Arena: “Basta slogan e campagne elettorali, il Paese ha bisogno di una guida forte”

 
 

di Paolo Arena,

presidente Confcommercio Verona

Premetto che non è proprio delle “rappresentanze” utilizzare il linguaggio della politica partitica, ma di certo fa parte della loro responsabilità il dover trasmettere alla politica dei partiti le esigenze e le preoccupazioni delle imprese, motore insostituibile dell’economia italiana. Ed in quest’economia il Terziario di mercato si presenta alle sfide del nuovo governo del Paese con la consapevolezza del proprio ruolo determinante per la ripresa e con la responsabilità che gli deriva dall’essere il settore economico che più di tutti contribuisce allo sviluppo sostenibile, all’attrattività e vivibilità dei luoghi, all’inclusione sociale.

Ancora una volta la straordinaria forza delle Imprese del Terziario a favore del Paese sarà tanto più efficace quanto più saranno messi al centro dell’agenda politica i bisogni e le prospettive delle nostre Imprese.

Aiutarle a vincere la sfida della competitività, affrontando – nel confronto costante con le rappresentanze – i problemi che ne ostacolano lo sviluppo, significa pertanto liberare energie positive che permetteranno all’Italia essere all’altezza del futuro che vogliamo costruire.

A chi è chiamato a rispondere al dovere di governare il Paese ricordiamo che il Turismo è un driver economico che contribuisce strategicamente e concretamente a formare il PIL italiano e svolge sempre più un ruolo di volano per altri settori: commercio, servizi, trasporti, imprese culturali e creative. Le politiche turistiche devono essere finalmente orientate dalla politica a progetti ed azioni che sostengano l’attrattività delle destinazioni e degli investimenti.

Una politica che non può più procrastinare regole a tutela della concorrenza leale, contrastando ogni forma di abusivismo, incentivando il sistema di controllo e monitoraggio delle norme.

Il tessuto economico italiano ha registrato negli ultimi decenni una forte terziarizzazione ed il commercio insieme ad alcuni settori emergenti (turismo, servizi, ICT, digitale) hanno, più di altri, garantito la tenuta complessiva del sistema nazionale anche negli anni di crisi.

La politica deve tenere presente che le nuove frontiere del digitale – anche nell’ambito del Piano “Impresa 4.0” – rappresentano oggi la spinta propulsiva per innovare e rilanciare il tessuto economico tradizionale, caratterizzato nella quasi totalità da micro e piccole imprese e in larga parte da ditte individuali e attività a conduzione familiare. Per questo va rinnovato l’impegno per superare il digital divide che continua a dividere l’Italia e a demotivare investimenti nell’ambito del terziario avanzato e dell’innovazione.

Il risultato del gravame fiscale su famiglie ed imprese è ben noto a tutti. Occorre alleggerire lo zaino che cittadini ed imprenditori portano sulle spalle, zaino che troppo spazio deve riservare alle zavorre che le altre economie europee non hanno. Devono essere attivate leve fiscali in un’ottica di sostegno dei consumi e quindi della domanda interna, degli investimenti dedicando premialità ai settori economici emergenti e maggiormente in grado di restituire al territorio vivibilità e presidio sociale.

Non è più rinviabile la limatura di quel cuneo fiscale che toglie ossigeno all’occupazione, che rende poco appetibile il nostro Paese rispetto agli interessi di investitori stranieri, lasciando così solo sulle spalle dei nostri imprenditori l’immane sforzo di garantire da soli le soglie minime di benessere sociale. Prova ne è che non è con le scorciatoie di “salari minimi” o di “reddito di cittadinanza” che si rianima un’economia che è sempre più al collasso.

Il mercato del lavoro è in una situazione variegata in cui torna lievemente in positivo il saldo occupazionale e diminuisce il ricorso agli ammortizzatori sociali, ma resta molto forte la disoccupazione giovanile. Nel contesto di timida ripresa, la vitalità del Terziario di mercato rappresenta il volano della crescita ed offre oggi le maggiori prospettive di occupazione e di auto-imprenditorialità. In questo quadro è fondamentale investire sugli strumenti in grado di stabilire un ponte diretto tra sistema della formazione e mondo del lavoro, per creare una “cultura d’impresa” diffusa che possa affiancarsi alla preparazione didattica ed accademica e per rispondere nel modo migliore ai profili professionali richiesti dal sistema economico.

E poi la politica non può più non porre rimedio a quella tassa occulta che è la burocrazia improduttiva e fine a se stessa. Tassa che grava mediamente su ogni impresa per oltre 12mila euro all’anno.

E con coerente coraggio occorre che la politica dia risposte concrete, passando ai fatti, alla scelta che gli italiani di alcune importanti Regioni hanno fatto in tema di autonomia. Autonomia che non significa “isolamento”, autonomia che non è “scissione”, autonomia che non è “spaccatura” del Paese bensì un motore che grazie alle competenze strategiche – quali fisco, ambiente, innovazione, sistema del sapere, infrastrutture – può contribuire a rafforzare il tessuto imprenditoriale nel suo complesso e a guadagnare ulteriori spazi di crescita e competitività, con benefici per tutto il sistema Paese.

Per questo oggi la politica è chiamata a scegliere la strada più rispettosa per l’Italia, per i suoi Cittadini, per le sue Imprese.

Occorrono scelte coraggiose che sappiano mettere in sicurezza l’economia, senza spreco di tempo e senza interessi di partito.

Dobbiamo arrivare in autunno con la certezza di una legge di bilancio che scongiuri l’aumento dell’IVA, che dia fiducia ai mercati e all’Europa.

Oggi serve il coraggio della politica, il coraggio degli uomini che sono stati chiamati a governare il Paese e che non possono più disperdere energie vitali in sterili contrapposizioni che rasentano troppo spesso lo scadimento in mera tifoseria per l’una o l’altra parte.

I social ed il web devono essere accantonati, basta slogan, basta sterili e continue campagne elettorali: il Paese ha bisogno di una guida forte, chiara e stabile. E se per raggiungere quest’obiettivo occorre chiamare gli Italiani alle urne, bene, lo si faccia senza tentennamenti e senza ignavia. Il tempo passa e le scadenze si avvicinano sempre di più. Scadenze che sono come ghigliottine sospese sul collo degli Italiani, cittadini ed imprenditori.

L’Italia al primo posto! È ora di una scelta coerente per il nostro Paese!

 
 

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