“Artelibera – Digressioni d’arte“, mostra curata da Angelo Lanza, alza il sipario sabato 16 dicembre 2017 alle ore 18.00 nello spazio espositivo di Santa Maria in Chiavica a Verona, promossa e sostenuta dall’associazione culturale “Il Genio Italiano”, rete di professionisti e imprenditori nata nel 2009.
Ad ingresso libero, l’esposizione è visitabile fino al 22 dicembre tutti i giorni dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 18, con opere di Gianneugenio Bortolazzi, Joe Colosimo e Luca Dalmazio. Gli artisti indagano il tema della morte, filo conduttore, attraverso lavori figurativi realizzati con diverse tecniche.
Gianneugenio Bortolazzi presenta il ciclo “Raffaello – Il Genio e l’Uomo”: “La cultura e l’arte rappresentano chi noi siamo e la nostra identità. Forse questa crisi ha evidenziato in maniera impetuosa come questa identità si stia smarrendo nelle persone. Senza ombra di dubbio la crisi che stiamo attraversando è una crisi economica, ma ancor prima è una crisi di identità, di senso e di comprensione del proprio tempo. Sono giorni torbidi quelli che stiamo vivendo, giorni pieni di ipocrisia, senza armonia e senso della bellezza, giorni senza speranza per molte giovani persone. La vita dell’uomo è ricerca. Ricerca del bello che può aprire quella felicità che è dell’uomo di tutti i tempi e che non è assolutamente perduta, che ci permette, ricercandola di dare un giusto senso e un nesso significativamente positivo, ai tanti frammenti dell’esistenza. Ecco quindi il bisogno di trovare riferimenti in persone che, anche se fisicamente estinte, continuano a vivere nella bellezza della loro arte e nel messaggio che hanno trasmesso ai posteri. Il Genio di Raffaello incarna gli ideali del Rinascimento, porta la bellezza e la vita al di là della morte, raffigura l’amore umano e i sentimenti e al tempo stesso porta l’uomo al centro dell’universo, misura di tutte le cose”.
Joe Colosimo espone “Non ti dimenticare che non puoi abbracciare il tuo ricordo”: “Il filo conduttore delle dieci opere è il lutto, dovuto alla necessità di superare un blocco emotivo. La serie racchiude le varie fasi che si susseguono dopo il dramma: a partire da quello più immediato come la perdita della felicità (“la morte del sorriso”), a quello finale del superamento dell’accaduto (“bird”)”.
Luca Dalmazio firma “The Cross and The Blood“: “La croce ritorna spesso nelle mie opere, svuotata del solo senso religioso a cui noi occidentali siamo naturalmente abituati ad accostarla, pensando ad essa come simbolo universale di morte e sofferenza, ma anche di costrizione. Croci celtiche, svastiche, croci ritrovate nei resti dell’antica città di Troia. La crocifissione era usanza pagana, la pena riservata dai romani ai condannati non romani: i sovversivi, i reietti, gli schiavi e gli stranieri. A loro era inflitta la pena più crudele, la flagellazione e la messa a morte inchiodati alla croce e l‘agonia era lenta, poteva durare giorni. The Cross and The Blood è una selezione di opere realizzate in diversi periodi che ha come filo conduttore il simbolo della croce e il rosso del sangue. Nelle Anatomies la croce rossa sottolinea i punti vitali di corpi dall’identità in crisi, doppi, mutevoli. Un moderno Narciso che si specchia negli abissi della sua mente nel disperato tentativo di ricongiungersi al suo gemello. Nelle composizioni a croce su tavola, realizzate a grafite e acrilico, sono rappresentati animali in via di estinzione, i nuovi martiri a causa dello sterminio egoista dell’uomo verso le altre specie viventi. Altre opere ritraggono altri martiri moderni, vittime dell’intolleranza ancora presente nella nostra società moderna: la transessuale, l’omosessuale e l’artista libero”.