Areoporto Catullo – I patti parasociali (pillole di verità 3^ puntata)

 
 

Torniamo sull’argomento, per altro già precedentemente accennato, per cercare di capire ed offrire spunti di riflessione.

Come è stato comunicato da Marchi (Presidente di Save), da Giuseppe Riello (Presidente della CCIAA di Verona) e da Paolo Arena (Presidente del Catullo), Save è intenzionata a salire all’80% del capitale della Valerio Catullo S.p.A..

L’intenzione sarebbe espressa nei patti para sociali, mai ufficialmente divulgati, sottoscritti all’atto dell’ingresso di SAVE nella compagine societaria del Catullo senza la preventiva condivisione del C.d.A., ma con esclusiva volontà del Presidente Arena e dei soci consenzienti, non lasciando in ogni caso il precedente C.d.A. a dormire sonni tranquilli.

E’ ovvio che il Presidente Marchi si attenda l’esecuzione dei patti, che a parer nostro sarebbero scaduti. La scadenza degli stessi sarebbe certificata dalle comunicazioni di Marchi, che riferiva della necessità del rispetto dei patti entro il 2017.

Come noto SAVE non è più del presidente Marchi, ovvero ora è finanziata ed in mano a due gruppi bancari che hanno messo mano ai bilanci ed ai progetti al fine di spingere il valore della società al livello di rientro del debito, per poi venderla a valori di mercato al miglior offerente, avendo i fondi una visione esclusivamente di breve termine, difficilmente conciliabile con le esigenze di sviluppo e rilancio del Catullo nel suo complesso (Brescia inclusa).

Questo fatto era noto ai soci del Catullo, com’era altrettanto noto che il Catullo fosse solo una propaggine dell’intera galassia SAVE, e con Brescia non fosse nelle mire di sviluppo dei fondi bancari ora “proprietari”.

I patti para sociali sottoscritti, quindi, non hanno più alcun valore.

La volontà egemone del Doge Marchi, avallata dai vassalli Arena e Riello, sembrerebbe essere in ogni caso in dirittura d’arrivo, nonostante una legge della Serenissima Repubblica del 1367 impedisca al Doge di possedere territori al di fuori del “dogato”.

Sono obbligatorie delle riflessioni: se Marchi non possiede più direttamente SAVE, e quindi il Catullo, per quale motivo insiste per salire all’80% del Catullo medesimo, dopo che lo ha depresso?

Se il Catullo ha “in pancia” la concessione di Brescia, e Marchi ottenesse la maggioranza assoluta, Brescia – Montichiari finirebbe ceduto al fondo Cinese Sixjan per la realizzazione del mega hub Europe1?

Se ciò accadesse quali plusvalenze avrebbe l’operazione per il socio di maggioranza, e che fine farebbe il Catullo?

Sarebbe opportuno che questi “fantomatici” patti para sociali fossero resi pubblici, essendo il Catullo in maggioranza in mano al pubblico, seppur riunito in Aerogest (con presidente Riello), per verificare l’effettiva volontà del “Venexian” rispetto a quanto fino ad oggi promesso e non mantenuto.

Almeno si potrebbe evitare la brutta sorpresa di vedere dei patti para sociali rinnovati in danno del territorio, che anela una porta verso il mondo libera da schiavismi campanilistici ed in grado di garantire uno sviluppo economico-turistico effettivo per Verona ed il territorio del Garda.

 

 
 

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