Aeroporto Catullo – Le fanfare dei fanfaroni

 
 

Alan Ford e il gruppo TNT, la banda del buco.

Risultati 2019 Catullo: Ormai consolidato il ruolo di scalo low-cost con propensione ad essere l’aeroporto delle “badanti”…

Erano ormai molti mesi che non si leggevano le lodi alla gestione SAVE del Catullo, con il Presidente Arena a spararle grosse complici i risultati del traffico passeggeri 2019. Tutto normale se non il fatto che a riprendere le comunicazioni, sia un quotidiano locale che, prima di scrivere inesattezze, dovrebbe fare qualche considerazione ed analisi sulla situazione vera della gestione SAVE del Catullo, e quello che ha significato per il territorio in questi 5 anni.

Magari guardando i dati e cercando di andare oltre la cortina di fumo che i roboanti comunicati stampa alzano.

Che il nostro Presidentissimo dica tutto ed il contrario di tutto ci pare normale, visto che lo mandano allo sbaraglio, ma che si continui a dire che, per esempio, Verona sia collegata con più di 90 destinazioni ci sembra esagerato soprattutto per i lettori che hanno ormai ben capito come stiano le cose. Lo scalo di Verona gode di poco più di 20 collegamenti diretti, con 2 hub collegati (Roma e Monaco) che consentono di ampliare le destinazioni di proseguimento, ma che non possono essere considerate destinazioni dirette offerta da Verona.

Sono invece i risultati che dovrebbero far riflettere la stampa locale e invece si continua a cercare di convincerci che le cose vanno benissimo grazie – anche a loro dire – “all’efficacia della gestione coordinata di SAVE che ha permesso di servire in modo sinergico il territorio (quello del Nord Est) e di sviluppare le potenzialità delle singole aerostazioni”….

Purtroppo i dati di traffico del 2019 dicono altro, il Sistema del Nord-Est (che ripetiamo non è un sistema, ma una aggregazione di aeroporti) vada bene con un preoccupante 2,8% con aeroporti a servizio della grande macro regione del Nord Est, motore dell’economia Italiana, ci fa sorridere e soprattutto sorprendere. Basti pensare che il sistema aeroportuale italiano ha fatto registrare una crescita del 4% nel 2019 ed il 2.8% sa molto di crisi e merita degli approfondimenti.

Come si fa a dire che gli aeroporti del Nord Est hanno servito il territorio in modo sinergico? Treviso perde traffico (-1,6%), Brescia non ha visto un volo da quando c’è SAVE e Verona ormai scalo low-cost cresce forte nella componente domestica, questo ci piacerebbe davvero capirlo.

Abbiamo fatto questi approfondimenti e vediamo una situazione preoccupante, non solo per Verona e Brescia ma per tutti gli aeroporti a servizio del Nord Est.

Per capire bene partiamo dal traffico di Verona, il 2019 che si è chiuso con un discreto 3.638.088 passeggeri (+5.2), 2.279.404 passeggeri internazionali (+2.5%) di cui 1.445.967 passeggeri UE (-1.8%) e 1.336.036 passeggeri domestici (+9.8%). Va subito evidenziato che il risultato positivo di Verona sia dovuto più ad un aumento di LF (load factor), che ad un incremento di offerta e su questo non ci sono dubbi (meno voli ma più pieni).

Come si può notare, i dati di traffico di Verona sono in netto contrasto con il trend del traffico passeggeri a livello nazionale che ha visto una crescita del 5,8% della componente internazionale con più di 128 milioni di passeggeri, mentre quello domestico cresce marginalmente del 0,7% con circa 65 milioni di passeggeri.

L’Italia si conferma paese a vocazione turistica con un flusso di passeggeri di tutto rispetto.

Perché a Verona la componente Internazionale – quella che più farebbe la differenza per il territorio – cresce appena del 2,5%?

La spiegazione è molto semplice, la strategia imposta da SAVE è quella di scalo low-cost a propensione domestica. Ormai la situazione si sta consolidando ed il traffico internazionale cresce essenzialmente con i voli per Tirana, Bucarest e Chişinău, i cosiddetti voli per le “badanti”. A conferma di tutto ciò è il dato del traffico internazionale UE che subisce una flessione del -1,8%.

Nel 2019 Verona ha perso la Spagna come mercato importante con la cancellazione del volo Ryanair per Siviglia. Per questo la flessione del -1,8% del traffico internazionale UE, rappresenta un risultato che comunque impatta negativamente sul territorio e soprattutto sulle attività ricettive.

Nella tabella che segue sono riportati i dati di traffico dello scalo di Verona per il periodo 2014-2019 con il 2014 anno base a gestione Veronese ed il periodo 2015-2019 a completa gestione SAVE.

Tabella 1 – Andamento Traffico Passeggeri Periodo 2014-2019

Dalla tabella 1 sopra risulta evidente come il traffico internazionale totale sia cresciuto mediamente sotto la gestione SAVE solamente del 3,16% all’anno, mentre a livello nazionale nel medesimo periodo (2014-2019) il traffico internazionale sia cresciuto mediamente dell’8,13%. Questo rappresenta un grosso limite (e danno) per il territorio del Garda, cresce molto meno della metà del trend nazionale nel traffico internazionale, e questo dovrebbe preoccupare molto. Invece si legge che va tutto bene e il risultato ottenuto è super.

Stesso discorso possiamo fare per il traffico domestico: a Verona è cresciuto mediamente del 13,9% all’anno nel periodo considerato, mentre a livello nazionale la crescita della componente domestica, per il medesimo periodo (2014-2019) è cresciuta solamente del 2,8% all’anno a conferma del fatto che lo scalo Veronese è sempre più uno scalo low-cost domestico.

Ed il confronto con gli altri scali competitors sul territorio per il 2019?

Vanno a gonfie vele come mostrano i dati Assaeroporti che riportiamo nella tabella che segue.

Tabella 2 – Traffico 2019 Aeroporti Competitors Sul Territorio   

Dalla tabella 2 si evince facilmente che il raffronto con i diretti competitors diventa impietoso con Bergamo che cresce del 7,1% e Bologna addirittura del 10,6% nel 2019. Se poi raffrontiamo la crescita della componente internazionale, il “gap” diventa quasi abissale con Bergamo che cresce del 7,5% e Bologna addirittura del 14,1% contro un misero 2,5% di Verona sempre nella componente internazionale per il 2019.

In merito all’ottimo risultato del Cargo sullo scalo di Brescia, questo è l’unica cosa lieta che possiamo trovare nei dati di traffico del 2019 e questo “boom” di traffico merci non è certo dovuto a SAVE, ma ad Amazon che con il nuovo centro di distribuzione di Piacenza utilizza lo scalo Monteclarense per movimentare la distribuzione attraverso un accordo con Poste Italiane che utilizza Brescia come hub di distribuzione.

Il dramma qui è che la strategia del “niente investimenti” messa in atto da SAVE in questi ultimi 5 anni, sta facendo sì che allo scalo di Montichiari si sia arrivati al paradosso della saturazione (servono magazzini per continuare a crescere), e si finirà per perdere una grandissima opportunità per rilanciare definitivamente lo scalo, un vero disastro!

Ora leggendo l’analisi sopra esposta, risulta chiaro che le cose non vanno bene come una certa stampa vuole farci credere, emerge molto chiaramente il danno fatto da SAVE, non solo al Catullo impedendo ogni sviluppo, ma a tutto il territorio del Garda.

Lo scalo, con i dati consolidati del 2019, si conferma sempre più scalo domestico low-cost ed aeroporto per le “badanti” purtroppo (con tutto il rispetto delle badanti)!

Speriamo che tutto questo finisca presto e di non dover più leggere fumetti distorti.

Gerardo Grote

 
 

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