Aeroporto Catullo – Il giorno dello sciacallo

 
 

Chi ucciderà chi?

Prendo a prestito la trama dell’omonimo romanzo, o dell’omonimo film, e cerco di tracciare una linea interpretativa di ciò che sta accadendo nel Catullo.

La trama: Nel 1962, dopo la fine del dominio coloniale francese in Algeria, il colonnello Marc Rodin, succeduto ad Antoine Argoud nella dirigenza delle operazioni dell’Organisation armée secrète (OAS), contatta, dopo averlo selezionato da una rosa di candidati, un sicario professionista per uccidere Charles De Gaulle.

Il presidente francese agli occhi dell’OAS si era macchiato della gravissima colpa di aver amputato la patria francese. Lo Sciacallo, nome di battaglia del killer, non vuole aiuto da parte dell’OAS per l’omicidio, dato che questa è sicuramente infiltrata dai servizi segreti.

Il killer viene seguito però, da un ufficio di Parigi, dal più pignolo ed arguto investigatore della polizia, Claude Lebel, disposto a chiedere aiuto ai colleghi di tutto il mondo pur di trovarlo. Investito di poteri eccezionali dal Governo francese, Lebel inizia una battaglia a distanza con lo Sciacallo che tenta di sfuggire ai suoi inseguitori percorrendo, in un susseguirsi mozzafiato di episodi, tutta la Francia.

i protagonisti che vestiremo nel racconto:

il Killer, l’OAS, la vittima, il buono.

Accade che al Catullo, nella chiusura dell’aerostazione decisa dal ministro dopo che siamo stati invasi dal virus del secolo, si terrà un consiglio di amministrazione!

Orpo! ma se non c’è nessuno e non ci si può muovere, come accadrà? Ovviamene in conference call, seppur con tutte le difficoltà del caso; e questo perché? Per consegnare, o almeno tentare di farlo, l’aerostazione al killer(?).

Già, l’OAS di Verona, compatto, cerca di agevolare il killer per far fuori la vittima Catullo.

E’ incredibile che durante la pandemia proclamata dall’OMS, con il Comune che scalpita giustamente per il rispetto dei divieti, con la Provincia che si prodiga a tenere insieme le fila e organizzare la sanità, all’interno del Catullo il cancro cerchi il colpo di coda e tenti la sortita per uccidere definitivamente i sogni di sviluppo.

Non è vero? Chissà, è un romanzo riscritto.

Certo è che, nonostante il celodurismo appena pochi giorni fa manifestato da alcuni soci di Aerogest, qui ci pisciano in testa e ballano felici, se non s’interviene e si corre verso una soluzione rapida e definitiva.

Come avevo anticipato oltre al tracollo dei dati, anche Treviso è stato chiuso con traffico girato a Venezia, nonostante Venezia (359 casi) non sia da meno di Treviso (466) in termini di Covid-19.

Quindi che partita, o meglio che intrigo, si sta consumando sulla pelle dei veronesi, dei bresciani, dei trentini, degli altoatesini, dei mantovani, e perché no dei vicentini, ovvero di tutti coloro che gravitano sugli aeroporti del Garda?

Una cooperativa tra killer e OAS…

L’ennesima partita a favorire un cooperatore, per di più della laguna? E perché favorirne uno per ucciderne a milioni?

Come con il Covid-19, perché tutte le mascherine in Germania e nessuna in Italia?

Perché tutto a Venezia e Verona deve morire?

Per un pugno di dollari che da 66 (milioni del 2015) sono passati a 120 circa (del 2020)?

Pensa tu che chi vuole il bene del Catullo (e di Brescia), potrebbe investire da 300 a 600 (milioni di euro) dollari…, facendo volare sia i territori, che gli utili e le quote dei soci…

Date voi i ruoli. Sogni? Romanzi?

Realtà.

Chissà se il buono riuscirà a sconfiggere lo sciacallo prima del 18, e a farlo correre a gambe levate…

Gerardo Grote

 

 
 

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