nazionale per incremento di suolo consumato. In dodici mesi, circa 50 ettari in meno rispetto all’anno precedente, ma la tendenza resta strutturale, soprattutto a fronte di una popolazione in diminuzione.
Nel dettaglio, secondo ISPRA, il 28,8% del territorio comunale di Verona è oggi impermeabilizzato. Un dato inferiore a quello di grandi città come Torino (65%), Milano, Napoli e Pescara, ma comunque significativo per un capoluogo che conserva ancora vaste aree agricole e naturali.
Sotto accusa, da parte di Legambiente Verona, anche i nuovi progetti urbanistici che rischiano di peggiorare il bilancio ambientale. In particolare il contestato “Onda Surf Park” in località Bertacchina, tra Gardesana, canale Camuzzoni e Adige: un intervento che prevede una grande vasca per onde artificiali, strutture turistiche e parcheggi, con 3,8 ettari di suolo agricolo destinati a diventare superfici impermeabili.
«Di fronte a questi dati – afferma Andrea Gentili, presidente di Legambiente Verona – ci auguriamo che non venga mai approvato il progetto Onda Surf. È l’esempio perfetto di ciò che Verona non può più permettersi: nuovo consumo di suolo in aree agricole produttive, traffico aggiuntivo e un modello di sviluppo incoerente con gli impegni ambientali del Comune».
Legambiente chiede all’amministrazione comunale di bloccare ogni nuova espansione edilizia fino all’approvazione del nuovo Piano di Assetto del Territorio, fissando un obiettivo vincolante di azzeramento del consumo di suolo entro il 2030, in linea con le indicazioni europee e le raccomandazioni ISPRA.
«Verona ha un grande patrimonio di aree dismesse, case sfitte e spazi pubblici da recuperare – conclude Gentili –. Accogliamo con favore quando si sceglie di rigenerare, come nel caso della torre Biasi a Verona Sud che ospiterà studenti senza nuovo costruito, o quando si investe per togliere cemento, come nel futuro parco urbano dell’ex parcheggio di fronte alla Fiera. Il futuro della città deve ripartire da qui, non da nuove colate di cemento».







































