Comitato Opera Nostra – Fondazione Arena Bene Comune: che fine faranno i fondi della legge Bray?

 
 

I soldi della Legge Bray saranno utilizzati per pagare i debiti o per il rilancio artistico della Fondazione Arena? In questo articolo proveremo a farvi partecipi di un dubbio che da diverso tempo ci attanaglia. Ma prima di raccontare le nostre perplessità sul reale utilizzo del prestito, perché di questo si tratta, dei denari che arriverebbero grazie alla legge Bray, è essenziale dare alcune informazioni.
Consideriamo innanzitutto il fatto che la liquidità è fondamentale per la sopravvivenza di ogni impresa, pubblica o privata che sia. Consideriamo inoltre che il debito maggiore di Fondazione Arena è nei confronti di Unicredit, la banca che ha il monopolio della sua biglietteria, tramite la controllata Ticket One, e che i soldi inviati dai Ministeri competenti, come ad esempio quelli relativi al Fondo per lo spettacolo passano proprio dalle casse di Unicredit. Un legame stretto quindi, quasi soffocante, che lascia alla banca la facoltà di aprire e chiudere i cordoni della borsa a suo piacimento.
Pensiamo che il compito di un nuovo presidente della Fondazione, che per legge corrisponde alla figura del sindaco, avrebbe dovuto far sì che questo accentramento non si verificasse, garantendo la diversificazione delle linee di credito e la gestione della biglietteria.
Detto questo, la domanda alla quale da tempo cercavamo una risposta è la seguente: all’interno della tanto agognata legge Bray esistono articoli o commi che vincolino l’utilizzo del denaro al rilancio artistico delle Fondazioni lirico sinfoniche e non ne permettano quindi un loro diverso impiego, ad esempio per coprire situazioni debitorie?
La domanda è stata rivolta pochi giorni fa, durante un convegno organizzato dal Movimento 5 stelle, ad una delle persone che riteniamo abbia le competenze per dirimere la questione. La senatrice Michela Montevecchi, membro della commissione Cultura, e già intervenuta in altri convegni organizzati dai lavoratori, ha risposto laconicamente che no, non esiste alcun vincolo del genere.
Ne deduciamo quindi che, se effettivamente quei dieci milioni saranno erogati (ci risulta che ad oggi la procedura sia al vaglio della Corte dei Conti), non è affatto detto che arrivino nelle casse di Fondazione Arena e che possano essere impiegati per quel rilancio artistico che rappresenterebbe la vera salvezza per una realtà che negli ultimi anni, grazie soprattutto alla gestione Tosi-Girondini, ha visto decadere la qualità delle sue produzioni.
Difficilmente sarebbe possibile mettere in campo nuove produzioni, che necessitano di allestimenti, costumi, scenografie, cast e che hanno costi elevati. Lo stesso riammodernamento delle ormai vetuste scenografie sarebbe impresa difficile.
Forse qualcuno potrebbe pensare che le nostre sono semplicemente illazioni strumentali, e che anche se non vi sono vincoli specifici le banche, a partire da Unicredit dalla quale passeranno quei denari (per ora, lo ricordiamo, solo ipotetici), non si avvarrebbero della facoltà di trattenerli, integralmente o in parte, a titolo creditizio.
Ci auguriamo che succeda questo, ma i precedenti non ci tranquillizzano; in un articolo del 4 novembre 2016, pubblicato dal Corriere del Veneto, si può leggere, ad esempio, la seguente dichiarazione di Paolo Seghi, segretario provinciale per la Slc-Cgil: «Circa 2 milioni di euro che, tuttavia, a quel che ci risulta, sono stati trattenuti dalle banche per far fronte all’esposizione debitoria del teatro. Il che significa che la carenza di liquidità di Fondazione sembra destinata a permanere».
I due milioni di euro ai quali si riferisce il sindacalista sono i soldi inviati dal ministero per i Beni Culturali concernenti due rate del Fondo per lo Spettacolo, ossia stanziamenti governativi che vengono erogati annualmente anche alle fondazioni lirico sinfoniche.
La situazione è quindi complessa e la nostra speranza è che vi saranno confronti tra i creditori ed i ministeri interessati per far sì che i soldi della legge Bray vengano effettivamente utilizzati per il rilancio artistico della Fondazione.
Per ora, come abbiamo sempre fatto, ci preme informare cittadini e lavoratori su quali possano essere i pericoli incombenti, ma, dopo le elezioni amministrative, ci riserviamo di chiedere chiarezza al nuovo sindaco e presidente di Fondazione Arena, e al sovrintendente al fine di capire finalmente la destinazione reale dei fondi (eventuali) garantiti dalla legge Bray.

Andrea Nicolini per Comitato Opera Nostra – Fondazione Arena Bene Comune

 
 

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here