Aeroporto Catullo – Scomode verità

 
 

Svenduti per un piacere

Riannodiamo i fili del discorso e spacchettiamo gli argomenti, magari saranno più comprensibili.

Dall’inizio.

Nel 2013 il Catullo aveva approvato il bilancio e contemporaneamente un piano industriale per investimenti di sviluppo infrastrutturale per circa 140 milioni.

I soci, tutti pubblici, eccetto le banche, avevano messo mano al portafoglio iniettando nella società circa 15 milioni tra il 2012 ed il 2013 per la continuità aziendale , e ciò dopo aver avuto il via libera dalla Commissione Europea.

Il risanamento era in corso, era stata chiusa la società Catullo Park, era stata attivata la mobilità per la Avio Handling, e circa 140 persone dovevano trovare un nuovo posto di lavoro.

All’epoca il Sindaco Tosi aveva promesso che gli autisti dei mezzi di Avio Handling sarebbero stati presi da AMT per l’allargamento dell’organico. Di fatto, poi, fece un concorso e si dimenticò della promessa.

Non era in fallimento, quindi, la società di gestione, ma aveva necessità di un partner per lo sviluppo, altrimenti con i quattrini iniettati dai soci pubblici la Corte dei Conti avrebbe avuto vita facile per accuse di danno erariale.

Nel medesimo periodo SAVE (Marchi, De Vito ancora soci in FININT e Morgan Stanley subentrata a Generali) cercava di stabilizzare le proprie finanze ed aveva già messo gli occhi su un competitor territorialmente importante, il Catullo.

Marchi era uso all’utilizzo di patti parasociali e finanziamenti da parte degli amici .

Quindi con la benedizione di Confindustria Nazionale, ricordandoci che SAVE era quotata in borsa, e con la porta aperta da Arena e Tosi, Marchi entra in società con il 2% per poi salire al 42, in barba alla legge come detto da ANAC e Corte dei Conti, quota vendutagli dal Comune di Villafranca, nonostante l’obbligo della gara per la cessione.

Il problema era proprio la gestione allegra di SAVE, società che ambiva ad essere un HUB con traffico a due cifre, ma troppo impelagata tra banche (Veneto Banca in primis) e finanza spregiudicata.

Se il Catullo avesse messo in pista lo sviluppo approvato dall’assemblea, e avesse trovato un vero partner industriale, con una gara pubblica, SAVE si sarebbe trovata non un solo competitor, ma due, Brescia e Verona e i sogni a due cifre sarebbero svaniti, con buona pace della borsa e di tutti gli investitori.

Invece ecco il regalo, ed ecco che inizia il declino di Verona e la morte definitiva di Brescia.

Nel corso degli anni dal 2014 al 2017 non accade nulla, il vuoto cosmico, tanto è vero che si susseguivano solo gli annunci, ma di investimenti nemmeno l’ombra. Anzi il precedente Piano Industriale, quello del 2013, quello che chiamava un partner per lo sviluppo e questo partner sarebbe stato SAVE (sena alcuna gara), era stato cancellato e sostituito con un Master Plan ridotto e riferito al solo “Progetto Romeo” che non permettesse uno sviluppo superiore ai 5milioni di passeggeri.

Perché? Perché nel 2017 scaduti gli accordi tra i soci di SAVE c’era da rimettere sul mercato le quote, e da tacitare un socio che discuteva (De Vito), per portare Venezia a due cifre.

Ed ecco che si affaccia Deutsche Bank con Infravia che acquistano la partecipazione in vendita ed entrano con una somma stratosferica (unmiliardo e duecento milioni) tra capitale e investimenti programmati.

La Politica aveva fatto desistere i Benetton dall’approfondire la loro voglia di acquisto di SAVE, nonostante avessero rastrellato in borsa parecchie quote.

Cosa prevedeva il piano di sviluppo di SAVE per Verona e Brescia al momento dell’ingresso di DB e Infravia? 0 ZERO.

Quindi ora per togliersi di torno SAVE, e tornare a sviluppare Catullo e Brescia, è necessario liberarsi di DB e Infravia, perché questi due non mollano l’osso avendolo pagato quasi fosse d’oro, in realtà è l’oro del Giappone… che in Italia si chiama ottone…, e d’oro non è, ma il loro investimento è ora a rischio, grosso assai!

Solo la Politica, quella che sposta asset, può intervenire e chiudere la partita, liberando il Catullo e le sue due concessioni, e riportando il Catullo in una gestione vicina al territorio e finalizzata anche allo sviluppo dello stesso.

Fine della prima puntata? No. Ciascun punto indicato avrà (come ha già avuto) una specificazione ulteriore.

Piacere mio

Gerardo Grote

 

 

 

 

 

 
 

1 COMMENTO

  1. Vorrei far notare che se nel 2012 (fine 2012) fai fare un aumento di capitale ai soci pubblici per ripristinare la continuità aziendale, poi ristrutturi la società mettendo in mobilità 140 dipendenti, non puoi dire che hai regalato la CATULLO alla SAVE di Marchi perché fallita ….

    Un autogol clamoroso, se solo la Procura di Verona fosse “presente” ci sarebbe molto da far. Siamo in pieno danno erariale ed il buon Arena dovrebbe saperlo. Quindi basta con questa storia che la CATULLO era fallita, il regalo a Marchi è stato fortemente voluto dalla politica locale e nazionale.

    Ora sento e vedo che stiamo recuperando la situazione, forza che tutto Verona vi segue !

    Alvise

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