Bosco di Zevio: presto nuovi clandestini a “Betania”

 
 

La “Betania” onlus è un gruppo di volontari riconosciuta dal Vescovo Zenti il 14/06/2015 come Associazione privata di fedeli, con sede a Bosco di Zevio (VR) in Via Santo Spirito 1.  E’ un gruppo che fa carità, in diversi modi e a chiunque lo chieda, che pubblica sul suo sito solo gli ultimi tre dei 23 articoli totali del suo Statuto, approvato dalla Curia, tra cui spicca il motivo per l’eventuale scioglimento, che potrebbe avvenire se “maturato attraverso la preghiera”. Ma il vescovo della diocesi ha comunque il diritto di trattenersi un terzo del patrimonio, qualora non fosse possibile la prosecuzione dell’attività caritativa.

La Responsabile e fondatrice è la Sig.ra Antonietta Vitale, che a Zevio ha ricevuto la visita di Zenti nel 2012 e presso la missione in Albania, addirittura quella di Bergoglio, nel 2014. Possiede una missione anche in Kenya, mentre gli immobili, tra Verona e Potenza sono ben 9. Sul suo sito ufficiale non si parla ufficialmente né di entrate né di uscite per l’accoglienza dei migranti, probabilmente perché, come ci dice la volontaria Sig.ra Maria Teresa: “la Provvidenza fa tutto”. Seppur si dichiari “non competente in questioni di contabilità”  e quindi non sappia dire nulla in merito al bilancio, va detto che con “Betania”, guardando la quantità e la qualità delle strutture sul suo sito internet, Essa deve essere molto generosa. Alla fine, però,  l’incompetenza in materia economica lascia spazio all’esperienza di tanti anni e viene riferito che le strutture si mantengono soprattutto con le rette provenienti dalle adozioni (devono essere moltissimi i bambini in questione!).

La Sig.ra Maria Teresa ci dice che da vari anni “Betania” accoglie nelle sue case decine di cosiddetti “profughi”, che non chiama mai tali, ma clandestini o stranieri, perché concorda sul fatto di non averne conosciuto uno che scappasse dalla guerra, soprattutto gli aitanti giovani maschi che arrivano dal Ghana o dalla Somalia e vengono scaricati, come pacchi postali, davanti alla loro porta dalle camionette delle forze dell’ordine. “Una volta giungevano dopo aver fatto i minimi controlli sanitari, mentre ora arrivano alla spicciolata, a seguito di una telefonata di preavviso di circa 24 ore, nelle stesse condizioni in cui arrivano in Italia”. “Betania non partecipa ad alcun bando – dice Maria Teresa – ma dà la disponibilità delle sue strutture alle prefetture”. Ma – le chiedo – è tutto normale così? Fate tutto gratis? “Non lo so – risponde – fatto sta che quel che succede è questo, ma noi siamo tutti volontari e facciamo tutto per carità cristiana”. Poi, il resto è lasciato all’improvvisazione e al buon senso dei volontari.

A Bosco di Zevio qualcuno è preoccupato perché è circolata la voce dell’arrivo di 500 immigrati, che viene decisamente smentita e ridimensionata in qualche decina dalla gentile signora, delegata a parlare con me. Perciò, viene confermato l’arrivo, nei prossimi giorni, di un gruppo di persone, che la stessa si augura possano essere gestibili, come quelli attuali, a maggioranza di fede islamica, anche se qualcuno ogni tanto salta la recinzione e fugge, facendo perdere le sue tracce.

Betania si fa carico di provvedere al vitto e all’alloggio, nonché all’assistenza ad ogni livello, riceve i contributi statali, ma non si sanno quantificare e ci viene risposto che il tesoriere, da due giorni non è in sede, mentre i clandestini riceverebbero quote in denaro, vivendo all’interno delle tenute, senza far nulla di particolare. Maria Teresa comprende la preoccupazione della gente, ma sostiene che i loro ospiti sono tutti tranquilli e non ci sono mai stati episodi particolarmente spiacevoli. Non sono dello stesso avviso alcuni residenti, che riferiscono di temere chi, a causa del salto nel buio compiuto,  potrebbe verosimilmente vivere di espedienti e, soprattutto, si chiede perché ai loro anziani il Governo dia sempre meno in termini di servizi e di pensione, nonostante una vita di lavoro e contributi versati, mentre a questi baldi giovanotti di belle speranze sia garantito tutto. La signora Pina di Zevio, infatti, vive con la minima e si paga le medicine e i ticket, non sa usare internet, ascolta una vecchia radiolina e mi pare credere che l’ I-phone sia un asciugacapelli, ma è certa che alla fine di questo mese avere in tavola una cena completa sia un autentico privilegio. Betania non ne ha alcuna colpa, non fraintendiamo, ma la Pina dispone di quella dignità che non le fa venire neppure in mente di bussare alla porta della onlus caritativa, perché piuttosto salterebbe il pasto, come faceva in tempo di guerra.

 
 
Nato in Val di Fassa nel 1976, ma Veronese "de soca" da generazioni, si è diplomato al Liceo Classico "Alle Stimate". Dopo aver studiato per due anni Giurisprudenza, prima a Ferrara e poi a Verona, ritiene opportuno entrare nel mondo del lavoro. E' sposato dal 2001 e lavora da 15 anni per un Ente pubblico economico. Eredita dalla famiglia la passione per la lettura, per la politica e per il giornalismo, mentre è alle elementari che nasce quella indissolubile per l'Hellas Verona e per il calcio in second'ordine. Ama Dio da Cattolico tradizionalista militante, la Patria e la Famiglia, stare con gli amici, pochi ma buoni, l'allegria e il realismo, l'onestà e la trasparenza. Se qualcuno lo addita come persona all'estrema destra del Padre, diciamo che non si offende.

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