Acqua pubblica: la verifica della potabilità spetta all’ASL non al Sindaco. Esiste Sars-CoV-2 nelle acque reflue di Verona?

 
 

Il TAR della Campania con la Sentenza n. 415/2020  ha stabilito che il giudizio di idoneità sull’acqua destinata al consumo umano non spetta al Comune, ma all’ASL territorialmente competente, anche avvalendosi dell’ausilio laboratoristico delle agenzie regionali per la protezione dell’ambiente. Lo ha previsto il D.Lgs. 31/2001 recante “Attuazione della direttiva 98/83/CE relativa alla qualità delle acque destinate al consumo umano”, concernente tutte le acque potabili destinate sia alla preparazione di cibi e bevande o ad altri usi in ambito domestico sia alle attività delle imprese alimentari, a prescindere dalla loro origine o dal tipo di fornitura.

La Sentenza dei Giudici ha posto in evidenza che il sistema di controllo sulle acque per il consumo umano figura articolato su due livelli, l’uno esterno e l’altro interno. I controlli interni sono quelli che il gestore del servizio idrico (ossia il soggetto fornitore di acqua a terzi, attraverso impianti idrici autonomi o cisterne) è chiamato ad eseguire, onde assicurare la qualità dell’acqua somministrata, eventualmente concordando con l’ASL territorialmente competente i punti di prelievo e la frequenza delle verifiche, nonché eseguendo analisi presso laboratori propri o in convenzione. I controlli esterni, invece, sono quelli che l’ASL territorialmente competente, anche avvalendosi dell’ausilio laboratoristico delle ARPA regionali, è chiamata ad eseguire, onde garantire che l’acqua somministrata dai gestori soddisfi i requisiti di legge, «sulla base di programmi elaborati secondo i criteri generali dettati dalle regioni in ordine all’ispezione degli impianti, alla fissazione dei punti di prelievo dei campioni da analizzare, anche con riferimento agli impianti di distribuzione domestici, e alle frequenze dei campionamenti, intesi a garantire la significativa rappresentatività della qualità delle acque distribuite durante l’anno».

Pertanto il TAR di Salerno ha stabilito che né il primo né il secondo dei suindicati livelli di controllo sulla qualità dell’acqua per il consumo umano erogata compete al Comune in quanto i controlli interni spettano al soggetto fornitore di acqua potabile mentre i controlli esterni spettano all’ASL.

Solo nell’ipotesi in cui le acque differiscano dai parametri microbiologici e chimici prescritti, l’ASL ha l’obbligo di comunicare al gestore l’avvenuto superamento e di proporre al Sindaco al quale spetta il potere ed obbligo di adottare gli opportuni provvedimenti cautelativi contingibili ed urgenti a tutela della salute pubblica che, qualora non attivati, comporterebbe in testa al Sindaco l’addebito del reato di rifiuto di atti d’ufficio.

In particolare il D.Lgs. 31/2001 ha stabilito che i programmi di controllo per le acque destinate al consumo umano devono:
verificare che le misure previste per contenere i rischi per la salute umana siano efficaci e che le acque siano salubri e pulite nel punto in cui i valori devono essere rispettati;
• mettere a disposizione le informazioni sulla qualità dell’acqua al fine di dimostrare che i parametri microbiologici e chimici siano stati rispettati;
• individuare le misure più adeguate per mitigare i rischi per la salute umana.

Per quanto sopra si attagliano due interrogazioni regionali, entrambe presentate il 1° luglio dal Consigliere Scarabel Simone, riguardanti l’eventuale presenza della Sars-CoV-2 nei reflui delle acque.

La prima Interrogazione a risposta Immediata 1039 recanteSars-CoV-2: la Giunta regionale e ARPAV stanno provvedendo ad analizzare i reflui per verificare la presenza del virus?, la seconda Interrogazione a risposta scritta 909 recante: SARS-CoV-2 nei reflui delle città: la Giunta regionale intende sfruttare le analisi come strumento di indicazione precoce, sorveglianza e prevenzione dell’epidemia?”.

Le Interrogazioni presentate premettono che:
– esistono numerose evidenze scientifiche a dimostrazione della funzione strategica del monitoraggio del virus Sars-CoV-2 in campioni prelevati nelle fognature e in ingresso agli impianti di depurazione;
– il campionamento si sta dimostrando a livello internazionale come un utile strumento in grado di individuare precocemente e monitorare la circolazione del virus nei territori presi in analisi;
– tra tutti, uno studio in fase di pubblicazione del Dipartimento di Ambiente e Salute dell’Istituto Superiore di Sanità ha dimostrato che nelle acque di scarico di Milano e Torino vi erano tracce del virus Sars-CoV-2 già a dicembre 2019.

Viene evidenziato nei documenti come il controllo dei reflui cittadini è pacificamente considerato come uno strumento utilizzabile per determinare lo stato generale della diffusione del contagio e un’informazione precoce sulla geolocalizzazione dei virus, in grado di fornire agli amministratori indicazioni utili al fine di adottare le misure precauzionali necessarie e mettendo a disposizione un sistema di allarme tempestivo che consenta interventi immediati.
Infatti i campioni di reflui sono in grado di indicare: la presenza, le eventuali fluttuazioni delle cariche virali nello specifico territorio, le caratteristiche genetiche dei virus circolanti ed eventuali loro variazioni, garantendo strumenti indispensabili per la conseguente sorveglianza sull’uomo e per gli studi di correlazione.

Il Consigliere scrive che «il Dipartimento di Ambiente e Salute dell’ISS, con cui il laboratorio di Virologia di ARPAV ha sempre collaborato, ha effettuato uno studio sperimentale a cui hanno aderito tutte le regioni italiane maggiormente coinvolte dalla pandemia ad eccezione del Veneto». Inoltre il predetto Dipartimento ha presentato una proposta di
azione al Ministero della Salute per l’avvio di una rete di sorveglianza su Sars-CoV-2 nei reflui al fine di garantire un controllo integrato insieme ad ARPA ed ISPRA.

A conclusione delle interrogazioni il Consigliere regionale ha interrogato la Giunta regionale del Veneto per sapere «se ha già provveduto ad avviare, per il tramite di ARPAV e delle strutture competenti per il controllo sanitario, campionamenti ed analisi in grado di ottenere informazioni in ordine alla presenza dell’RNA di Sars-CoV-2 nei reflui delle città venete e, in quel caso, di avere informazioni di sintesi periodiche sui risultati e sullo stato di avanzamento dei controlli». Ha chiesto inoltre «di comprendere le eventuali ragioni che hanno determinato ad oggi l’assenza dei controlli analitici del COVID-19 negli scarichi del Veneto e per verificare che ARPAV abbia garantito il presidio sulla salute previsto». Infine è stato chiesto di capire «perché ARPAV non abbia aderito allo studio pilota presentato dall’Istituto Superiore di Sanità su COVID-19 scarichi dei reflui».

Alberto Speciale

 

 
 
Classe 1964. Ariete. Marito e padre. Lavoro come responsabile amministrativo e finanziario in una società privata di Verona. Sono persona curiosa ed amante della trasparenza. Caparbio e tenace. Lettore. Pensatore. Sognatore. Da poco anche narratore di fatti e costumi che accadono o che potrebbero accadere nella nostra città. Ex triatleta in attesa di un radioso ritorno allo sport.

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