Bertucco su Fondazione Arena: “Il nodo è politico”

 
 

Riceviamo e pubblichiamo la nota di Michele Bertucco, consigliere comunale di Verona e Sinistra in Comune.

La tregua annunciata in Fondazione Arena è più un’operazione d’immagine che di sostanza. E’ inutile continuare a nascondersi dietro ai formalismi delle deleghe. Basta guardare il contratto di assunzione di De Cesaris per rendersi conto che una serie di funzioni importanti – da svolgersi di concerto con la sovrintendente, come del resto previsto dalla legge – gli sono state riconosciute fin dall’inizio. Il nodo che divide i vertici è tutto politico e riguarda il futuro dei lavoratori della Fondazione Arena. Questa sovrintendenza, questa dirigenza e questo Consiglio di indirizzo (“la squadra” come l’aveva definita Sboarina con facile entusiasmo) non riesce a mettere in piedi un progetto convincente per il rilancio dell’ex ente lirico, un progetto capace di tenere insieme il rigore dei conti con il riconoscimento dei sacrifici fatti dai lavoratori (gli unici a rimetterci qualcosa in questi anni tempestosi). E probabilmente non ci riusciranno da soli. Il commissario straordinario per le fondazioni lirico-sinfoniche Gianluca Sole è stato chiarissimo: finora è mancato (e continua a mancare) il supporto degli enti locali e dei privati. Comune e Regione in primis. Questa amministrazione non solo non ha assegnato significativamente più risorse alla Fondazione Arena, ma non sta facendo nulla per toglierle dai piedi la zavorra del finto museo Amo e dell’extralirica. Anzi, lo stesso Sindaco che indica la sovrintendente Gasdia pensando a De Cesaris, si fa dettare la politica culturale da Gianmarco Mazzi. Non si sta pensando nemmeno al grande tema della ripatrimonializzazione della Fondazione Arena, evidenziato da tutte le ispezioni della magistratura contabile. Ragion per cui farò una proposta al riguardo in consiglio comunale. Riuscirà almeno il consiglio di indirizzo a deliberare l’azione di responsabilità verso Tosi e Girondini oppure andrà a finire a tarallucci e vino come con l’aeroporto e Bortolazzi?

 
 

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