Antiriciclaggio e Pubblica Amministraazione: non decollano i controlli, allarme dell’UIF

 
 

«Contributo estremamente esiguo» quello delle Pubbliche Amministrazioni italiane nel sistema di prevenzione del riciclaggio. A certificare la debolezza del controllo su un canale di finanziamenti pubblici esploso con la pandemia – e strutturalizzato poi nel Pnrr – è la stessa Unità di informazione finanziaria (Uif), nel contesto del periodico approfondimento condotto sui Quaderni dell’antiriciclaggio


Per l’Uif, pur con i dovuti distinguo – le amministrazioni centrali meglio di quelle locali – e con trend in miglioramento (grazie all’ aggiornamento normativo del 2017), le 422 segnalazioni prodotte in 15 anni dal sistema pubblico Aml (Anti money laundering) sono un risultato ancora non soddisfacente, nonostante la concentrazione di tre quarti degli alert negli ultimi cinque anni. Soprattutto non soddisfacente è la bassa percentuale di amministrazioni pubbliche iscritte al portale Infostat-Uif (solo 147), così come il “silenzio” di 112 di queste, che non hanno mai rilevato né inoltrato nulla alla Uif.

Le comunicazioni analizzate in questi anni, rileva l’ Ufficio di informazione finanziaria, evidenziano «un livello qualitativo non particolarmente elevato (…) anche nel confronto con quanto espresso dal settore bancario» anche se i risultati sono «incoraggianti sotto il profilo della rilevanza», con il 40% dei casi rivelatisi di interesse investigativo.

Tuttavia in molte delle ipotesi analizzate le P.A. segnalano alla Uif quando hanno già notizia di inchieste penali già avviate, un comportamento «frutto di un approccio di tipo reattivo» che poco aggiunge, in realtà, all’ efficienza preventiva perseguita dal sistema Aml.

Altro punto dolente nella relazione della Uif sono i tempi di inoltro delle segnalazioni. Il valore mediano per l’ elaborazione del sospetto e l’ invio della Segnalazione di operazione sospetta (Sos) parla di 147 giorni, con punte di “trattenimento” di oltre mille giorni (che riguardano peraltro il 15% dei casi): nella maggior parte si tratta di comunicazioni provenienti da enti nazionali e da società a partecipazione regionale, originate da attività di controllo sull’ erogazione di fondi o finanziamenti pubblici.

Solo nel 18% dei casi la trasmissione della Sos avviene entro un mese dalla data di esecuzione dell’ operazione sospetta. Significativo comunque che oltre il 60% delle comunicazioni ha avuto origine da istruttorie condotte nelle fasi propedeutiche all’ erogazione di fondi pubblici o relative ai controlli successivi. Il 9,5% delle comunicazioni nasce da accertamenti fiscali, il 7,8% l’ attività di assistenza alle imprese nella costituzione di start-up innovative.

Una manciata di Sos “pubbliche” arriva dallo Sportello unico per le attività produttive e dalle segnalazioni certificate di inizio attività edilizia (3,7%); controlli ispettivi in ambito contabile (2,9%); verifiche sugli appalti pubblici (2,9%) , infine a seguito di richieste dell’ autorità giudiziaria o esposti (1,2%).

Eppure il D.Lgs. 90/2017 ha posto a carico delle P.A. un vero e proprio obbligo di «comunicazione» (e non di «segnalazione») nei confronti della Uif di operazioni sospette, le cosiddette Cos. Molte delle norme sulle Sos che sono invece riservate ai soli soggetti obbligati (intermediari bancari , finanziari ed assicurativi e professionisti), in particolare quelle sulla segretezza della segnalazione e sulla riservatezza e tutele dell’ identità del segnalante, sono estese dal D.Lgs. 231/2001 anche alle comunicazioni di operazioni sospette.

Tuttavia diverge l’ intero sistema sanzionatorio amministrativo. Infatti mentre per le Sos è estremamente dettagliato e punitivo per le Cos è prevista espressamente solo la decurtazione fino all’ 80% della retribuzione di risultato dei dirigenti responsabili dell’ Ufficio. Tuttavia non manca qualche interpretazione che partendo dalla obbligatorietà della comunicazione la fa rientrare nella sanzione generale di mancata comunicazione dell’ Uif ovvero addirittura in certi casi estremi, partendo sempre dall’ obbligo legislativo di comunicazione se omessa consapevolmente, ritiene che si possa compiere un reato come l’ abuso di ufficio o il concorso in riciclaggio.

In un prossimo aerticolo la situazione al Comune di Verona.

Alberto Speciale

 
 
Classe 1964. Ariete. Marito e padre. Lavoro come responsabile amministrativo e finanziario in una società privata di Verona. Sono persona curiosa ed amante della trasparenza. Caparbio e tenace. Lettore. Pensatore. Sognatore. Da poco anche narratore di fatti e costumi che accadono o che potrebbero accadere nella nostra città. Ex triatleta in attesa di un radioso ritorno allo sport.

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here