Commissione Ue: modificati i livelli massimi residui di clorato in o su determinati prodotti alimentari. Era necessario?

 
 

Con il Regolamento (UE) 2020/749 del 4 giugno 2020, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale Unione Europea n. 60 del 3 agosto 2020, la Commissione europea ha modificato l’allegato III del Regolamento (CE) n. 396/2005 del Parlamento europeo e del Consiglio per quanto riguarda i livelli massimi di residui di clorato in o su determinati prodotti alimentari. 

Oggi la diffusione diretta di clorati come agrofarmaci non è più autorizzata nell’Unione Europea e anche se l’addizione di cloro negli alimenti di origine animale non è ammessa, è invece consentito a livello nazionale il lavaggio dei vegetali con acqua trattata con questa sostanza. La presenza nei cibi, quindi, può derivare dall’impiego di acqua clorata, nella preparazione alimentare o nella pulizia dei macchinari per la produzione.

Come per le tutte le sostanze potenzialmente nocive, gli effetti dipendono dalle quantità, dalla durata e dalla frequenza di esposizione, oltre che dalle condizioni del soggetto coinvolto.

La prima conseguenza di un sovradosaggio moderato per via alimentare è l’aumento della pressione sanguigna, in quanto il cloro nei cibi si associa al sodio. Se la sostanza è presente nell’acqua con percentuali particolarmente alte, si possono verificare forti dolori allo stomaco, vomito, bruciore e gonfiore alla bocca e alla gola, problemi respiratori acuti e accumulo di fluidi nei polmoni.

Il Regolamento (CE) n. 396/2005 del 23 febbraio 2005, riguarda direttamente la sanità pubblica e concerne i livelli massimi di residui (LMR) di antiparassitari nei o sui prodotti alimentari e mangimi di origine vegetale e animale. I dati LMR sono rilevanti in quanto le disparità tra i livelli massimi di residui di antiparassitari fissati a livello nazionale possono costituire un ostacolo agli scambi di prodotti. Pertanto, nell’interesse della libera circolazione delle merci, delle pari condizioni di concorrenza tra gli Stati membri e di un elevato livello di tutela dei consumatori, è stato ritenuto opportuno fissare su scala comunitaria livelli massimi di residui (LMR) per i prodotti di origine vegetale e animale, tenendo conto della buona pratica agricola.

Inoltre conformemente alla Decisione 2008/865/CE della Commissione (riguardante la non iscrizione del clorato nell’allegato I della Direttiva 91/414/CEE del Consiglio e la revoca delle autorizzazioni di prodotti fitosanitari contenenti detta sostanza) tutte le autorizzazioni di prodotti fitosanitari contenenti clorato sono state revocate a seguito della non inscrizione del clorato, quale sostanza attiva, nell’allegato I della Direttiva 91/414/CEE del Consiglio. Ricordo che una sostanza attiva viene iscritta nell’allegato I per un periodo iniziale non superiore a dieci anni a condizione che il loro impiego e i loro residui derivanti da un’applicazione conforme alla buona pratica fitosanitaria non abbiano effetti nocivi sulla salute dell’uomo o degli animali o sulle acque sotterranee né un influsso inaccettabile sull’ambiente e che detti residui, se significativi dal punto di vista tossicologico o ambientale, possano essere misurati con metodi di applicazione corrente.

Gli effetti del clorato sulla salute umana e sull’ambiente sono stati valutati dalla Commissione in conformità delle disposizioni dei regolamenti (CE) n. 451/2000 e (CE) n. 1490/2002, inoltre il progetto di rapporto di riesame su tale sostanza è stato esaminato dagli Stati membri e dalla stessa Commissione europea. Esaminando tale sostanza attiva si è concluso che esistono indizi chiari per ritenere che la sostanza possa avere effetti nocivi sulla salute umana, in particolare se si considera l’esposizione inaccettabile degli operatori visto il livello di esposizione ammissibile per gli operatori (AOEL) proposto a titolo provvisorio.

Conseguentemente il clorato non è stato iscritto nell’allegato I della Direttiva 91/414/CEE e sono state adottate misure volte a garantire che le autorizzazioni esistenti di prodotti fitosanitari contenenti clorato siano revocate entro il 10 maggio 2009, non siano ulteriormente rinnovate, né siano concesse nuove autorizzazioni per tali prodotti.

Per  tali ragioni al clorato non sono stati fissati livelli massimi di residui (LMR) specifici e, poiché tale sostanza non è stata iscritta nell’allegato IV del Regolamento (CE) n. 396/2005, attualmente, a tutti i prodotti alimentari e mangimi iscritti nell’allegato I del Regolamento (CE) n. 396/2005 si applica l’LMR di base pari a 0,01 mg/kg.

Oltre al suo impiego primario in prodotti fitosanitari, il clorato è anche una sostanza che si forma come sottoprodotto derivante dall’utilizzo di disinfettanti a base di cloro nel trattamento degli alimenti e dell’acqua potabile. Tali usi hanno determinato l’attuale presenza di residui di clorato rilevabili negli alimenti. Tra il 2014 e il 2018, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare («l’Autorità») ha raccolto i dati di monitoraggio al fine di verificare la presenza di residui di clorato nel trattamento degli alimenti e dell’acqua potabile. Tali dati hanno evidenziato che i residui di clorato sono presenti a livelli che superano di frequente l’LMR di base pari a 0,01 mg/kg e che tali livelli variano in funzione dell’origine e del prodotto.

Emerge da tali risultanze che non è al momento possibile raggiungere livelli di residui di clorato conformi all’LMR vigente pari a 0,01 mg/kg. L’Autorità ha adottato un parere scientifico inerente ai rischi per la salute pubblica connessi alla presenza di clorato negli alimenti. In tale parere l’Autorità ha stabilito una dose giornaliera tollerabile (DGT) pari a 3 Ʋg/kg di peso corporeo al giorno e una dose acuta di riferimento (DAR) pari a 36 Ʋg/kg di peso corporeo. Sulla base dei dati raccolti nel 2014, l’Autorità ha concluso che l’esposizione alimentare acuta al clorato non supera la DAR. Le esposizioni alimentari medie al clorato nei paesi europei superano la DGT in determinati sottogruppi della popolazione quali i lattanti e i bambini nella prima infanzia con una lieve o moderata carenza di iodio (fonte EFSA, 2015).

Al fine di abbassare i livelli di clorato e ridurre l’esposizione mediante un’azione coordinata in diversi settori pertinenti e correlati, nel 2017 gli Stati membri hanno approvato un piano d’azione multidisciplinare che prevede una serie di iniziative da intraprendere in parallelo, comprese misure sull’acqua potabile, l’igiene, e la fissazione di livelli massimi di residui provvisori per alimenti e mangimi.

Il Regolamento (UE) 2020/749, di cui in trattazione, riguarda la fissazione di livelli massimi di residui provvisori negli alimenti. A tal fine, tra il 2014 e il 2018 è stato raccolto un gran numero di dati di occorrenza, sia dagli Stati membri che dagli operatori del settore alimentare. I dati mostrano una tendenza generale a livelli decrescenti.

     Nel caso specifico del clorato, per il quale i residui non derivano dall’impiego di pesticidi, bensì dall’impiego di soluzioni a base di cloro nella trasformazione alimentare e nel trattamento dell’acqua potabile, è stato ritenuto opportuno fissare dei livelli massimi a un tenore che sia «tanto basso quanto ragionevolmente ottenibile» (principio ALARA, as low as reasonably achievable), attenendosi alle buone prassi di fabbricazione e garantendo al contempo la possibilità di mantenere corrette prassi igieniche.

Questo approccio garantisce che gli operatori del settore alimentare applichino misure per prevenire e ridurre il più possibile i livelli di clorato negli alimenti al fine di tutelare la salute pubblica, pur tenendo in considerazione la necessità di assicurare la sicurezza microbiologica degli alimenti. In base al principio ALARA, gli LMR provvisori per il clorato si basano sul 95o percentile dei dati di occorrenza, tenuto conto dell’uso di acqua potabile legittimamente trattata nella trasformazione alimentare. Gli LMR dovrebbero essere riveduti al più tardi entro cinque anni dalla pubblicazione del presente regolamento alla luce di possibili sviluppi in materia di igiene e acqua potabile, di ulteriori progressi compiuti dagli operatori del settore alimentare per abbassare i livelli di clorato o nel caso si rendano disponibili informazioni e dati nuovi tali da giustificare un riesame anticipato.

La Commissione ha consultato i laboratori di riferimento dell’Unione europea circa i limiti di determinazione (LD) appropriati per i residui di clorato in determinati prodotti specifici e sulla base del parere scientifico dell’Autorità gli LMR proposti soddisfano i requisiti di cui all’articolo 14, paragrafo 2, del Regolamento (CE) n. 396/2005.

La Commissione nell’adottare il Regolamento Regolamento (UE) 2020/749, ha pertanto modificato l’allegato III del Regolamento (CE) n. 396/2005 rendendolo conforme all’allegato del nuovo Regolamento. Infine gli LMR provvisori per il clorato saranno riveduti entro l’8 giugno 2025.

In sintesi: dopo un periodo di revoca, non potendo eliminare totalmente la presenza del clorato dagli alimenti, è stata aggiunta la colonna per il principio attivo “clorato”, relativamente ai “Residui e livelli massimi di residui (mg/kg) di antiparassitari”, in precedenza assente, con i correlati  e corrispondenti valori di soglia LMR per singolo alimento.

I risultati, dunque, sollevano la questione di metodi alternativi alla clorazione dell’acqua, compreso l’uso dell’ozono, del trattamento UV o della filtrazione semplice.

Il Regolamento entra in vigore il ventesimo giorno successivo alla pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell’Unione europea, ovvero, il 23 agosto 2020.

Alberto Speciale

 
 
Classe 1964. Ariete. Marito e padre. Lavoro come responsabile amministrativo e finanziario in una società privata di Verona. Sono persona curiosa ed amante della trasparenza. Caparbio e tenace. Lettore. Pensatore. Sognatore. Da poco anche narratore di fatti e costumi che accadono o che potrebbero accadere nella nostra città. Ex triatleta in attesa di un radioso ritorno allo sport.

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