Bravate “ad alta tensione”; 18enne folgorato dai cavi a Porta Vescovo

 
 

Inspiegabili (al momento) ma purtroppo non inedite.
Stiamo parlando delle ragioni che hanno condotto i comportamenti di un giovane ragazzo di 18 anni sino al punto di rischiare di venire carbonizzato vivo.

Siamo nella nottata appena trascorsa, fra i binari della Stazione di Porta Vescovo.
I treni, anche se esenti dal coprifuoco delle ore 22 – ormai diventata nuova scadenza cronologica delle nostre giornate – riposano tranquilli e al freddo di queste nottate di febbraio.
Attorno alle 3, ai sempre operativi soccorritori del 118 giunge una chiamata proprio dallo snodo ferroviario freddo e silenzioso di via Galilei; un giovane è rimasto ustionato, su tutto il corpo, dal contatto con i fili dell’alta tensione che alimentano i convogli.

Gli agenti della locale sezione della Polfer, assieme ai Vigili del Fuoco, stanno ancora cercando di delineare la dinamica dell’accaduto, in compagnia soltanto di alcune idee poco chiare, tutte “risolvibili” in una classica “bravata”.

Dicevamo, all’inizio, di un tragico “già visto“: la cronaca in questo senso ci riporta al luglio del 2019 quando una ragazzina di 15 anni, pur di farsi un selfie, è salita su un vagone di un treno temporaneamente in sosta. Scattata la foto, la giovane ha sfiorato i già citati cavi d’alta tensione ed è caduta a terra rovinosamente priva di conoscenza.
Sono bastati per fortuna qualche giorno di ricovero e riposo all’Ospedale, eccezion fatta per le ferite che sono guarite pian piano con il tempo.

Il senso di tutto questo? Scriveteci, commentateci, re-twittateci.
Grazie.

 
 

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