Mercoledì la Camera Penale di Verona ha organizzato un sopralluogo al Carcere di Montorio per monitorare la situazione e le criticità che ormai si protraggono da qualche anno. Presente su invito anche la Capogruppo della Lista Fare con Tosi a Palazzo Barbieri Patrizia Bisinella, da sempre vicina ai temi della vivibilità delle carceri italiane, in particolare di quello veronese, e supporter dei progetti di formazione e rieducazione.
“La nostra è stata una visita significativa e ringrazio per l’opportunità il Presidente della Camera Penale di Verona, Avv. Paolo Mastropasqua, per l’organizzazione e il coinvolgimento. Con Forza Italia e con la nostra Lista Civica ci siamo fatti più volte parte attiva per portare all’attenzione del Governo i temi caldi della struttura e a tutt’oggi stiamo lavorando in Parlamento in diretto contatto con il Vice Ministro Sisto. Proprio lo scorso 5 febbraio è avvenuto l’avvicendamento alla Direzione della Casa Circondariale di Montorio e siamo molto lieti del ritorno della Dottoressa Maria Grazia Bregoli con la quale è sempre esistita un’ottima interlocuzione, già conoscitrice dei problemi della struttura e sempre sensibile verso le istanze dei detenuti e degli operatori e nei rapporti con le Istituzioni del territorio. Con l’occasione della visita, dopo la donazione delle piastrelle che abbiamo fatto in estate, con l’on. Flavio Tosi e in collaborazione con alcuni imprenditori veronesi, ho potuto verificare l’avvenuta ristrutturazione dei bagni di un piano e che è in corso la realizzazione di un secondo settore e ne sono molto contenta. D’altro canto, però, ho dovuto constatare quanto il sovraffollamento sia ancora un gravissimo problema, con circa 600 detenuti a fronte di una capienza di 300 posti letto, in sezioni con pesanti problemi igienici e strutturali e celle non idonee; possiamo ben comprendere quanto questo crei enormi tensioni e difficoltà per gli agenti di Polizia penitenziaria, come raccontano sempre più spesso le cronache, anche soprattutto per l’affollamento tra detenuti stranieri, detenuti con problemi di tossicodipendenza e soggetti psichiatrici, che dovrebbero trovarsi altrove. Il tema più preoccupante è sempre quello della mancanza di lavoro: ad oggi, su 600 persone, solo 17 hanno accesso a progetti di formazione e reinserimento lavorativo, parliamo di un numero incredibilmente esiguo: il carcere – lo ricordo – dovrebbe avere una funzione riabilitativa e la creazione di una cultura della formazione al lavoro tra le mura carcerarie, con percorsi anche fuori dal carcere, è sicuramente l’opportunità principale di recupero, che possa evitare la recidiva. Fondamentale per ridurre e smorzare tensioni e risse. Su questo aspetto, con il cambio di Direzione, spero ora si possa tornare a insistere e a progettare, creare percorsi di apprendimento e garantire lavoro e sostentamento è l’unico modo per fare sì che gli anni trascorsi nello scontare la propria pena non siano vani, ma volti davvero al pieno e sicuro reinserimento nella società.”