Confesercenti Veneto: aumento prezzi, ricadute su ristorazione

 
 

Prosegue l’impennata dei prezzi per il decimo mese consecutivo. Una spinta propulsiva a due cifre che arriva, ancora una volta, dai beni energetici e si sta trasmettendo a diversi altri componenti, complice la situazione critica relativa alle materie prime, anche alimentari.

Secondo l’Ufficio Studi di Confesercenti Veneto, nel settore di alloggi e della ristorazione abbiamo riscontrato un aumento medio dei prezzi di prodotti alimentari del 23,2%.

I prodotti che hanno subito maggiore aumento sono l’olio di semi del 73,6%, prodotti ittici (branzino/orata) del 41,1%, vongole del 45,6%, carne suino del 31,9%, Roast Beef del 29,5%, Pollo del 38,8% ecc.

Al netto dell’ultimo Decreto Aiuti, tenendo conto dell’attuale tasso d’inflazione, Confesercenti calcola un aumento dei costi annuali per i pubblici esercizi, attività commerciali e ricettive da un minimo di 20.000 euro ad un massimo di 23.000 euro.

L’aumento dei costi non ha tuttavia ancora avuto effetti sui listini.

La maggioranza degli imprenditori non vuole infatti compromettere l’avvio di una ripresa e una stagione turistica che si annuncia positiva e hanno contenuto l’aumento medio dei prezzi dei listini del 3,6%, con queste specifiche: 4,1% per le città d’arte, 4,7% nelle Dolomiti e 2% per il resto del Veneto per la ristorazione e hotel, del 5%.

Il primato degli aumenti riguarda Venezia Centro Storico con una differenza di +2% in confronto con il resto della regione perché è da aggiungere anche l’aumento dei costi relativi al trasporto acqueo.

La voce dei ristoratori

Tuttavia far quadrare i conti appare molto complicato e, se la guerra in corso dovesse rendere la situazione più difficile

sarà inevitabile che nei prossimi mesi si verifichi una dinamica al rialzo come è già avvenuto in alcuni casi.

Renato Lonardoni del ristorante L’Orologio, a due passi da piazza Bra a Verona: “Nonostante tutto, stiamo facendo i salti mortali per non aumentare i prezzi tout cour, tuttavia è inevitabile che particolari piatti a base di carne di manzo ma anche di pesce, abbiano subito un rialzo, per ora contenuto. Stiamo cercando di non compromettere la stagione turistica con dei ritocchi che ci penalizzerebbero, ma non è detto che riusciremo a tenerli così per tanto”.

Luca Barca, che ha un’ampia platea di clienti grazie alla sua diversa offerta nei tre locali veronesi, Ristorante Al Torcolo, Bistrot Torcolino e Re Carlo da Barca, dice: “I nostri prezzi sono fermi, ora che vediamo una bella ripresa di presenze in città, procedere con ritocchi ai menù rischiando di non essere più competitivi rispetto ad altri, non ci conviene. Anche perchè, gli aumenti purtroppo ricadono su tutti, noi imprenditori, su lavoratori e famiglie. Dobbiamo ora guardare il lato positivo, ovvero la vivacità di Verona e la ripartenza turistica che ci fa ben sperare”.

Per Confesercenti Veneto le misure prese finora dal Governo e condizionate dai vincoli di bilancio non sono adeguate.

“Le risorse sono sufficienti se ben utilizzate e se fanno parte di una strategia di più lungo periodo. Aiutare un’impresa a superare la crisi può – ad esempio – costare meno che pagare la cassa integrazione a chi ha perso il lavoro. Va tenuto presente che l’inflazione in costante crescita non colpirà solo la ristorazione. L’aumento generalizzato dei prezzi rischia infatti di travolgere anche le famiglie. Il Governo continua ad affrontare questa situazione con bonus e misure una tantum che rischiano anche di creare distorsioni. Bisogna sostenere il potere d’acquisto delal famiglie con misure strutturali di decontribuzione. Il taglio del cuneo fiscale e contributivo, può mettere nelle tasche dei lavoratori fino a 35 mila euro di reddito, 1223 euro, l’equivalente di una mensilità aggiuntiva, per tutta la vita lavorativa, con un effetto significativo anche sui consumi”

 
 

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here