Aeroporto Catullo – I Pareri mai condivisi in CdA: Pillole di Verità (2a Puntata)

 
 

La nostra inchiesta sull’operazione SAVE-Catullo continua.

Dopo la prima puntata di “Pillole di Verità”, oggi andiamo a trattare un punto molto delicato quanto controverso: i Pareri commissionati dai Soci Catullo per blindare l’ingresso di SAVE in società. Da fonti molto attendibili siamo a raccontare questa puntata; i soci non erano del tutto convinti dell’operazione e per esempio in Camera di Commercio abbiamo dato nota di come i revisori dei conti non abbiano dato il loro parere positivo. Anche i soci trentini hanno avuto forti dubbi fino alla fine, la Fondazione Cariverona, con il Presidente Biasi ha subito intuito “l’inciucio” e si è chiamata fuori, mentre il Presidente Arena si muoveva come una mantra per raccogliere consensi. Per mettere d’accordo tutti serviva qualcosa di forte e convincente, soprattutto per iscritto e in “legalese”, difficile da comprendere per l’uomo comune. L’idea geniale che venne ai soci promotori di questo affare, fu di costituire un comitato di saggi formato di professionisti di valore del territorio per preparare un Parere Legale in grado di scacciare tutti i dubbi dei soci riluttanti alla procedura proposta dalla accopiata Arena-Riello.

Il comitato di saggi venne costituito e composto da 5 membri: Prof. Avv. Andrea Di Porto, Dott. Massimo Gazzani, Avv. Giovanni Maccagnani e l’Avv. Andrea Sartori. Il comitato aveva il mandato di approfondire la disciplina statutaria e normativa applicabile al caso. Venne presentata una prima versione del parere che contrastava con lo scopo prefissato, ovvero dare la Catullo all’amico Marchi. In questa prima versione del Parere emergeva tutta la complessità dell’operazione poi conclusasi, in contrasto con il parere, con l’aggiramento della procedura di gara pubblica.

Al comitato di saggi vennero posti 2 quesiti e precisamente:

– Attraverso quale procedura si sarebbe potuto dare corso, in piena legittimità, sulla base dello statuto e della normativa vigente, alla proposta di acquisto del 35% del capitale dell’aeroporto Valerio Catullo di Verona Villafranca formulata da SAVE;

– E’ legittimo, sulla base dello statuto e della normativa vigente, procedere all’acquisizione, mediante trattativa privata, e da parte di un operatore privato di una quota fino al 5% del capitale della Catullo SpA.

La risposta al quesito n.1 del comitato era emblematica e diceva: “… sembra prudente ritenere che l’operazione proposta da SAVE debba avvenire attraverso una procedura ad evidenza pubblica, nel rispetto dei criteri fondamentali “di trasparenza” e di “parità di trattamento” ….

Pare molto chiaro che anche per il comitato dei saggi l’operazione non si poteva fare e necessitava una procedura di gara ad evidenza pubblica.

La risposta al secondo quesito risulta ancora più evasiva: “ … non è possibile fare una valutazione giuridica di tale eventualità… “

Il Parere presentato destò sconcerto nei promotori dell’operazione e chiesero al comitato dei saggi di studiare comunque una possibilità di realizzare (ad ogni costo …) l’operazione e di far entrare SAVE nel capitale sociale della Catullo e dare quel apporto di conoscenza del business aeroportuale e far partire gli investimenti.
Ci hanno raccontato di un Presidente Arena determinato a far passare la sua linea ed avere SAVE come socio di riferimento. Purtroppo la storia di questi 4 anni ci ha fatto pentire amaramente dell’ingresso di SAVE e l’accoppiata Riello-Arena in grande imbarazzo.
Nella versione aggiornata del Parere la risposta al primo quesito rimase la necessità di fare una gara ad evidenza pubblica, mentre per il secondo quesito il comitato dei saggi cambia approccio, pur nel rispetto della legge, e apre ad un possibile ingresso di SAVE sottoposto a condizioni stringenti:
– i soci pubblici costituiscono una NewCo che detenga la maggioranza;
– che all’esito dell’aumento di capitale la NewCo mantenga la maggioranza relativa della Catullo;
– che tale nuovo assetto della compagine societaria non sia accompagnata da patti parasociali e che faccia perdere il controllo operative e finanziario della Catullo alla NewCo;
– il nuovo entrante socio industriale sottoscriva il piano industriale di sviluppo della Catullo già approvato.

Con tali presupposti il C.d.A. da inizio alla due diligence, che si chiuderà con l’ingresso di SAVE a prezzi da saldi, e soprattutto senza vincoli.
Chi partecipò ricorda che fu data solamente una mera illustrazione sommaria da parte del Prof. Di Porto, dall’Avv. Maccagnani, e dall’Avv. Sartori, dei risultati del solo parere in occasione di un C.d.A. per rassicurare i consiglieri che la procedura che si stava seguendo era in linea con leggi e direttive.
Ed effettivamente, se rispettati i vincoli, sarebbe stata in linea, seppur nel limite estremo indicato anche dal Consiglio di Stato.

E’ decisamente evidente che “i paletti” fissati nella versione aggiornata del parere del comitato dei saggi non siano stati rispettati ed oggi la Catullo è completamente sotto controllo (più corretto sarebbe parlare di “tutela”) della SAVE ed il controllo dell’asset più importante della città non è più in mani Veronesi.
Il piano industriale approvato non è stato mai né sottoscritto né tanto meno preso a riferimento per lo sviluppo del Catullo. Va evidenziato che dalle informazioni in nostro possesso, il Parere finale prodotto dal comitato dei saggi non è stato messo a disposizione del C.d.A., ma esclusivamente illustrato, com’anche i patti parasociali, frutto dei successivi accordi mediati da un noto studio veronese, con il managment di SAVE, che hanno consegnano la gestione finanziaria ed operativa a SAVE.

Vorremmo, visto quello che è emerso dalla nostro inchiesta, sottoporre ai Presidenti Arena e Riello alcune domande per avere risposte che, a questo punto, interessano tutti i Veronesi:
Perché è stata forzata la mano andando ben al di la dei limiti interpretativi della giurisprudenza sull’ingresso della SAVE in Catullo e non si sia optato per una gara per la scelta del Partner Industriale? (Valutando anche il fatto che in una gara, oltre a spuntare un prezzo probabilmente più alto, nulla sarebbe stato precluso a SAVE se avesse partecipato)
Perché non è stato fatto presente al CdA che il Piano Industriale approvato non sarebbe stato posto a base dell’ingresso di SAVE in Catullo e che nessuna forma di paracadute per la forza lavoro ?
I patti parasociali, successivi ed estranei al parere dei “saggi”, erano una parte importante e fondante dell’accordo Catullo – SAVE, perché non sono mai stati condivisi con il C.d.A.?
Il Collegio Sindacale ha dato la sua approvazione compreso il Dott. Piccoli che ha poi dato parere negativo in qualità di revisore della Camera di Commercio?

La gestione della questione del Parere è inquietante e conferma che la gestione del Catullo era consociativa e non negli interessi della città ed il suo importante e ricco territorio.
Fa molto piacere leggere che Verona si conferma campione delle esportazioni con i mercati UE ed extra UE come confermato dalla dott.ssa Carisano, ma la stessa dott.ssa Carisano sa che per continuare a crescere e cavalcare l’onda serve anche un aeroporto all’altezza e non certo una situazione quale a quella a cui stiamo assistendo. Lo diciamo solo per ricordarle i suoi doveri di consigliera Catullo e soprattutto per difendere gli interessi del territorio.

 
 

1 COMMENTO

  1. Resta immutata una domanda: perché il Catullo è stato ostinatamente svenduto a SAVE? Perché tanto impegno in ciò da parte di Riello e Arena? Non sono forse veronesi anche loro oppure sono consapevolmente il “cavallo di Ulisse” di SAVE ?
    PS: il bando pubblico per i lavori alla pista di Montichiari fa riferimento a SAVE e non più alla Catullo spa. I veneziani stanno smantellando anche la struttura amministrativa del Catullo. Cosa si aspetta ancora? Dove sono i sindacati? Dove si nasconde la politica?

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