Agenti Violenti, l’ombra del razzismo e della connivenza

 
 

“Nell’inchiesta degli agenti della Questura di Verona indagati per abusi e tortura contro inermi fermati con problemi di fragilità e di dipendenza da sostanze, emergono risvolti raccapriccianti: dall’ideologia razzista, che sembra aver ispirato le violenze e gli atti di degradazione della persona ai danni di stranieri, senza tetto, tossicodipendenti o alcolisti, all’ombra della connivenza con pregiudicati che da alcuni agenti avrebbero ricevuto protezione o copertura”.

L’incipit è di Franco Bonfante e Alessia Rotta, Segretari Pd Verona.

“Si tratta di dettagli sconcertanti che vanno accertati e chiariti con la massima trasparenza perché i cittadini veronesi hanno bisogno di poter contare sulle forze dell’ordine come pilastro di giustizia.

Questi episodi non possono infatti minare la fiducia nell’istituzione del corpo della Polizia di Stato il cui operato è fondamentalmente sano come dimostra il fatto che la magistratura ha affidato le indagini proprio alla Squadra mobile di Verona. Le forze di Polizia svolgono ogni giorno un lavoro indispensabile di prevenzione e repressione che garantisce sicurezza ai cittadini veronesi. Come Partito Democratico nutriamo pertanto piena fiducia nella magistratura e nella capacità della Polizia di Stato di isolare le mele marce e di prevenire altri comportamenti simili”.

Molto severo anche il giudizio del movimento civico Traguardi.

“Episodi terrificanti e gravissimi di violenza gratuita, resi ancora più inaccettabili dal fatto che le vittime fossero tutte in condizioni di debolezza e disagio. Degli «invisibili», degli «ultimi», come ripete sempre Ilaria Cucchi parlando del fratello Stefano, il cui dramma rappresenta il caso più noto tra quelli di presunti o accertati abusi da parte delle forze dell’ordine.

È senz’altro significativo che l’indagine sia partita ed emersa dall’interno: è un segnale forte della volontà della Questura di Verona di isolare gli autori di queste azioni e, soprattutto, di sradicare quello che appare come un vero e proprio sistema marcio di copertura delle responsabilità, visto il numero di agenti indagati o trasferiti.

Siamo grati alle forze di polizia per essere, ancora un volta, uno strumento fondamentale di democrazia e di tutela delle istituzioni e dei cittadini; tuttavia, quanto accaduto impone una profonda riflessione sul tema degli abusi in divisa. Spesso la percezione è che sia un fenomeno che riguardi solo altri Paesi, ma non è così: in tale senso, è emblematica la vicenda accaduta poche settimane fa a Milano. 

Appoggiamo la proposta di introdurre nella normativa il codice identificativo e le bodycam per il personale delle forze di polizia: è una misura di tutela dei cittadini, ma anche degli operatori delle forze dell’ordine, la cui stragrande maggioranza compie il proprio dovere con onestà e rettitudine, avendo il compito fondamentale di proteggere i deboli”.

 
 

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