Aeroporto Catullo – Approfondimenti e riflessioni sull’inchiesta – Episodio 3

 
 

Sull’Aeroporto di Brescia Montichiari SAVE ha già deciso, intanto Catullo deve versare 20 milioni di euro all’ENAV ….

L’Aeroporto di Brescia Montichiari è stato aperto al traffico civile nel 1999 da una iniziativa imprenditoriale dei soci Veronesi della Catullo per consentire di eseguire i lavori di rifacimento sulla pista di volo dell’aeroporto di Verona a fine anni ‘90.

Una realizzazione a tempo di record per uno scopo ben preciso, ma poi, come sempre, l’appetito vien mangiando ed i Veronesi tentano il colpo e riescono a tenersi l’aeroporto contro la volontà della politica locale Bresciana.

Già l’iniziativa di costruire un aeroporto per utilizzarlo 4 mesi in attesa che si facessero dei lavori a Verona destava qualche dubbio, ma così facendo inizia una guerra tra Verona e Brescia sulla giurisdizione dell’aeroporto che dura ormai da 18 anni, senza essere mai riusciti a lanciare l’aeroporto stesso. Ricordiamo che lo scalo si trova in una delle aree più dinamiche e produttive d’Italia in termini di sviluppo economico, e rappresenta il vero banco di prova per la SAVE in qualità di partner industriale.

L’aeroporto di Verona non rappresenta un problema serio, era già ristrutturato e non perdeva, a partire dal 2013, ed il suo potenziale è direttamente legato alle attività della città. I limiti della SAVE si sono visti proprio con Brescia: è diventato molto chiaro che non avesse una tradizione di gestione operativa aeroportuale, e non fosse in grado di rilanciare lo scalo Bresciano per mancanza di fondi e di conoscenza del business, SAVE è totalmente immersa nella finanzia, e questa prerogativa si è subito vista.

A Montichiari serviva una chiara conoscenza del mondo delle merci, del circuito internazionale degli spedizionieri e dei corrieri, qualità che SAVE non possiede. A Brescia non bastava qualche voletto di Ryanair per tamponare la situazione, come è avvenuto con l’aeroporto di Verona, e farsi appendere la medaglia sul petto di salvatori dello scalo Veronese da parte di Arena e Riello. Serviva ben altro ed i risultati sono lì a testimoniare un fallimento annunciato. L’Aeroporto di Brescia Montichiari è tutt’altra cosa, serviva conoscenza del business, perone qualificate e contatti con il circuito internazionale delle merci. DHL era pronta a venire a sviluppare il 2nd Hub per l’Europa del sud a Montichiari, bastava chiudere tutto il lavoro fatto dalla precedente gestione, ma invece DHL è andata a Malpensa per sviluppare la nuova base. Ovvio e scontato il perché …
A tutt’oggi SAVE ha portato, in tre anni, circa 323.000 passeggeri complessivi in più a Verona (circa il 10.4% con qualche voletto low cost – ovvero circa il 3% annuo) e nessun investimento fatto, a Brescia ha perso circa 10.000 tonnellate di merci, il voli postali sono passati da 12 a 6 per notte.
Allora dov’e il valore aggiunto di SAVE in Catullo in questi 3 anni di gestione totale Veneziana?
Lo scalo di Brescia Montichiari è costato moltissimo in questi anni alle casse della Catullo senza che lo stesso avesse una funzione strategica all’interno dei vari piani industriali che si sono prodotti nel tempo, allora perché farlo? Nonostante le ingenti somme spese su Montichiari, l’aeroporto è stato realizzato male ed in modo incompleto con una pista di volo non sufficientemente lunga e quindi non in grado di ospitare voli diretti per le destinazioni di lungo raggio dei mercati emergenti, terminal passeggeri piccolo con una capacità limitata per raggiungere il break-even, magazzini merci insufficienti per gestire volumi importanti di merci e sperare in un break-even.

In conclusione, un disastro di iniziativa costato molte decine di milioni di euro tra investimento iniziale e perdite operative solo per sodisfare il fiuto affaristico di soci e Presidenti incompetenti che si sono succeduti negli anni. Un aeroporto che così com’è non potrà mai funzionare a pieno regime senza ulteriori importanti investimenti: 100 milioni?

E’ notizia di qualche giorno fa, e se confermata rappresenta un triste epilogo della gestione catastrofica della SAVE: sembra che la causa per il pagamento dei servizi di controllo del traffico aereo resi da ENAV dal 2002 al 2012 per Montichiari, causa già persa in primo grado, sia stata confermata in appello con il pagamento di circa 20 milioni di euro di servizi resi. Un danno enorme per le casse della Catullo con lo spettro di un nuovo aumento di capitale per appianare anche questo debito, ma chi lo può fare? Certamente non i soci pubblici e neanche SAVE che non può salire oltre il 50% senza una gara.

Il vero rammarico, visto come sono andate le cose, deve essere quello di non aver investito sulla scalo di Verona in modo appropriato e con una visione di medio/lungo termine ed evitato lo sperpero avvenuto su Montichiari. Oggi con un terminal all’altezza, e maggiori infrastrutture aeroportuali, la situazione Catullo sarebbe molto diversa ed il territorio del Garda avrebbe goduto almeno da 18 anni di un aeroporto con un impatto economico-occupazionale di tutt’altro livello.

E’ comunque singolare che l’aeroporto di Brescia dopo 18 anni dalla sua inaugurazione non sia ancora pienamente operativo, il territorio circostante ha la potenzialità per essere un generatore di traffico aereo già allo stato attuale, vantando territorialmente un importante centro d’attività commerciali e, contemporaneamente, un importante nodo di scambio intermodale.
Allora ci chiediamo perché consegnare il catalizzatore di ricchezza più importante del territorio del Garda alla SAVE?
Quali motivazioni politiche affaristiche ci sarebbero dietro?
E’ evidente che a SAVE non interessa Brescia Montichiari, interessa solo ridimensionare Verona rendendolo innocuo e non avere un competitor alle porte che tolga traffico. Nell’immaginario ideale del Presidente Marchi c’è l’obiettivo di salire all’80% della Catullo, vendere Brescia realizzando una importante plusvalenza e controllare Verona in modo che rimanga piccolo ed insignificante.
Nel territorio Bresciano raccontano che ci sia già un accordo di massima per vendere lo scalo Bresciano ad un fondo cinese pronto a fare un mega aeroporto (con qualche miliardo d’investimento) unendo gli aeroporti di Brescia e Ghedi. Qualora si avverasse uno scenario del genere la sopravvivenza di Verona sarebbe a rischio.
Possibile che i soci Veronesi non lo capiscano?

 
 

2 COMMENTI

  1. ….ma è solo “Verona News” a sapere ste belle cose o Verona dorme ?
    Il silenzio tombale, rotto solo dal Prof. Mazzucco e dall’on Dal Moro, peraltro zittiti con protervia dal Marchi veneziano….(ma chi crede di essere costui!!!!!), crea dubbi e perplessità. O Verona (politica, economica, finanziaria) è disorientata ed in mezzo al guado senza vie di fuga(…il cadavere che passa….) oppure quel mondo è irresponsabile e meritevole di sacrosante legnate. In fondo ne vale del futuro di tutti.
    …ma tanto, mi pare che le grida di dolore restino finora inascoltate.

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