Aeroporto Catullo – Brescia sì, Brescia no.

 
 

Come perdere valore.

Ripetutamente leggiamo da più parti che l’aeroporto di Brescia deve ritornare ai bresciani.

L’interesse di chi è?

Chiariamo che si tratta di una concessione di Stato, assegnata per legge e difesa dai ricorsi, poi transati.

Il Presidente Arena, spalleggiato da Marchi, aveva ripetutamente affermato che sarebbe stata sviluppata, che ne aveva le capacità, e soprattutto che il “Partner Industriale” da lui cercato e voluto, ne aveva le competenze.

Lo si è visto.

Ora fanno parlare il redivivo Tosi per spingere alla rinuncia (cosa mia vista in questo campo) alla concessione voluta a tutti i costi.

Fanno eco i bresciani che, stanchi del languire dello scalo, vogliono mettere pressione affinché sia staccato da Verona.

La partita non favorirebbe nessuno, non si chiuderebbe in pareggio, ma vedrebbe tutti perdenti.

Slegare le concessioni non divide il valore a metà, ma lo riduce di parecchio, e sia Verona che Brescia ne uscirebbero con le ossa rotte, salvo cercare i bresciani di andare in gara per sviluppare lo scalo.

Altro errore.

Il “Sistema del Garda” si regge sulle due concessioni unite, e la macro area economico-produttiva ne trae vantaggio se i due scali lavorano in sinergia.

Il disegno criminoso di SAVE, se andasse in porto la partita, si compirebbe. Verona sarebbe relegata ad uno scalo di fasica C, Brescia farebbe a gara con il vicino Bergamo, e non avrebbe lo sviluppo cargo tanto agognato, poiché fagocitato da Malpensa che ha necessità di fare numeri per reggere le spese.

E’ necessario fare chiarezza, è necessario che tutte le componenti impegnate si confrontino apertamente e pubblicamente per evitare campanilismi e per non tornare a Montecchi e Capuleti. Non siamo in uno stadio di calcio, dove si fronteggiano tifoserie opposte e che “non si sopportano”, stiamo parlando di economia e sviluppo del territorio, di posti di lavoro, di necessità di “fare sistema” per affrontare il futuro e l’aumento del traffico aeronautico.

Lanciamo noi il guanto di sfida ai silenti politici cittadini, chi lo raccoglierà e si farà promotore del confronto pubblico avrà dalla sua parte la maggioranza silenziosa del territorio, e per esso da intendere il macro territorio di Verona e Brescia, oltre che Trento, Bolzano e Mantova che non vede l’ora di liberarsi finalmente da consociativismi che negano lo sviluppo.

Sursum Corda!

 
 

2 COMMENTI

  1. I consociati stanno riuscendo nell’intento, per crisi o per lisi . Tecnica efficace da sempre il lasciar sfogare la rabbia finché non si annacqua per poi agire indisturbati nella ricomposta palude.

  2. Brescia si, Brescia no. Io dico no per almeno due motivi:
    1- Verona non può pretendere di tenere a freno lo sviluppo di Montichiari;
    2- dal 1999, il Catullo si è dissanguato per tenere accesa (in cantina) una macchina che forse neanche i bresciani vogliono.
    E poi e mi ripeto, Milano Malpensa non accetterà mai un ridimensionamento da cui sta faticosamente riscattandosi e Bergamo non pensa certo di rinunciare al proprio sviluppo. Verona è lì, tra i due corridoi europei più importanti con tutte le infrastrutture ben posizionate e non sarà certo una pista nel deserto a condizionarne lo sviluppo. Montichiari potrà aspirare a qualche charter e a quello che Malpensa e Orio saranno disposti a lasciare. Non si dimentichi che anche Parma ha le stesse precise aspirazioni bresciane e sta per allungare la propria pista fino a 3000 metri. Io credo che il Catullo non abbia nulla da tenere e senza la zavorra di Montichiari e senza il capio al collo di Save, avrà un futuro radioso. Il gioco è ahimè nelle mani degli Aerogestiti, senza, almeno in apparenza, una visione strategica della classe politica veronese. Di questo lamentiamoci, senza paure.

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