Mentre il Consiglio Comunale si accingeva a votare l’autorizzazione in deroga del nuovo mega-hotel di 140 camere in Via Garibaldi, la Commissione Urbanistica veniva chiamata a concedere la stessa “corsia preferenziale”, quella del cosiddetto Sblocca Italia, per l’intervento nell’area ex SAFEM accanto a Viale Piave.
E ache lì, guarda caso, salta fuori che con questo espediente burocratico si andranno ad autorizzare “in deroga” non due “ostelli della gioventù” come era stato annunciato, bensì un ostello e un altro nuovo grande albergo, di ben 180 camere.
Questo in una Verona che non raggiunge quasi mai la piena occupazione degli alberghi già esistenti, nemmeno nei picchi di alta stagione.
Non auspichiamo certo che alle porte della città rimangano immobili abbandonati e fatiscenti, come del resto non auspichiamo che rimanga vuota e inutilizzata l’ex sede Unicredit in Via Garibaldi; troveremmo però doveroso e vitale per il futuro della città che l’Amministrazione Comunale, nel decidere il destino di questi siti, prima che sia troppo tardi procedesse ad una pianificazione urbanistica di insieme seria e basata su dati – anche quelli del mercato alberghiero e dei flussi turistici, non solo quelli del mercato immobiliare… – anziché elargire deroghe in ordine sparso a vantaggio di questo o quel privato, scavalcando le vigenti norme urbanistiche anziché sottoporle ad una revisione generale.
Davvero in Viale Piave, a un tiro di schioppo dalla ex Manifattura Tabacchi dove verrà presto realizzato un nuovo colossale complesso alberghiero di circa 300 camere, chi amministra la città ritiene saggio autorizzare un altro nuovo grande albergo con una deroga? E quante altre deroge seguiranno, invocando questi precedenti?
Davanti alla Quarta Commissione si è parlato di albergo anziché ostello giustificandolo con una interlocuzione fra la “attuale proprietà”, che è il soggetto al quale il Comune si accinge a concedere la deroga, e i possibili “utilizzatori finali”, cioè quei soggetti, non veronesi e presumibilmente nemmeno italiani (quindi fisiologicamente poco interessati al futuro di Verona nel lungo periodo…), ai quali l’attuale proprietà intende vendere o affittare nel modo più redditizio.
A conferma del fatto che autorizzare deroghe di questo genere equivale a firmare “cambiali in bianco” ai privati.
Gli affari sono affari e il singolo privato giustamente persegue solo il proprio profitto, ci mancherebbe; ma se il Comune anziché pianificare e indirizzare si limita ad assecondarlo, che cosa diventerà questa città? Un gigantesco, invivibile resort?
Giulio Cavara, presidente Federalberghi-Confcommercio Verona