Al Filarmonico “Così fan tutte”

 
 

Oggi riprende la stagione lirica autunnale 2021 di Fondazione Arena con pubblico a piena capienza e una nuova produzione di Così fan tutte, che completa la trilogia Mozart-Da Ponte.

Così fan tutte debutta oggi al Filarmonico alle ore 15.30 con repliche martedì 2 novembre alle 19, giovedì 4 novembre alle 20 e domenica 7 novembre alle 15.30.

Il giovane regista Yamal das Irmich debutta al Filarmonico con scene, costumi e luci degli esperti Angelo Finamore, Silvia Bonetti e Paolo Mazzon in un’interpretazione che guarda alla classica commedia hollywoodiana.

Il cast riunisce per tutte le recite sei richiesti artisti di primo piano: Vittoria Yeo, Chiara Tirotta, Enkeleda Kamani, Marco Ciaponi, Alessandro Luongo e Alfonso Antoniozzi. Il maestro Francesco Ommassini dirige l’Orchestra e il Coro della Fondazione.
Il prodigio Wolfgang Amadeus Mozart (1756-1791), prolifico compositore in tutti i generi dell’epoca dalla musica pianistica a quella da camera, dal concerto alla sinfonia al sacro, stava affermandosi per successo e vocazione come autore di riferimento nell’Opera. Proprio nei suoi ultimi anni, prima della precoce scomparsa, aveva creato due capolavori in coppia con il librettista veneto e poeta di corte, Lorenzo Da Ponte: Le Nozze di Figaro e Don Giovanni. Dopo aver rappresentato entrambi i titoli nelle stagioni 2018 e 2019, la Fondazione Arena di Verona porta in scena la terza e ultima opera della collaborazione Mozart-Da Ponte: Così fan tutte (commissionato per Vienna dall’Imperatore stesso, Giuseppe II, che morì lontano dalla capitale proprio durante le prime rappresentazioni nel 1790), che dei “drammi giocosi” rimane il più problematico per temi e ricezione e, forse, il più moderno.
Un soggetto scabroso. Si narra che la vicenda di Così fan tutte prese spunto da un episodio realmente accaduto all’interno dei confini dell’Impero asburgico, che Da Ponte collocò in una Napoli poetica filtrata e sviluppata da diversi topoi letterari e nomi ariosteschi.
Il disincantato filosofo Don Alfonso scommette con i due amici Ferrando e Guglielmo sull’effettiva fedeltà delle fidanzate, le sorelle Dorabella e Fiordiligi. I giovani accettano e fingono di partire per il fronte come soldati, causando pianti e strepiti nelle amate, per poi infiltrarsi nella stessa casa, grazie alla complicità della cameriera Despina, sotto mentite spoglie di “nobili albanesi” a sedurre ognuno la fidanzata dell’altro. Dopo non poche resistenze, le fanciulle cominciano a cedere alle lusinghe, spingendo Ferrando e Guglielmo oltre i previsti confini del gioco e insinuando, nello spettatore e nella propria anima, il dubbio che le nuove coppie siano meglio assortite di quelle originarie. A un passo dal matrimonio improvvisato, i due amici dismettono i panni dei finti albanesi, simulano il ritorno dal fronte riprendendo i propri ruoli e svelando ogni inganno. Don Alfonso ristabilisce la pace ricomponendo le coppie iniziali e invitando tutti a sorridere delle passate avversità ma, oggi come nel ‘700, la musica udita fin qui lascia aperto il finale di una commedia tutt’altro che superficiale e rappacificante.
Il Romanticismo dei grandi ideali, dei valori assoluti, delle forti passioni eclissò le sottili e umanissime ambiguità di Così fan tutte: il secolo del Melodramma mostrava eroine pronte a sacrificare la propria vita per l’unico amore, con trame opposte allo spiazzante racconto mozartiano della sostituibilità dell’amato/a. L’ultimo capolavoro di Mozart-Da Ponte è una commedia fuori dal tempo e quindi sempre terribilmente vera, in cui convivono travestimenti improbabili e raffinate simmetrie, ed ebbe più fortuna solo nel secondo ‘900, forse più di altri titoli, grazie all’intervento di registi che non ebbero paura di rappresentare i dubbi irrisolti e le mutevoli emozioni dei personaggi, ben altrimenti espanse che nella moraleggiante conclusione.


In questa lettura viene solleticato l’immaginario del pubblico, ammiccando alla commedia cinematografica classica e creando «un apparente realismo patinato anni Cinquanta – come spiega il regista Yamal das Irmich: – tutto è in bianco e nero all’inizio, siamo in una specie di America da pubblicità dove tutto sembra perfetto. I giovani vivono una vita borghese precostituita ma, quando arriva l’Amore vero, cadono tutte le barriere e le regole assurde nelle quali ci incaselliamo e la vita all’improvviso si colora. Assistiamo ad un viaggio in cui si esce dalla propria comfort-zone per abbracciare il colore vero del proprio sentire, perché Mozart e Da Ponte hanno voluto toccare l’Io nel profondo della psiche e le dinamiche contraddittorie che lo guidano nel quotidiano».

 
 

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