Se vincesse il no

 
 

Tenuto conto della situazione politica italiana è sicuramente condivisibile l’analisi del centro studi di Confindustria, che prevede in caso di vittoria del No al referendum di ottobre.
Si determinerebbe infatti una situazione di politica molto difficile, con il Presidente del Consiglio spinto a dimettersi, con una sicura impossibilità di formare un governo, basta ricordare la genesi del Governo Letta, e quindi la concreta prospettiva che si possa andare ad elezioni anticipate. La consultazione elettorale, con la Camera che verrebbe eletta con la nuova Legge elettorale ed il Senato con il Mattarellum, consegnerebbe il Paese a una fase di ingovernabilità e conseguentemente di instabilità sui mercati.

Le conseguenze sul piano economico vengono prefigurate con un aumento dei rendimenti dei titoli di Stato, con lo spread rapidamente di nuovo oltre quota 300, aggravamento del credit crunch, conseguente aumento della spesa per interessi legata al finanziamento del debito pubblico, difficoltà del Tesoro a condurre in porto le aste dei titoli di Stato, fuga dei capitali.

L’effetto sul Pil sarebbe: -0,7% nel 2017, -1,2% nel 2018, +0,2% nel 2019. Di fatto altri 3 anni di recessione, con una perdita complessiva di 1,7 punti di Pil. Mentre con la vittoria del Sì: nello stesso triennio il Pil salirebbe del 2,3%. Ovviamente tutto questo aprirebbe una questione lavoro: 258 mila posti in meno con la vittoria del No a fronte di 319 posti in più rispetto a oggi se la spuntasse il Sì. Solo la CGIL sembra non aver capito che con una vittoria del No si andranno a penalizzare soprattutto i lavoratori!

Rosso Fiorentino

 

 
 

2 COMMENTI

  1. Caro Rosso Fiorentino,
    le faccio notare che in Spagna sono senza governo da diversi mesi e la situazione non è precipitata come prevedevano i vari politologi.
    Al contrario la situazione economica è leggermente migliorata.

    Marrone veronese

  2. Col senno di poi si potrebbe dire che è triste come popoli come quello cubano e quello iraniano hanno la dignità di sopportare decenni di embargo mentre noi ce la facciamo sotto alla prima flatulenza di un banchiere a diecimila chilometri di distanza.

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