Al Filarmonico, “Paolina Leopardi racconta Mozart”

 
 

La quinta edizione del Festival Mozart a Verona inizia il 5 gennaio alle 20.30 nella Sala Maffeiana del Teatro Filarmonico, come da tradizione, con un evento già da “tutto esaurito”: “Paolina Leopardi racconta Mozart”, organizzato dall’Accademia Filarmonica. Il concerto nasce da una proposta di Nino Criscenti, in cui l’attrice SoniaBergamasco e il pianista Marco Scolastra intrecciano le loro ‘voci’ per dare vita a un ritratto inedito, acuto e sorprendente del grande Amadeus.

L’ingresso all’evento è gratuito, previa prenotazione su Eventbrite.it e fino a esaurimento posti: l’evento risulta già “soldout”, ma nei prossimi giorni potrebbero sbloccarsi delle prenotazioni. Si consiglia a chi desidera partecipare di monitorare eventuali posti liberi sul sito mozartaverona.it (o direttamente a questo link https://www.mozartaverona.it/evento/paolina-leopardi-racconta-mozart).

Nato grazie ai promotori Comune di Verona, Fondazione Cariverona, Accademia Filarmonica di Verona e Fondazione Arena di Verona, il Festival Mozart a Verona quest’anno conta 35eventi dal 5 al 31 gennaio che si snodano in 19 luoghi mozartiani grazie alla collaborazione dei 25 enti partners.

Il progetto Mozart – Paolina Leopardi. ” “Paolina Leopardi racconta Mozart” è nato con il desiderio di ripercorrere le tappe del viaggio italiano di Amadeus nel 1770 – dice Sonia Bergamasco a pochi giorni dallo spettacolo -. Verona era per noi un luogo immancabile, e il pianista Marco Scolastra ed io siamo felici di poter presentare lo spettacolo concerto proprio qui. Verona non ha bisogno di adulatori. È una città immersa nella bellezza”, svela l’attrice.

I brani del 5 gennaio. Dall’Allegro moderato dalla Sonata KV 330 alle Otto variazioni su un Lied Olandese KV 24; dall’Adagio dalla Sonata KV 280 alla Fantasia in do minore KV 475, per poi passare in Rondo in re maggiore KV 485, alla Fantasia in re minore KV 397 e, per finire, l’Adagio für Glasharmonika KV 617a.

“I sette brani originali scelti dal repertorio pianistico di Wolfgang A. Mozart, sono legati fortemente alla parola di Paolina Leopardi, una sorta di prosecuzione naturale del testo – spiega il pianista Marco Scolastra -. Sono brani di densità, lunghezza e cronologia differenti: dalla giocondità e leggerezza delle Variazioni su un tema olandese (scritte a soli dieci anni) fino alla potente, drammatica Fantasia in do minore. L’ultimo brano, l’intenso Adagio K 617 scritto poco prima della morte, è accostato alla descrizione che Paolina fa del Requiem. Oltre questi brani principali, ci sono brevissime citazioni di altri pezzi che sonoeseguite in sottofondo, in “pianissimo”, un’evocazione dolcissima della parola”.

I palazzi di cristallo di Mozart. Interpretare Mozart al pianoforte: difficoltà o piacere? “Ecco, ci sono entrambe le cose ma per quanto mi riguarda vince il piacere – rivela il pianista Marco Scolastra -. Nel suonare Mozart provo un piacere fisico, tattile, dei sensi, direi una sorta di “gioco”. Trovo che la Fantasia in do minore sia uno dei vertici della produzione musicale di tutti i tempi. La difficoltà – anche in questo programma – sta nel non intaccare, nel non rovinare i “palazzi di cristallo” che Mozart crea. La sua musica è immacolata, perfetta. Va amata, rispettata e deve essere riportata all’ascoltatore con estrema purezza, senza aggiunte di orpelli”.

Da Mozart a Paolina. Nel settembre del 1837 esce a Bologna una delle prime biografie mozartiane in italiano. È un libretto di 35pagine intitolato semplicemente “Mozart”, senza indicazione dell’autore. Anonima. Una delle poche copie conservate del libro è oggi a casa Leopardi, a Recanati. La casa di chi quella biografia l’ha scritta: Paolina, l’amata sorella del poeta Giacomo Leopardi.

In casa Leopardi si è sempre saputo che era di Paolina quel Mozart, ed è lei stessa a dichiararlo in una lettera del 1838 a un’amica: un documento che dice molto dell’autrice e di questa sua biografia mozartiana. Ci dice, per esempio, che “la censura ne tolse i più piccanti pezzi e mi fece gran rabbia”. La censura ecclesiastica, che rilascia l’imprimatur, ma solo dopo che il testo è stato emendato dei “più piccanti pezzi”. Che non conosceremo mai, perché il manoscritto è perduto. 

“Il racconto scritto da Paolina è un documento eccezionale”, afferma Sonia Bergamasco. “Unica voce femminile italiana che nell’Ottocento fa luce su un grande artista, Mozart, accostandolo alla storia di un altro grande artista, il fratello Giacomo. Una scrittura incisiva, acuta e anche lieve: una scoperta”.

Lettere ritrovate. “Lessi la vita di Mozart in francese, una volta, e la ridussi in italiano”, scrive Paolina in una lettera. Così si è pensato a una traduzione de La Vie de Mozart di Stendhal. No: Paolina era una francesista, ma il suo Mozart non è quello del grande scrittore. La sua fonte principale è infatti tedesca: la biografia mozartiana di Georg Nikolaus Nissen (secondo marito di Constanze, la vedova di Mozart) pubblicata a Lipsia nel 1828. È lì che Paolina ha trovato le lettere di Leopold e di Wolfgang, padre e figlio, di cui riporta ampi brani.

Padre e figlio. Paolina parla spesso di Leopold in quelle trentacinque pagine. Lo presenta con queste parole: “buon padre, onesto maestro di musica, ma uomo avido e di limitati pensieri”. “Giovinotto di forti pensieri”, è invece Wolfgang, poche righe prima. È dura, con Leopold, Paolina: nel padre di Mozart vedeva suo padre. E in Wolfgang suo fratello.

Un’immersione avvincente nel mondo della poesia, tra luci,ombre, fatica e realizzazione.

Per il programma dettagliato del Festival e tutte le informazioni:

http://www.mozartaverona.it

 
 

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