Aeroporto Catullo – In barba alla legalità

 
 

Scenari possibili

Le prospettive di visione sono allo stato 2, o forse tre. Esaminiamole.

Dopo la pubblicazione della decisione della Corte dei Conti, sebbene in SAVE ridano, ricade il pero sull’ex sindaco di Villafranca, pero pure lui, ma non è tutto così facile e divertente.

I fatti non sono proprio così semplici, SAVE fa sottoscrivere dei patti para sociali, ancora nell’aprile del 2014, che di fatto le consegnano allora per oggi la Catullo S.p.A.. Solo nel luglio del 2014 SAVE, con i patti in tasca, acquista il 2% da Villafranca, avendo la certezza del controllo della società.

Ricordiamo che la Catullo S.p.A. è solo una società di gestione e non è la proprietaria delle concessioni, che sono dello Stato. Quindi, di fatto, avrebbe venduto cose non proprie.

Il consociativismo dilaga.

Ora le strade per far uscire dal pantano l’Aeroporto si delineano.

La prima. Alla ormai prossima assemblea di Aerogest, preso atto della manifestazione d’interesse della First State Investments, la decisione potrebbe essere quella di fermare il treno in corsa, scendere e salire su quello australiano con prospettive di sviluppo incredibili rispetto al nulla di SAVE. Sarebbe come aprire le finestre e tornare a respirare l’aria pulita, facendo tabula rasa di quanto fino ad oggi accaduto, archiviando definitivamente il consociativismo degli ultimi quattro anni.

La seconda. Alla ormai prossima assemblea di Aerogest, cestinata la manifestazione d’interesse, la decisione potrebbe essere quella di morire veneziani e di consegnare in dono tutto l’aeroporto a SAVE che venderà, dopo aver avuto la maggioranza in tasca, Brescia ai Cinesi, ricavando una plusvalenza di diverse decine di milioni.

La terza. Interviene il Ministro dei Trasporti che commissaria l’aeroporto e mette in gara tutto, ristabilendo la legalità, e sollecitando il proprio omologo al dicastero della Giustizia a spronare la Procura inerte all’accertamento delle responsabilità, facendo un mazzo solo e risucchiando anche la nuova amministrazione cittadina.

Un uccellino mi dice che la più plausibile è la seconda, preparate il portafoglio, ci sarà da pagare.

Il teatrino prosegue.

 
 

5 COMMENTI

  1. Tutti vorremmo la prima soluzione ma……come si fa?
    Le Azioni di Aerogest sono o no di Enti pubblici? Se si, lasciando tutto al privato Save, cadrebbero nello stesso errore che ha fatto il Comune di Villafranca. Insomma, le pubbliche Azioni vanno messe a gara al miglior offerente. Solo se la gara andasse deserta, forse sarà possibile andare a trattativa privata e qui entrerebbero in scena i canguri a meno che Cariverona non sappia e voglia esercitare i propri diritti.
    Altra opzione: i Canguri lanciano un’OPA e Save dovrebbe svenarsi per stare al passo ( molto improbabile).
    Il secondo scenario dunque mi pare alquanto temerario .
    Il terzo scenario darebbe immense soddisfazioni, peraltro fatue e farebbe giustizia ma, io credo, allungherebbe i tempi del riscatto del Catullo a tempi biblici col rischio di . ” infilarsi nel tunnel….”dei bla, bla, bla!!
    Non si dimentichi che parliamo di gestione e non di proprietà per cui tutto dovrebbe avere l’avvallo di ENAC ed io non
    so prevedere dove ci si potrà spingere con l’Etica, visto i precedenti. Speriamo in Cantone.

  2. Alla luce delle determinazioni di Anac/Corte dei Conti e della DG MIT dell’11 giugno 2018 ad Aerogest non rimane che mettere a gara le proprie quote anticipando di un anno la fine degli effetti dei patti parasociali. Ogni forzatura a favore della cessione a Save metterebbe pesantemente a rischio la posizione personale degli Azionisti Aerogest i quali, in sede di assemblea Catullo, sarebbero esposti a possibili ricorsi di eventuali Soci dissenzienti. Con tutte le conseguenze del caso.

  3. Le quote di Aerogest, essendo tutte in mano al pubblico, possono essere vendute solo con una gara ad evidenza internazionale. Quindi, qualsiasi cosa decidano, devono passare per una gara per vendere le quote. Non possono nemmeno sottoscrivere un aumento di capitale, sempre per il medesimo motivo. Quindi sono ingessati. Sembra che il fronte si sia spaccato e che dal Trentino sia arrivato un altolà. Nel frattempo non è stata approvata nemmeno la realizzazione del progetto Romeo, ma è stata data solo in paso la notizia della prossima, si fa per dire, realizzazione del progetto. Il tutto per fermare, così sembra, la proposta del fondo dei Canguri. C’è da riflettere molto su come vengano gestite queste cose, con i soldi pubblici, in barba a tutti.

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