Aeroporto Catullo – Castello di carte

 
 

Il mazzo.

Un giorno di suspense ci voleva. L’attenzione non è calata e il problema è tuttora sotto osservazione.

La Procura ha richiesto la proroga delle indagini e sicuramente ad un risultato approderà. Gli interpreti sono in ambasce, la strada si fa sempre più stretta ed in salita, non ci sono passisti e non sono nemmeno allenati, infatti iniziano a vedersi i primi segni di cedimento.

Già ve l’avevamo anticipato, SAVE vuole a tutti i costi realizzare il progetto Romeo, quello che devasta l’aeroporto, che non risolve i problemi dei sottosistemi, che relegherebbe definitivamente il Catullo ad essere un aeroporto di serie Z.

Su Venezia il Doge ha puntato tutto perché deve dimostrare a chi gli ha imprestato i quattrini, e a chi dovrebbe rifinanziare il debito, che può sostenere lo sviluppo e restituire con gli interessi i prestiti.

Quindi l’ha sparata grossa, anzi enorme. Quasi un miliardo d’investimenti per Venezia. Scriviamolo in cifre 1.000.000.000,00. In realtà sono 904.000.000,00, però sono tantissimi.

E Verona? 60.000.000,00 sessanta milioni in dieci anni… E perché in 10 anni? Perché i bandi per trovare chi progetti devono essere ancora fatti, poi ci vorrà il bando per affidare i lavori e quindi iniziare a vedere i primi cantieri. E per cosa? Per un’aerostazione che sarà al collasso ancora prima di vedere la fine dei lavori, e che in ogni caso, con la politica adottata dal Doge, ha visto il dimezzamento dei passaggi possibili in futuro.

Anche questa è una notizia che vi abbiamo dato.

Tra l’altro parte dei quattrini da investire su Verona sono già stati dati da Enac al Catullo nella tariffa applicata ai passeggeri, e questo in funzione del contratto di programma, come indicato da Arena un paio di anni or sono.

Quelle tariffe che, non avendo realizzato i lavori promessi, e tra questi non c’era il Romeo, ora Enac sta via via riducendo.

Che genialata!

Promettere ciò che non si vuole realizzare, deprimere l’aeroporto, aspettare l’evidenza dei debiti che già si conoscevano (infatti nell’accordo di ingresso in società SAVE ha fatto mettere bene in chiaro che il debito da 20 milioni verso ENAV, non lo avrebbe mai pagato e sarebbe ricaduto solo sui soci pubblici – chiedere agli stessi di mostrare le carte con un semplice accesso agli atti), e poi proporsi per versare in conto capitale i soldi necessari all’investimento, promuovere un aumento di capitale per ripianare il prestito, e “fottersi” la società, visto che i soci partecipanti non sarebbero in grado di sottoscrivere tutto l’aumento.

Tutto alla luce del sole, come sempre ripetuto da Arena. Peccato che se le siano dette e gestite tenendo tutti all’oscuro, nonostante i soci pubblici, proprio perché pubblici, hanno un obbligo di trasparenza. Dovrebbero essere trasparenti come il cristallo.

In realtà chi ha gestito questa partita fin dall’inizio ha smerigliato un po’ il vetro, rendendolo opaco.

Già, proprio quelli che… meno male che SAVE c’è l’hanno ripetuto, e lo ripetono anche ora, dichiarando che senza SAVE sarebbe stato il fallimento (uno a caso Flavio Tosi).

E ora, con SAVE, non siamo falliti ugualmente, visto che non sono stati realizzati lavori, e che solo adesso vengono pubblicizzati e dichiarati in via di realizzazione?

Il mazzo verrebbe da farlo a loro, tutti insieme, amministratori presenti e passati, soci “influencer”, Collegi sindacali.

E Brescia?

In realtà basta sfilare la carta dal basso e il castello cade giù.

La manina comparirà anche questa volta.

 
 

1 COMMENTO

  1. Si, il progetto Romeo targato Save, castrera’ definitivamente il Catullo e spero, auspico, prego che qualcuno fermi un tale scempio; lo si faccia per amore verso Verona ed il futuro del suo territorio. Non è accettabile che ad un Soggetto venga permesso non solo di decidere le sorti del competitor ma anche di decretarne addirittura il ridimensionamento o il fallimento. ” Ma come si permette”, direbbe Totò.
    Ma infine, c’è stata l’assemblea o no?

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