Aeroporto Catullo – I numeri della Pandemia

 
 

Come taroccare i risultati

La farsa continua, avevo aspettato il passaggio dell’anno nel silenzio, cercando di guardare positivamente i vari movimenti di cambiamento che sembravano essere in corso nel Catullo, e poi bum, scoppia il virus delle puttanate.

Ora abbiamo una voce in più che parla del Catullo, la testata online “L’Adige di Verona”, vedremo se ricavalcherà l’inchiesta che Veronanews ha portato avanti dal 2018, approfondendola, o se sarà solo materia elettorale.

Alle puttanate non c’è vaccino.

Specifico che le puttanate sono i numeri che come fiocchi di neve cadono sul tavolo delle redazioni mandati dal cielo saviano (non il noto apolide napoletano), e che parlano di fantomatici record di passaggi, presenze e voli al Catullo (dimenticandosi Montichiari).

E’ tornato il momento di riprendere a menar fendenti a chi pensa che la comunicazione prezzolata sia la strategia per addomesticare il pensiero e nascondere i fallimenti.

Il sindaco sembra si sia deciso nello staccarsi dalla casa comune che lo vedeva in linea con Riello e Arena nella corsa alla consegna del Catullo a Save.

Arena tace. Riello tira dritto.

Le province sono alla finestra pere capire se finalmente qualcuno farà capolino con denari freschi, e investimenti certi, posto che SAVE oltre alle fanfare non ha fatto seguito con nulla dal 2014 ad oggi.

Il dato certo è che i famigerati patti parasociali sono saltati per aria e ora si naviga a vista, con la necessità di chiudere Aerogest perché ha perso il suo significato, oltre che quattrini.

Finalmente una gara ad evidenza internazionale per lo sviluppo degli aeroporti del Garda, visto che il famigerato “Polo Aeroportuale del Nord Est” non esiste, come certificato anche dal competitor “L’Adige di Verona”?

I dati di crescita degli aeroporti pari al Catullo, lo piazzano all’ultimo posto, o quasi, a pari merito con Treviso. Già nel 2007 il Catullo movimentava 3.5 milioni di passeggeri, ora saremmo tornati a quel livello (12 anni miiii…), considerando però che non ci sono stati investimenti ed il traffico è riferito solo a mordi e fuggi (low-cost) e non a passeggeri qualificati e “utili” per il territorio.

Vi ricordo che SAVE in Commissione Ambiente ha fatto approvare (ormai da qualche anno) una riduzione di passaggi (un passaggio vale 100 passeggeri in media) da 80mila all’anno a 42 mila all’anno, riducendo così la capacità espansiva di Verona, dai possibili e raggiungibili 8/10 milioni a 4.5 milioni di passeggeri/anno.

Intanto mettetevi a spalare questa “neve”.

Neve, neve, neve … n’eve…

Gerardo Grote

 
 

1 COMMENTO

  1. Sono stati innumerevoli i commenti di lettori come il sottoscritto e si è arrivati alla frustrante conclusione che NOI, povera glebe, non possiamo nulla contro l’insipienza di certa “classe dirigente” che sta mandando alla malora le potenzialità di una città come Verona.
    Riguardo all’aeroporto Catullo, tra le cose gravi accadute e lasciate accadere, c’è lo smantellamento dell’intera struttura tecnica/ingegneristica/amministrativa. Tutto o quasi passa da Venezia-Marco Polo. Quanto ci vorrà per rimettere in piedi l’Organizzazione? Peggio di una pandemia o di una guerra !!
    Facile auspicare l’autonomia societaria; difficile ed arduo sarà la rimessa in marcia della macchina tecnico-amministrativo-progettuale.
    Con la scusa del covid, tutto è lasciato impolverare; cosa troveremo sotto la polvere?
    Parlavo giorni orsono con un personaggio che ne sa ben più di me, raccontandomi che Marchi da Venessia, non è abituato a fare investimenti in perdita e che scommetteva sul grande sviluppo del Catullo; i risutati sono sotto gli occhi di tutti noi e la regressione della Città in tanti, troppi aspetti, culturali, sociali, infrastrutturali, innovativi, sportivi, al momento appare inesorabile. Qualche politico serio ma con la voce fioca anche se precisa e puntuale, auspica un futuro Sindaco “capace”. Non basta. Bisogna abbandonare il bon ton e, dati alla mano, inchiodare sulle responsabilità gli attori di tanto disastro, dei loro silenzi, del loro menefreghismo, del loro attaccamento al potere nullafacente, della loro sedicenza, del loro consociativismo becero e salottiero.
    Comunque, finchè c’è vita c’è speranza in una Verona all’altezza del suo ruolo che altre realtà ambiscono a sottrarle.
    BUON ANNO, VERONA, DI RISCOSSA

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