Condannato l’avvocato-consigliere per il saluto romano in aula. Bertucco: “Era ora”

 
 

Ieri la Corte d’Appello di Venezia ha ribaltato la sentenza di primo grado e ha condannato l’avvocato e consigliere comunale Andrea Bacciga per aver fatto il saluto romano all’interno dell’aula del consiglio comunale di Verona, durante la seduta del 26 luglio 2018.
All’epoca erano in discussione due mozioni che prevedevano finanziamenti a enti e progetti legati ai movimenti anti-aborto; nella stessa seduta erano intervenute attiviste del movimento Non Una di Meno, travestite come “ancelle” richiamando la serie televisiva *The Handmaid’s Tale”.

La Corte d’Appello ha ritenuto che quel gesto – compiuto in un luogo istituzionale e rivolto a persone che manifestavano una loro opinione – configurasse una “manifestazione usuale del partito fascista” ai sensi dell’articolo 5 della Legge Scelba (legge 645/1952) che punisce chiunque «partecipando a pubbliche riunioni, compie manifestazioni usuali del disciolto partito fascista oppure di organizzazioni naziste». 

La condanna prevede sei mesi di reclusione e l’interdizione dai pubblici uffici per cinque anni, entrambe condizionalmente sospese. 
Con questa sentenza viene dunque riaffermato un principio fondamentale: che in una democrazia le istituzioni rappresentative non possono diventare palco per gesti che rievochino ideologie antitetiche ai valori costituzionali.

Resta da vedere come evolverà la vicenda in eventuale ricorso in Cassazione, ma il segnale è forte: non è tollerabile che il saluto romano – simbolo storico del fascismo italiano – venga utilizzato come provocazione o derisione all’interno di un consiglio comunale.

«La sentenza della Corte d’Appello di Venezia che condanna l’avvocato e consigliere di estrema-destra Andrea Bacciga per aver fatto il saluto romano in aula consiliare nel 2018, a scherno e a provocazione delle attiviste di Non Una di Meno che stavano contestando una mozione antiabortista, ristabilisce un principio importante a tutela e a rispetto delle istituzioni democratiche – sottolinea Michele Bertucco, candidato alle prossime elezioni regionali del Veneto -.
Ci sono voluti ben sette anni di impegno giudiziario. Potevano essere molti di meno se solo chi allora rappresentava quelle stesse istituzioni nei ruoli di vertice avesse visto o parlato. Invece, all’epoca, il presidente del Consiglio comunale disse di non aver visto nulla, e il sindaco non proferì parola. E qualche tempo dopo Bacciga venne persino promosso a presidente della commissione consiliare Sicurezza.
L’intero onere della prova è ricaduto sulle spalle delle associazioni: Non Una di Meno, ANPI, ANED, che anche grazie alla mia testimonianza al processo (ero l’unico consigliere chiamato, insieme al consigliere 5 Stelle Gennari, ai primi di aprile 2021) hanno accertato che il gesto fu effettuato non una, ma ben due volte. Condannarlo e sanzionarlo, prima che nel dibattito giudiziario, avrebbe dovuto essere automatico politicamente. Invece, nella Verona di allora, sono stati necessari due gradi di giudizio…
Mi congratulo con chi ha tenuto viva la battaglia civica e giuridica, e con la magistratura che ha dato concretezza alla tutela dei valori costituzionali. Con le associazioni e gli attivisti continueremo a vigilare affinché tali gesti non trovino più spazio nelle sedi della rappresentanza pubblica.»