Si è svolta sabato la commemorazione per l’80esimo anniversario della Battaglia in difesa del Palazzo delle Poste e della difesa della Caserma Campofiore da parte dell’8° Reggimento Artiglieria (Pasubio), espressioni concrete della Resistenza Veronese.
Nel corso della cerimonia, sono stati ricordati gli eventi del 9 settembre 1943, quando, all’indomani dell’annuncio dell’armistizio, un gruppo di cittadini veronesi, guidati dai garibaldini Darno Maffini e Berto Zampieri e dal tenente Vincenzo D’Amore, prese le armi contro l’invasore nazista, tenendo il Palazzo delle Poste per ore, fino all’esaurimento delle munizioni, e rallentando così l’avanzata tedesca. Nel frattempo, sull’altro versante dell’Adige, l’8° Reggimento Artiglieria, al comando del colonnello Eugenio Spiazzi, difendeva strenuamente la caserma Campofiore. Eventi storici che devono restare impressi nella memoria collettiva e che hanno contribuito a conferire a Verona la Medaglia d’Oro della Resistenza. Presenti l’assessore alla Memoria Jacopo Buffolo, lo storico della mentalità e formatore Francesco Filippi, il presidente Associazione Nazionale Artiglieri Giuseppe Fratton, il presidente del Consiglio comunale Stefano Vallani, consiglieri comunali e autorità varie, di fronte a un numero cospicuo di cittadini e cittadine.
La commemorazione è iniziata con la deposizione della corona ai Caduti di Piazza delle Poste e terminata con la deposizione di un’altra corona ai Caduti dell’8° Reggimento Divisione Pasubio, al cippo installato nel parco della ex Caserma Campofiore.
«Oggi ricordiamo un insieme eterogeneo di persone su cui si costruisce e comincia simbolicamente la Resistenza Italiana nella nostra città, ma anche qualcosa di più – esordisce l’assessore alla Memoria Jacopo Buffolo -, perché dalla Resistenza nascono le istituzioni della Repubblica. Le persone che combatterono tra le vie della nostra città e nelle caserme avevano diverse idee politiche: erano comunisti, azionisti, cattolici, socialisti, monarchici e liberali. Uomini e donne che hanno costruito la democrazia, la pace e la prosperità del nostro Paese. Uomini e donne che, dopo la guerra, hanno proseguito con l’impegno nella vita politica, sociale, economica della nostra città. Una storia, quella di Verona del Novecento, che ancora ha bisogno di essere studiata e raccontata, come ha fatto per lungo tempo Maurizio Zangarini, recentemente scomparso. Senza la conoscenza della Storia, si rischia di dimenticare il valore di quella scelta di quell’8 settembre di 80 anni fa. La scelta della Resistenza va rinnovata quotidianamente, così come è stata una scelta quella di ricucire lo strappo dell’8 settembre che ha lasciato un Paese lacerato. Anche oggi la scelta della democrazia è quella di favorire la partecipazione, il coinvolgimento e l’inclusione, non solo per vivere insieme, ma per costruire insieme la comunità, la città, l’Italia e l’Europa di domani».
Aggiunge Francesco Filippi, storico della mentalità, formatore e autore di “Mussolini ha fatto anche cose buone. Le idiozie che continuano a circolare sul fascismo” (2019), “Ma perché siamo ancora fascisti” (2020) e “Noi però gli abbiamo fatto le strade” (2021): «L’8 settembre è stato raccontato in molti modi: la morte della patria, la fine di un’era, il crollo di un regime e visto dall’alto è la fine dell’Italia che ormai aveva dato tutto quello che poteva nel peggiore dei modi, ovvero con la Guerra Mondiale. Visto dal basso, però, l’8 settembre è un grande miracolo: un miracolo popolare, un miracolo di persone che dopo vent’anni di fascismo, scelgono di combattere per un ideale diverso, in nome di una libertà che in molti non avevano ben chiara, ma che sapevano essere diversa da quello che li aveva portati lì. L’8 settembre è sì un punto di fine, ma è soprattutto il punto di rinascita di una repubblica che ancora oggi, per fortuna, ci regala quei valori».
«Ricordare la Resistenza oggi significa ricordare un atto eroico compiuto da uomini e donne di orientamento politico diverso, unite da un unico desiderio di libertà – spiega Andrea Castagna, presidente ANPI -. Se noi siamo oggi in questa condizione è perché il loro sacrificio ha portato al nostro vivere in libertà e in pace. È un esempio che va ricordato non solo retoricamente, ma mantenuto vivo».
«Noi vogliamo portare i valori della Resistenza all’interno dei luoghi del sapere – Emma Menaspà, rappresentante UDU (Unione degli Universitari) -. Oltre a ricordare, dobbiamo portare avanti i valori incarnati nella Resistenza in cui crediamo».
Presente alla cerimonia anche il nipote del colonnello Eugenio Spiazzi, suo omonimo: «Gli artiglieri guidati da mio nonno avrebbero potuto prendere la via della fuga, invece hanno deciso di rimanere qua. Ringrazio il Comune per aver voluto ricordare questa pagina storica nel luogo esatto in cui si svolsero i fatti, cosa che non accadeva da anni».